lunedì 20 giugno 2022

Simboli sotto i mille (2022): il Centro e il Sud (di Massimo Bosso)

Riprendiamo il viaggio nei piccoli comuni italiani che hanno votato il 12 giugno. Esaurito il Nord (allargato alla Toscana), ora è tempo di partire per il Centro e il Sud, includendovi anche la Sardegna (che, pur essendo una Regione a statuto speciale, applica norme elettorali amministrative uguali a quelle vigenti per i comuni situati nelle Regioni a statuto ordinario). Rispetto a quanto abbiamo visto nel tragitto precedente, lo scenario elettorale cambia e, come nelle tornate precedenti, si trovano le famigerate "liste per le licenze" (o almeno hanno tutta l'aria di esserlo): il tema è già stato largamente trattato in questo sito, finendo anche oggetto di alcuni servizi della trasmissione Striscia la Notizia e di alcune proposte di legge che hanno tentato di risolvere il problema.
Non si trova nulla di anomalo da segnalare nei due microcomuni in cui si è votato in
Umbria, cioè Poggiodomo e Monteleone di Spoleto: in entrambi i luoghi si sono sfidate due liste locali, con quelle sconfitte che hanno ottenuto comunque un buon risultato. Merita però di essere segnalata la curiosità relativa al comune di Poggiodomo, dove la competizione è finita 41 voti (per Poggiodomo di tutti) a 38: dal momento che gli abitanti sono 99, è facile fare il conto e notare che in questo comune il 10% della popolazione è in consiglio comunale (immaginando che tutte le persone elette risiedano in paese).
Nelle Marche
sempre con riferimento ai comuni "sotto i mille", sono andati al voto Frontino e Tavoleto. Nel primo si è presentata una sola lista, ma si è presentato alle urne il 73% degli aventi diritto, quindi non c'è stato alcun problema. Anche a Tavoleto - paese che ha circa 850 abitanti quindi non piccolissimo rispetto ad altre realtà che incontriamo di solito nei nostri viaggi virtuali - c'era una sola lista locale (quella del sindaco uscente), ma si è presentato anche il Partito Gay LGBT+: lì ha ottenuto un più che dignitoso 19,39%, pari a 76 voti (ha votato circa il 55% del corpo elettorale, dunque l'affluenza non sarebbe stata comunque un problema) e ha eletto tre consiglieri. 
Si presenta sicuramente più complessa e composita la situazione nel Lazio, in questa regione troviamo due liste della Fiamma Tricolore, presentate negli unici comuni con meno di mille abitanti della provincia di Frosinone. A Castelnuovo Parano, oltre alla lista locale - del primo cittadino uscente - Impegno per Castelnuovo che fa il pieno di voti (546 - 92,39%) e il vuoto intorno a sé,
troviamo una lista non meglio classificabile, Uniti per Castelnuovo Parano che sembra aver candidato persone residenti nel sorano e ha ottenuto 39 voti (6,60%), aggiudicandosi i 3 seggi di minoranza. Non sembra proprio che la presenza della lista e della candidata sindaca, la giornalista Marta Di Cocco, sia stata concordata, viste le polemiche sorte dopo il voto. Sono rimaste fuori dal consiglio - avendo ottenuto entrambe solo 3 voti, pari al 0,51% - la Fiamma Tricolore, che proponeva il segretario provinciale Luciano Alagia, e il Movimento politico Libertas, un partito che esiste a livello nazionale e, nel tentativo di ottenere visibilità a livello locale, ha presentato diverse liste, quasi mai con risultati apprezzabili (e in certi casi pare che nelle liste siano stati inseriti anche alcuni membri delle forze dell’ordine).
Si trovano addirittura sei liste a 
San Biagio Saracinisco, due delle quali sono indubbiamente locali e si sono divise i dieci seggi in palio. Come nel 2017 ha vinto la lista Il Campanile, ma mentre cinque anni prima aveva ottenuto il 81,89%, questa volta si è dovuta accontentare del 52,07%, cedendo voti a Consenso civico - Avanti Uniti, per la quale hanno votato 87 persone (pari al 35,95%). Al terzo posto si è piazzata Noi per san Biagio, 29 voti (11,98%), che ha mancato il seggio per un solo voto: l'ultimo quoziente utile era proprio 29, ma l'aveva ottenuto anche Consenso civico e, a parità di quoziente, il seggio è stato assegnato alla lista più votata, come previsto dalla legge. Sono rimaste a zero voti (e ovviamente fuori dal consiglio comunale) tanto la Fiamma Tricolore, quanto le liste Noi Patrioti e +Verde Cuore Ambientalista: queste ultime hanno adottato nomi e simboli già visti in passato e, viste le circostanze e gli esiti, la loro natura è facilmente identificabile.
