venerdì 12 giugno 2020

Un simbolo per Emanuele Filiberto, anzi due. Con nomi già visti

Non è passata, non poteva passare inosservata la notizia della nuova iniziativa politica di Emanuele Filiberto di Savoia, che proprio ieri ha tenuto il primo webinar di un ciclo di quattro incontri tenuti in rete sul "ruolo che l’Italia potrà avere nello scenario futuro degli equilibri geopolitici e del posizionamento che potrà costruirsi". Come titolo del ciclo è stato scelto Più Italia, sottotitolo "Il futuro qui e ora": è bastato questo perché una marea di testate, rubriche, siti e blog si concentrassero sulla notizia, parlando espressamente di un nuovo partito e - di quando in quando, con non celata ironia - sui trascorsi politico-elettorali del figlio di Vittorio Emanuele.
In effetti, parlare di partito sembra scorretto, potendosi parlare piuttosto di progetto politico. Lo si evince anche solo guardando a ciò che è stato scritto nel sito www.piu-italia.org:
"Se la politica non riesce a immaginare il futuro di un Paese, il nostro, dobbiamo pensarci tutti noi". Così Emanuele Filiberto di Savoia. E ha deciso allora di raccogliere il consiglio e la proposta di molti italiani che condividano con lui la passione per l'Italia e siano rappresentativi e interpreti delle migliori competenze di cui il Paese ha bisogno. Professionisti, esperti, professori, associazioni, giovani, donne e uomini dotati di quell'ottimismo di chi sa come si possa migliorare la situazione in modo veloce e con risultati duraturi. Il progetto di Emanuele Filiberto, promosso da Realtà Italia, è semplice e lineare: dare il via ad un percorso di stati generali tematici che - nell'ambito di una serie di webinar - raccolgano dai partecipanti indicazioni, proposte e soluzioni concrete per il nostro futuro. L'insieme ordinato delle "cose da fare" darà vita ad un programma da mettere a disposizione del mondo delle istituzioni e della politica, per dare così corpo e anima ad una prospettiva di avvenire che non sapevamo più immaginare. Qui ed ora, per l'Italia e per l'Europa.