Con protagonisti diversi una situazione simile si è prodotta a Casape, in provincia di Roma. Lì ha vinto Rinascita Casape con 226 voti (54,20%); al secondo posto è arrivata la lista civica Torre Merlata con 130 voti (21,18%), ottenendo due seggi, mentre il terzo scranno riservato alle minoranze è andato a Partecipazione popolare Casape, formazione riuscita a entrare in consiglio con 56 voti (13,43%), un risultato comunque non irrilevante. Sulla scheda erano presenti anche Il Partito Gay (2 voti, 0,48%) e Italia dei Diritti, movimento che abbiamo già incontrato nelle precedenti tornate elettorali e che anche nel 2022 ha presentato alcune liste: a Casape la formazione di Antonello De Pierro ha raccolto 3 voti (0,72%). Vale la pena sottolineare che in questo comune si era votato nel 2021 (quindi, di fatto, pochi mesi fa), ma le dimissioni del sindaco hanno provocato queste elezioni decisamente anticipate; l'anno scorso a Casape si era registrato un insolito exploit della lista Progetto Popolare (100 voti, pari al 33,90%), movimento che in passato ha presentato diverse liste ma che questa volta non ha partecipato al voto. Si può notare anche che la lista arrivata terza non sembra estranea al paese: il candidato sindaco era Matteo Pallante e il suo cognome sembra essere diffuso in paese (nel manifesto delle candidature altre quattro persone candidate al consiglio comunale avevano lo stesso patronimico).
C'erano di nuovo sei liste a Camerata Nuova e le due locali hanno lottato veramente alla  pari: Sviluppo e Tradizione - che ripresentava il sindaco uscente - ha vinto con 151 voti, prevalendo sui 147 attribuiti a Camerata si rinnova; sono di fatto risultati decisivi i 16 voti (pari al 5,10%) dati a Rinnovamento Democratico, lista non facile da collocare (anche per il simbolo abbastanza studiato, con l'immagine di un contadino alla semina). Sono rimaste invece a zero voti Italia dei Diritti, Movimento Politico Libertas e Movimento Patria Nostra, che proponeva come sindaco Valerio Arenare: il gruppo è legato al Movimento nazionale - la Rete dei Patrioti. Proprio sul profilo Facebook di Arenare si è letta una dichiarazione su queste elezioni: "La nostra candidatura a Camerata Nuova è simbolica, nessuno dei candidati in lista è residente nel piccolo paese della provincia di Roma, il nostro è stato solo un gesto simbolico per dire 'ci siamo'! E che con la Rete dei Patrioti vogliamo costruire qualcosa di serio e concreto per il nostro paese. Nonostante sia una candidatura simbolica, a dimostrazione della nostra serietà, abbiamo avviato comunque la campagna elettorale con tanto di programma politico, redatto da seri professionisti ed adatto alle esigenze di Camerata Nuova. Non sappiamo se prenderemo voti o no, non è una cosa che ci preoccupa, ma dovevamo dare un segnale e abbiamo pensato di farlo attraverso una nostra candidatura simbolica". Da segnalare che il contrassegno della lista non contiene l'ascia bipenne di norma vista nell'emblema del movimento (non è dato sapere se sia stata tolta su sollecitazione della sottocommissione elettorale circondariale o se i candidati stessi abbiano scelto di non schierarla).
A dispetto dei suoi circa 700 abitanti, Ventotene ha visto finire il proprio appuntamento elettorale sotto i riflettori a livello nazionale soprattutto per la candidatura di Mario Adinolfi, che si è proposto come primo cittadino per il partito da lui fondato, Il Popolo della Famiglia. Le cronache e gli spigolatori seriali di dati elettorali, già all'uscita dei risultati, hanno rilevato come a dispetto della notorietà del personaggio nessuna elettrice e nessun elettore di Ventotene abbia crociato il simbolo o il nome di Adinolfi, mentre il Partito Gay è riuscito a ottenere giusto un voto. Non c'è stata dunque partita con le due liste locali, che hanno raccolto rispettivamente 274 e 223 voti (ha vinto Insieme per Ventotene).
Passando in provincia di Rieti, a Latera si è presentata una sola lista locale (Insieme per Latera) che ha ottenuto il 95,91%, il restante 4,09% (pari a 19 voti) è finito all'unica altra lista, legata al Movimento politico Libertas, che così è riuscito a ottenere i tre seggi dell'opposizione. A Nespolo le liste erano invece quattro, per un paese di 245 abitanti e meno di 200 elettori: lì ha vinto con 84 voti Futuro e Tradizione (la stessa lista vincitrice nel 2017: anche il sindaco uscente è stato confermato), mentre 51 voti e i seggi di opposizione sono andati a Forza Nespolo Cambiamo!. Ha mancato l’ingresso in consiglio la lista Nespolo al centro (si noti la stessa struttura del simbolo già notata nella lista Rieti al centro, anche se qui il carattere principale è stato cambiato), che ha ottenuto 16 voti (quando ne sarebbero serviti 18 per entrare); Italia dei Diritti, per parte sua, è risultata ininfluente nella competizione, visto che non ha ricevuto nemmeno un voto.
A Casaprota ha stravinto la lista Progetto futuro condiviso con  l'83,33%, al secondo posto con 49 voti pari a 14,33% troviamo la lista Io ci credo e viene da chiedersi: quella candidatura sarà servita a tenere fuori gli estranei? Nel 2017, infatti, anche qui aveva schierato una sua lista Progetto popolare, che aveva ottenuto i consiglieri di minoranza quasi con la stessa percentuale. Questa volta hanno partecipato anche il Partito Gay ed Italia dei Diritti, che hanno raccolto 4 voti (1,17%) a testa. 
Infine a Salisano, sempre nel reatino, le due formazioni locali sono sembrate piuttosto "agguerrite" e la competizione tra loro è finita 179 voti a 155, con Uniti per Salisano risultata prevalente su Impegno Comune. Alla prova dei fatti, quindi, si è dimostrata ininfluente la presenza del Movimento Democrazia sociale che, a spoglio concluso, si è vista attribuire un solo voto. La fine del percorso in Lazio, insomma, mostra che 
in tutti i comuni sotto i mille abitanti erano presenti liste esterne, quale che ne fosse lo scopo: un vero en plein!

In Abruzzo, dando uno sguardo complessivo ai comuni "sotto i mille" andati al voto, si rileva una notevole presenza di liste extra muros: non di rado, l'impressione che se ne ha è proprio quella di liste presentate "a scopo licenza" (in più casi i media locali hanno messo in luce l'appartenenza alle forze di polizia dei candidati sindaci). Vale la pena procedere con una rapida carrellata, iniziando da 
Barrea, in provincia dell'Aquila: qui si trovano Siamo Italia (3 voti) e +Verde Cuore Ambientalista (stesso simbolo visto prima, rimasto a secco). Nel 2017 i tre seggi di minoranza erano andati alla già ricordata Progetto popolare; questa volta, vista la presenza di due liste locali, per gli esterni non è rimasto niente.
A Campo di Giove, nella stessa provincia, sono spuntate la Lista Beta e La Nuova Scelta 
(già viste e riviste in passato: ci mancavano vero?), vale a dire le prime formazioni che presentano nel contrassegno una grafica davvero minimal (al di là dell'arancione sfoggiato stavolta dalla Nuova scelta). Morale: entrambe hanno raccolto ben zero voti e sono rimaste fuori dal consiglio. Quanto alle altre due liste locali, ha vinto Le ali per Campo con un distacco di soli 17 voti, ma si apprende che il candidato sindaco della lista sconfitta, Insieme per Campo di Giove, avrebbe presentato accesso agli atti lamentando vari vizi nelle operazioni post-elettorali.
A Sant'Eusanio Forconese, comune ubicato sempre nell'aquilano, la lista Catena Sindaco (altra grafica che più semplice non si può, già vista l'anno scorso a Ofena con lo stesso candidato) ha ottenuto soltanto un voto. Gli altri due simboli finiti sulla scheda erano esattamente gli stessi che avevano concorso nel 2017, anche se legate ad aspiranti sindaci diversi e, in ogni caso, senza avere 
allora altre liste concorrenti: come cinque anni fa è risultata vincitrice la lista Progetto futuro, mentre Insieme per crescere ha ottenuto anche questa volta i 3 seggi riservati alla minoranza grazie a 38 voti (che comunque in questo piccolo comune sono stati pur sempre pari al 16,52%: nel 2017 ne erano bastati 29).
Sempre nella stessa provincia si trova Civitella Alfedena: lì si incontra Alternativa in Comune (un solo voto, un simbolo non nuovo in questi viaggi "sotto i mille" e un candidato sindaco già ampiamente visto negli anni precedenti in altre competizioni, anche con simboli diversi) e rispunta Noi Patrioti (zero). La lista Civitella agire comune ha vinto a mani basse (145 voti, pari all'88,41% dei voti validi): come nel 2017, è stata proposta quale seconda lista Futuro Insieme,  che con i 18 voti raccolti (10,98%) si è aggiudicata i tre consiglieri di opposizione (ammesso che di vera opposizione si tratti...); tra l'altro, il capolista di quest'anno, Alessandro Cruciani, nel 2017 era stato l'aspirante primo cittadino di quella stessa formazione.