Il progetto, a quanto si legge, prevede in una prima fase quattro incontri digitali (si parla di workshop, oltre che di webinar), dando vita a "un grande brainstorming per l'Italia per creare un progetto di politica, di economia e di comunicazione", attraverso la partecipazione di "opinion leader [che] discuteranno delle diverse aree tematiche": dopo il primo appuntamento di ieri, con l'hashtag #ricominciamoitalia (in cui si è parlato di imprese, semplificazione e internazionalizzazione, nonché trasformazione digitale), dovrebbero seguire gli eventi intitolati #lavoroitalia (su lavoro, professioni, scuola e formazione), #meravigliaitalia (su turismo, cultura ed eccellenze italiane) e #benessereitalia (su salute, sport, ambiente e ricerca). Il progetto alla fine dovrebbe culminare in "un brainstorming fisico e plenaria di presentazione alla stampa e alle istituzioni", che dovrebbe tenersi a Milano non appena sarà possibile.
Che Più Italia non fosse un partito Emanuele Filiberto lo aveva precisato già in un'intervista a Gaetano Mineo del Tempo, pubblicata il 9 giugno: lui aveva parlato di "un think-tank" (l'inglese va per la maggiore...), in cui lo avrebbero affiancato la figlia Vittoria e Frédéric Mitterrand (già ministro della cultura in Francia e nipote dell'ex presidente François). L'idea sarebbe sorta prima del lockdown e sviluppata con più forza una volta visti gli effetti della pandemia da Covid-19 sul paese e sulle sue attività. Ha subito precisato, all'inevitabile domanda su un'eventuale discesa in campo: "Oggi come oggi non sto pensando alla politica. Sto pensando a un progetto che ovviamente sottoporrò alla politica, la quale deciderà che cosa fare"; per Emanuele Filiberto alla politica italiana oggi manca proprio "una visione a lungo termine con progetti che diano speranza ai cittadini e soprattutto ai giovani" e per questo a lui interessa "fare qualcosa per il nostro paese. Questa è la mia politica, non quella partitica. Quest'ultima lasciamola fare a chi fa slogan e selfie".
Il think tank, in ogni caso, si è dato un logo, con i colori nazionali, due coppie di semicirconferenze (una verde e una rossa) che sembrano tracciare due arcobaleni in successione, interrotti dal nome e dal sottotitolo del progetto politico. Visto così, non sembra un emblema di partito; la tentazione di vederlo così però è forte, visto che titolo, slogan e parte delle curve colorate sono racchiuse da una circonferenza azzurra, quindi la trasformazione in emblema di partito, se la si volesse fare, sarebbe a portata di mano (magari rendendo un po' più visibili gli elementi testuali, un po' schiacciati dagli altri). Emanuele Filiberto dice che non ha in mente un partito: se ne prende atto e si procede.
Certo è che la notizia di "questa" Più Italia non è piaciuta per nulla a Fabrizio Pignalberi, che l'anno scorso - dopo una militanza in Fiamma Tricolore, Pdl, Forza Italia e Fratelli d'Italia - aveva iniziato a lavorare a un suo progetto politico, il cui nome è proprio Più Italia, con base a Frosinone e di cui in questo sito si era parlato alcuni mesi fa. Si tratta evidentemente di due realtà diverse, a partire dal fatto che il think tank di Emanuele Filiberto non ha velleità elettorali, mentre il movimento di Pignalberi aveva tutta l'intenzione di presentare liste alle amministrative inizialmente previste nella primavera di quest'anno e rimandate quasi certamente al 20 settembre. Anche graficamente, a parte la coincidenza quasi inevitabile dei colori (anche se il blu è diverso), si tratta di due simboli diversi; la confusione, tuttavia, non sarebbe impossibile, visto l'ambito politico di entrambi (e in parte lo prova il fatto che in questi giorni l'articolo già scritto su questa formazione politica ha avuto un certo numero di visite). Anche per questo, Pignalberi ha scritto online di avere diffidato il principe di Venezia, perché smettesse di utilizzare quel nome e, magari, collaborasse con il suo movimento "Più Italia" già esistente: si parla di una trattativa che non sarebbe andata a buon fine e dell'intenzione di Pignalberi di rivolgersi ai suoi avvocati per agire contro Emanuele Filiberto e chi utilizzasse quello che, a suo dire, è "un marchio, regolarmente registrato e quindi tutelato". 
Corre peraltro l'obbligo di notare che una ricerca nella banca dati dei marchi, se pure non sembra far emergere il simbolo di Pignalberi, riporta invece quello - di cui si è già detto in questo sito a suo tempo - che Antonio De Poli dell'Udc depositò il 5 giugno 2012, assieme ad altri per cui, anche nei giorni successivi, venne presentata richiesta di registrazione come marchio. Il deposito era stato fatto nel periodo in cui l'Udc era parte del terzo polo con Mario Monti, ma probabilmente si preparava possibili evoluzioni future anche prive dello scudo crociato. Il simbolo non è mai stato usato, per quanto se ne sa, ma poco conta: Pignalberi può anche fare causa a Emanuele Filiberto, l'importante è che sappia che di marchi con quel nome, per giunta in ambito politico, prima del suo ce n'era almeno un altro.
Scartabellare tra i marchi, peraltro, consente un'altra scoperta assolutamente interessante. Nel sito di Più Italia si legge anche che, se la crisi generata dal coronavirus rischia "di dare il colpo mortale al nostro paese a cui è mancata e sta mancando una capacità progettuale e strategica che possa costruire un rilancio efficace e duraturo", la stessa crisi potrebbe "darci la forza per rialzarci e risolvere anche i problemi strutturali, non limitando i danni ma costruendo il nostro futuro. Serve però la capacità progettuale che ci è mancata fino ad ora, che è mancata alla classe politica. Per questo Emanuele Filiberto di Savoia ha fondato l'associazione Realtà Italia che vuole aggregare le menti migliori della società civile per smettere di essere passivi spettatori in attesa di soluzioni e cominciare ad essere protagonisti del cambiamento".
Si è già visto prima che il ciclo di webinar denominato "Più Italia" è "promosso da Realtà italia": essa è indicata come un'associazione, il che sarebbe molto più simile a un partito rispetto a un think tank più immateriale. Elementi per dire che sia un partito non ce ne sono, ovviamente, ma se di associazione si tratta, la forma giuridica è la stessa. Quest'associazione costituita da Emanuele Filiberto non ha - almeno per il momento - un sito su Internet, ma proprio tra le domande di marchio ne risulta una per un simbolo contenente l'espressione "Realtà Italia", a sfondo blu sfumato; non può sfuggire, nella parte inferiore, un nodo Savoia tricolore.
Proprio questo, a ben guardare, sembra un "marchio di fabbrica": si tratta ovviamente dello stesso nodo (che nella descrizione dell'immagine è definito "nodo a otto"), praticamente con la stessa forma e lo stesso colore di fondo sfumato che campeggiava nella lista Valori e futuro, presentata alle elezioni politiche del 2008 nella sola circoscrizione Estero (con risultati non proprio brillanti). In effetti il richiedente nella domanda di marchio, depositata il 27 marzo 2019, non è Emanuele Filiberto, ma Paolo Lasagna di Montemagno: proprio lui, imprenditore astigiano nell'ambito del catering, appare tuttavia spesso al fianco del principe di Venezia, soprattutto nell'attività imprenditoriale "Prince of Venice Food Truck" (camion-cucina che servono pasta e altri piatti italiani) molto attiva dal 2017 a Los Angeles.
Il logo di per sé è già tondo, quindi sarebbe facile accostarlo a un partito; anche qui, naturalmente, elementi per dire che sarà sicuramente così o si è pensato quest'uso non ci sono. Una cosa invece si può affermare con certezza: nemmeno il nome "Realtà Italia" è nuovo e riconducibile in principio a Emanuele Filiberto. Realtà Italia, infatti, è un partito nato nel 2013, diffuso soprattutto al Sud (specie in Puglia) e guidato da Giacomo Olivieri. O forse si dovrebbe dire era: sebbene il partito, vista la sua presenza nel consiglio regionale della Puglia, figuri ancora nel Registro dei partiti politici (il cui statuto è stato dichiarato conforme dall'apposita commissione), online si legge che il partito sarebbe in via di scioglimento; la notizia, tuttavia, non è ancora ufficiale. Sciolto o no, comunque, il nome - proprio come Più Italia - era già legato a un partito politico: se davvero Emanuele Filiberto di Savoia vorrà produrre qualcosa di più di un progetto da offrire alla politica e impegnarsi direttamente con una propria formazione, sarà opportuno che lo faccia con altri nomi...

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