Nel comune aquilano di Caporciano la lista Protagonismo e Partecipazione ha ottenuto soltanto 11 voti (8,73%), ma questi sono stati sufficienti a eleggere i tre consiglieri di opposizione, visto che l'unica altra lista in corsa era quella vincitrice (e certamente locale). Si può facilmente notare, peraltro, che il contrassegno della lista arrivata seconda è piuttosto elaborato (ben diverso da quelli "sospetti" visti sin qui); lo stesso cognome del candidato sindaco si ripete altre tre volte tra i nomi di coloro che aspiravano al consiglio  comunale. Se a questo si aggiunge che entrambe le liste erano composte solo da sette persone, l'impressione è che Progresso e partecipazione sia nata essenzialmente come lista per eludere il problema quorum (ha votato il 42,21% degli aventi diritto).
Occorre fare almeno un rapido salto a Prata d'Ansidonia (sempre in provincia dell'Aquila), innanzitutto per ragioni di natura simbolica: entrambe le liste presentate hanno una grafica più che elementare e certamente rivedibile. Ciò vale tanto per la lista vincitrice, Insieme per il territorio (che ha riconfermato il sindaco uscente e il nome della lista di cinque anni fa, ma non l'emblema di allora, oggettivamente fatto meglio rispetto all'immagine del fiore piazzata su fondo arancione senza essere scontornata), quanto per la seconda lista, Uniti per Prata. Il risultato di quest'ultima (41 voti, pari al 17,01%) può far interrogare sul ruolo giocato da questa formazione: posto che difficilmente ci sarebbero stati problemi di quorum (ha votato il 41,26% degli aventi diritto), si può ricordare che nel 2017 erano state presentate quattro liste, incluse La Nuova Realtà (con 9 voti) e Uniti con voi (rimasta a secco). A dispetto della grafica fin troppo semplice, il risultato (e la presenza in lista di alcuni consiglieri uscenti) sembra suggerire che Uniti per Prata sia servita più a evitare ingressi esterni in consiglio comunale che a favorirli.
Prima di abbandonare la provincia dell'Aquila, è opportuno fermarsi un momento a Villavallelonga, comune di oltre 800 abitanti. Le liste presentate erano soltanto due e, guardando il risultato, non sembrerebbe di trovarsi di fronte a una situazione troppo anomala: ha vinto Per Villavallelonga (73,38%), che ha consentito il terzo mandato consecutivo al sindaco uscente, mentre la seconda lista Insieme si può! - con la foto di un lupo nel contrassegno e un improbabile carattere Algerian per il testo - si è aggiudicata i seggi della minoranza con il restante 26,62%. Domenico Simonetti, peraltro, risultava consigliere uscente a Gioia dei Marsi (altro comune aquilano) e non particolarmente noto in paese; i non pochi voti ottenuti possono essere interpretati, oltre che come voti di chi ha inteso scegliere proprio quella lista, come espressione di protesta verso l'amministrazione uscente.  
Passando in provincia di Chieti, la prima tappa è il comune di Fraine (curiosità: per la prima volta è capitato che il manifesto sia stato inserito nell'albo pretorio con una fotografia digitale, come si può vedere a fianco). La lista locale, Uniti per cambiare Fraine, ha raccolto ben il 92,08%. Al secondo posto si è collocata la lista Tutti per Fraine, destinataria di 9 voti (5,08%), ma soltanto di due eletti: il terzo è stato conquistato da L'Alternativa (simbolo bianco e azzurrino già visto), che ha capitalizzato i suoi 5 voti. Dovendo fare un'osservazione, si è tentati di dire che se Tutti per Fraine doveva servire a evitare problemi con il quorum, poteva anche ritenersi opportuna (ha votato il 30,24% e non si poteva prevedere con certezza una terza lista); se doveva invece evitare l'ingresso di esterni in consiglio comunale, il compito è riuscito solo in parte. 
Sempre restando in provincia di Chieti, a Gamberale si è assistito a un vero e proprio derby tra la Lista Beta e la Lista Gamma (scritte tra l'altro in modo diverso; il candidato della Lista Beta, peraltro, aveva almeno quattro candidature da sindaco all'attivo). La sfida, in compenso, è finita in parità, ma sarebbe meglio dire a reti inviolate: entrambe le liste, infatti, non hanno raccolto nemmeno un voto, esattamente come Nuova Era (stessa grafica ultraelementare della Lista Gamma). Se tutti i seggi vanno alle due liste locali (entrambe dalla grafica quasi infantile, ma infinitamente più elaborata rispetto alle altre in corsa: Insieme per Gamberale è risultata vincitrice), viene spontanea una domanda: che fine avrà fatto la Lista Alfa (o Alpha)? 
Abbiamo poi già parlato del caso di Castelguidone, con una sola lista sulle schede, un solo elettore ai seggi che però ha lasciato la scheda in bianco (posto che in quella particolare circostanza il voto di quella persona non è risultato affatto segreto, pur trattandosi di un voto non valido).
Se non c'è niente di particolare da segnalare a Pennapiedemonte e Pennadomo (al di là della grafica un po' retro vista in quest'ultimo comune), vale la pena fare almeno un salto al comune di Fallo. Posto che i #drogatidipolitica calciofili rimpiangeranno l'assenza della lista Fallo in Movimento - che nel 2018 aveva vinto le elezioni - si può segnalare innanzitutto il totale cambio di nomi e simboli di lista rispetto a quattro anni fa (si è votato con un anno d'anticipo per la morte del sindaco, lo scorso dicembre). Guardando ai numeri, poi, non sfugge il risultato non eclatante in termini assoluti - unito a un simbolo poco esaltante - della lista Fallo Futura - Ancora insieme con 16 voti: quei pochi consensi si sono tradotti comunque nel 20% tondo tondo delle schede valide. In questo comune tra l'altro hanno votato 82 persone su 212 aventi diritto (il 38,68%): probabilmente la sottrazione degli iscritti Aire per il computo del quorum - secondo le norme previste a partire dal 2021 - avrebbe evitato la nullità delle elezioni e il commissariamento, ma in effetti la presenza di due liste ha evitato alla radice che sorgesse il problema. 
Nel comune di Lettopalena, sempre in provincia di Chieti, alla lista Lettopalena unita sono serviti ancora meno di 20 per entrare in consiglio comunale: con 9 schede a suo favore (pari al 5,36%), la lista è riuscita ad aggiudicarsi i seggi destinati alla minoranza (il candidato sindaco è lo stesso del 2017, ma cinque anni fa il bottino - 40 voti, pari al 21,39% - era stato migliore). Hanno votato 186 persone su 550 aventi diritto (33,82%), dunque anche qui sembra applicabile il discorso di prima; volendo, poi, si potrebbe notare che i due simboli sembrano preparati dalla stessa mano (a guardare l'uso dei caratteri).
Nella stessa provincia, a Roio del Sangro troviamo nomi e anche un simbolo diffuso in queste zone: se la lista vincente si chiama Roio popolare, i seggi di minoranza sono stati attribuiti all'unica altra formazione presentata, Democrazia e Libertà. I simboli finiti sulla scheda sono esattamente gli stessi visti nel 2017 e anche il risultato finale è identico a quello di cinque anni fa, sia pure con candidati diversi. Sembra opportuno rilevare che l'emblema di Democrazia e Libertà (niente a che vedere ovviamente con il partito della Margherita) è spesso utilizzato in Abruzzo per evitare problemi con il quorum: in effetti a Roio hanno votato solo 60 persone su 312, ma bisogna dire che gli abitanti sono un centinaio in tutto, quindi forse le nuove norme in materia di quorum non avrebbero creato problemi anche in presenza di una sola lista. Può essere che si sia preferito mantenere le vecchie abitudini, come non è da escludere che ci si sia voluti cautelare da eventuali liste di extra muros (che pure non ci sono state): in ogni caso, la sfida elettorale tra Giuseppe Cavorso e Natalino Cavorso è finita 50 a 10.
Prima di lasciare la provincia di Chieti, sembra il caso di segnalare due casi piuttosto curiosi a Rosello e Montelapiano. In entrambi i comuni sono stati riconfermati i sindaci uscenti; se però questi nel 2017 erano stati eletti rispettivamente con Rosello popolare e Montelapiano popolare, stavolta entrambi si sono presentati con il simbolo ufficiale di Europa Verde - Verdi, movimento politico nazionale con rappresentanza parlamentare, senza inserire alcun riferimento locale nel contrassegno. A Montelapiano, comunque, sulle schede è ricomparsa la lista Montelapiano popolare, anche se con simbolo diverso da quello del 2017: la candidata sindaca era Martina Scopino (sarà un caso che il sindaco riconfermato si chiami Arturo Scopino?). La presenza di questa lista, che ottiene 14 voti (21,54%) servirebbe a impedire l'ingresso in consiglio di Rinascita Italia, anche perché forse nessuno aveva previsto che a questa lista non sarebbe arrivato nemmeno un voto. Più semplice la situazione a Rosello dove la lista di minoranza è la già vista Democrazia e Libertà che qui - con un simbolo diverso da quello mostrato prima, ma sempre con una colomba su fondo azzurro - ottiene un ottimo risultato, con 41 voti pari al 34,17% (anche nel 2017 era andata bene): ciò dimostra che probabilmente esiste un radicamento dei candidati sul territorio.
Resta da fare un ultimo salto in provincia di Pescara, vedendo innanzitutto l'esito del voto nel comune di Villa Celiera. Lì le liste presentate erano quattro: certamente era una formazione locale La Svolta Buona (che non a caso ha raccolto 394 voti su 418 consensi validi, pari addirittura al 94,26%). Con i pochi voti sfuggiti alla lista vincitrice, è riuscita a ottenere i tre seggi di minoranza la lista L'Alternativa (le sono bastati 18 voti, pari al 4,21%). Il simbolo giallo con il nome nero della lista - di facilissima realizzazione, già visto in altri comuni, spesso in versione a fondo bianco o con altri colori - ha avuto più fortuna rispetto a quello total blue col nome in bianco di Voliamo tutti insieme (5 voti - 1,20%; anche questo simbolo ha corso un anno fa a Ofena e un anno prima a Guilmi) e a quello bianco, ancora più semplice di Pro Villa Celiera (1 voto - 0,24%). Poteva andare anche peggio... 
Quanto al comune di
 Brittoli, cinque anni fa aveva già destato il nostro interesse per la presenza di ben cinque liste, due delle quali - ben identificabili - erano rimaste del tutto a secco. In quest'occasione la scheda si è presentata come un po' meno affollata: le formazioni che si sono contese la guida del comune erano soltanto tre. 
Nessuna sorpresa con riguardo alla lista vincitrice, Brittoli domani come nel precedente turno elettorale (anche il sindaco uscente è stato confermato): a fronte dei suoi 120 voti, i seggi di minoranza sono andati a Insieme per Brittoli, presente anche nel 2017 (anche stavolta l'ha guidata Domenico Velluto, ma il simbolo è cambiato rispetto a cinque anni fa, mostrando comunque un minimo di elaborazione grafica); non si è invece ripresentata la terza lista che sembrava avere radicamento in paese, Alternativa per Brittoli. 
In compenso, invece che due liste di esterni, quest'anno se n'è palesata soltanto una, La Novità, solito nome nero al centro, in questo caso collocato su fondo verde. Quella Novità, però, evidentemente non interessava a nessuno, visto che alla fine nelle urne nemmeno una scheda a suo favore è stata ritrovata: anche qui, come in tanti altri comuni, bastava guardare il simbolo prima del voto per immaginare un esito simile (o non troppo diverso).

Finalmente è arrivato il momento del Molise, uno dei più attesi nel corso degli anni: in questa piccola regione, infatti, da sempre sono presentate liste per ottenere licenze; si è detto, anzi, che quel fenomeno è nato proprio qui. in questa tornata, come pure nel 2021, troviamo però, anche due liste della Fiamma Tricolore, a Chiauci ed a San Felice del Molise. In quest'ultimo comune - della provincia di Campobasso - nel 2017 era prevalso Fausto Bellucci (Progetto sostenibile) su Corrado Zara (Insieme per San Felice) per 237 voti a 232: si era rivelata ago della bilancia la lista Insieme si può con i suoi 7 voti. Quest'anno si sono ripresentate le stesse liste locali a sostegno dei medesimi candidati: stavolta è stato Zara a vincere, 234 voti a 218, mentre la Fiamma Tricolore, con i suoi 4 voti (0,88%), è risultata ininfluente in una competizione così accesa.
A Chiauci, che si trova invece in provincia di Isernia, la scheda era decisamente più affollata: a fronte di circa 200 abitanti e ben 509 elettori, si sono affrontate ben sette liste. La più votata è stata Chiauci in Comune, con 102 voti (71,83%) contro i 40 consensi conquistati da Chiauci Futura. Considerando che i voti espressi sono stati 151 (il 29,67% degli aventi diritto) e che nelle urne sono state trovate 6 schede nulle e 3 bianche, ciò significa che nessun voto è andato alle altre cinque liste che erano in corsa: oltre alla Fiamma Tricolore, c'erano il Movimento politico Libertas, Sanniti, Chiauci e Rinascita Italia (con il simbolo dell'Altra Italia in evidenza).
A differenza di quanto è accaduto a Chiauci, in Molise sono vari i comuni nei quali, a causa della presenza di una sola lista locale, i tre seggi di minoranza sono toccati a liste che hanno ottenuto risultati davvero scarsi in termini di voti e percentuale. Un esempio interessante è costituito da Limosano (Cb): Insieme a Voi - simbolo bianco con nome in Times New Roman, quasi un marchio di fabbrica - con 27 voti (5,49%) è entrata in consiglio, mentre è rimasta fuori Ancora Insieme (un solo voto dato al simbolo già ampiamente visto della stretta di mano); curiosamente la lista vincente si chiamava a sua volta Insieme (roba da... Tutti insieme appassionatamente!). Si noti che qui gli elettori sono 1155 contro 710 abitanti: hanno votato comunque in 522, quindi il quorum sarebbe stato abbondantemente superato anche con una sola lista.
A Castellino del Biferno - dove peraltro il manifesto è stato purtroppo caricato in bianco e nero, come si può vedere - la lista locale presentata dal Movimento 24 Agosto - Equità Territoriale (il progetto politico promosso da Pino Aprile) ha ricevuto 194 voti (85,84%), mentre a Vivere Insieme ne sono toccati 30 (13,27%), un numero tutto sommato alto per queste liste esterne: è andata sicuramente peggio a un'altra lista di extra muros, Liberi di volare, che di consensi ne ha ottenuti solo 2. Si noti che la percentuale dei votanti è del 29,52%, ma tolti gli iscritti Aire il 40% degli aventi diritto sarebbe stato comunque superato.
A Duronia, sempre in provincia di Campobasso, i seggi di minoranza sono finiti divisi tra la già incontrata lista Sanniti (8 voti - 3,85%) e Politica Nuova (3 voti, 1,44% e solito simbolo bianco con testo in Times New Roman grassetto corsivo), mentre il Movimento politico Libertas è rimasto all'asciutto (un voto e niente seggi). 
A Campolieto, invece, oltre alle due liste locali (Vivere Campolieto, la vincitrice, e Campolieto prima di tutto) troviamo l’immancabile Vivere Insieme, stavolta con due persone stilizzate che abbracciano il mondo - altro simbolo già visto negli anni scorsi - ma scelta da un solo elettore (0,18%). 
A Torella del Sannio l'offerta elettorale era più ampia, con ben cinque  liste. Le due formazioni locali locali Torella nel Cuore e Insieme per Torella si sono aggiudicate tutti i 545 voti validi (finisce 300 a 245, con uno scambio di ruoli tra i candidati rispetto al mandato amministrativo precedente), le altre tre formazioni, invece, sono rimaste a zero. Si tratta di Per il  Futuro (altro simbolo bianco - Times New Roman), del Movimento politico Libertas e di Insieme per... il futuro: non solo quest'ultimo simbolo è già stato visto in passato, ma la lista ha proposto come aspirante sindaco il recordman delle candidature alla guida dei piccoli comuni molisani (è almeno la dodicesima, nonché la terza a Torella del Sannio); va rilevato anche che il candidato di Mpl era stato eletto consigliere nel 2017 a Barrea (Aq) per Progetto popolare. Ulteriore dimostrazione, questa, di come spesso i nomi dei candidati si ripetano nel tempo e in luoghi diversi, magari con simboli diversi.
Del caso Castelbottaccio, ballottaggio il 26 giugno, si è già parlato nell'articolo di apertura.
Passando alla provincia di Isernia, a
 Civitanova del Sannio si sono presentate cinque liste. Ha vinto con decisione Continuità per Civitanova con 441 voti (86,81%), mentre si è collocata al secondo posto la Lista Beta con 55 schede a suo favore (10,83%). Si tratta di un risultato oggettivamente piuttosto insolito, anche perché quel simbolo - ancora più anonimo rispetto a quello visto altrove - ha staccato nettamente la lista Civica (8 voti, 1,57%), il Movimento politico Libertas e Finalmente Noi - altro nome ben noto a chi segue le elezioni "sotto i mille" - che hanno preso solo 2 voti a testa (0,39%). Anche in questo comune gli elettori erano superiori ai residenti, ma avendo votato comunque il 37,44% il quorum del 40% sarebbe stato superato (togliendo gli iscritti Aire, certamente presenti).
A Sant'Elena Sannita si è sostanzialmente ripetuta una situazione già vissuta nel 2017, al precedente turno elettorale: anche allora si ebbe una larga vittoria di Uniti per Sant'Elena Sannita (quest'anno la lista ha raccolto 114 voti, pari all'81.43%, confermando il sindaco uscente) e anche stavolta a uscire sconfitta, dovendosi accontentare dei seggi della minoranza, è Insieme per Sant’Elena Sannita (con 26 voti – 18,57%), presentata a sostegno dello stesso candidato sindaco. Se però nel 2017 le liste esterne erano tre, questa volta si è presentato solo il Mpl, che però non ha raccolto nemmeno un voto.
A Montelongo, infine, si ci imbatte in una lista Blu Montes che, guardando solo il nome e il simbolo (che rilegge tra l'altro la nota immagine delle mani strette a globo), potrebbe benissimo apparire come una formazione locale. L'impressione non è confermata dai numeri dello scrutinio: lo spoglio ha assegnato infatti un solo voto alla lista. Bisogna comunque dire che il candidato ha un cognome, Macchiagodena (identico a un comune della provincia di Isernia), che si ritrova tra i candidati della lista vincente ed era pure quello del sindaco uscente, quindi comunque era riconducibile al paese. Per la cronaca, la lista Uniti l'ha spuntata di poco su Insieme per migliorare Montelongo, prevalendo con 117 voti contro 111.
Appare quasi anomalo, visto il contesto descritto sin qui, il caso di Montemitro (si torna per un attimo nella provincia di Campobasso), comune in cui si sono presentate solo due liste, tutte locali.

Fatta eccezione per il comune appena citato, restiamo nel Sannio, ma passiamo in quello beneventano, dunque arriviamo in Campania. Si parte più esattamente da Santa Croce del Sannio, comune sulla cui scheda elettrici ed elettori hanno trovato ben 5 liste. Ha avuto decisamente la vittoria facile la lista Progetto Insieme, con 453 voti (83,89%); i seggi di minoranza sono stati attribuiti a Idee in Comune con 84 voti (15,56%), mentre sono rimasti senza rappresentanti in consiglio Uniti si Vince (2 voti), Movimento Politico Libertas (un solo voto) e Insieme Ancora (zero, a dispetto di un simbolo abbastanza elaborato, rispetto ad altri visti prima).
Si trova una situazione identica a Sassinoro: non solo le liste erano sempre cinque, ma quelle diverse dalle due locali avevano gli stessi nomi e simboli appena visti. Se è risultata vincitrice Sassinoro amministrare insieme con 290 voti (77,75%), prevalendo sul Movimento liberi cittadini (81 voti, 21,72%, risultato di poco inferiore rispetto a quello fatto registrare nel 2017), solo un voto è risultato da attribuire tanto al Mpl, quanto a Insieme ancora (stesso albero con tricolore su fondo giallo sfumato), mentre Uniti si vince è rimasta realmente a secco.
Chianche è l’unico comune "sotto i mille" chiamato al voto il 12 giugno in provincia di Avellino: lì si è registrata la concentrazione di ben 6 liste. Non ci sono dubbi su quale sia la lista locale per eccellenza, vale a dire Unione per Chiance (che, riciclando l'arcobaleno-emiciclo dell'Unione prodiana, ha ottenuto 255 voti, pari all'85,86%, e ha confermato il sindaco uscente); si sono divise i seggi dell'opposizione le liste Uniti si vince (22 voti, 7,41%, due consiglieri) e Democrazia e Partecipazione (18 voti, 6,06%, un seggio). Un solo voto è toccato a Insieme Ancora e a Noi Chianche Bene Comune, mentre Chianche nel Cuore è rimasta a zero.
Passando in provincia di Caserta troviamo il comune "sotto i mille" record per questa tornata elettorale: si tratta di Gallo Matese, che di liste ne aveva addirittura 8; non si tratta però certo del primato assoluto, visto che nel 2017 ne erano state ammesse 10. La formazione locale è sicuramente La Rinascita del Paese, visto che in pratica ha fatto il pieno: 267 voti, pari al 96,74%. Visto che però si dovevano distribuire anche i 3 di minoranza, questi sono toccati tutti a Forza Gallo Matese in forza dei suoi 6 voti (2,17%): un esito inevitabile, visto che a Noi Patrioti, a Insieme ancora e ad Alternativa Verde (già visto) è stato dato un voto a testa, mentre sono rimaste a bocca asciutta le liste del Movimento politico Libertas, di Progetto comune (a dispetto del simbolo particolare) e di Rinascita Italia (cartello che, a quanto pare, tra Abruzzo, Molise e Campania non ha ottenuto nemmeno un voto). In uno scenario come questo, qualche domanda sulla norma che attribuisce i tre seggi di minoranza in proporzione ai voti ottenuti ma con qualunque risultato in termini assoluti forse è opportuna.
Transitando invece nella provincia di Salerno, nel comune di Laurito sono state presentate quattro liste, ma la competizione ha riguardato soltanto le due locali: Insieme per Laurito, in particolare, è riuscita a vincere quasi doppiando la seconda lista Laurito terra mia (il conteggio è finito 341 voti a 176); neanche un voto, invece, è stato assegnato a Insieme ancora e Uniti si vince, gli stessi due simboli che si sono visti in gran parte dei microcomuni campani visti sin qui (il che fa pensare a una strategia almeno di portata regionale). 
A Prignano Cilento si trova la lista Rinascimento Cliento, che comunica una sensazione di già visto: sensazione giusta, visto che si tratta del nucleo del simbolo di Rinascimento Partenopeo, schierato alle suppletive di Napoli del 2020, a sostegno di Riccardo Guarino, capo di quel movimento. La lista, in ogni caso, ha convinto solo 5 elettori (0,65%), nulla potendo contro le due formazioni locali. La stessa situazione si è creata a Rutino: i voti per Rinascimento Cilento sono stati solo 3 (0,50%) e tra le locali è finita 333 a 262. A Magliano Vetere scattano Rinascimento Cilento ha strappato i tre seggi dell'opposizione: merito dei 25 voti ottenuti (6,54%), ma soprattutto della presenza di una sola altra lista.

In Puglia il 12 giugno si è votato solo in due comuni "sotto i mille" al voto, Motta Montecorvino e Isole Tremiti: lì non si sono registrate liste esterne, forse anche - chissà - per motivi logistici. Il fenomeno delle liste esterne è apparso assente anche in Basilicata, dove peraltro "sotto i mille" c'è solo il comune di San Costantino Albanese.
In Calabria, invece, la novità è la presenza della Lega con il proprio simbolo ufficiale in tre microcomuni in provincia di Cosenza: Plataci, Castroregio e Carpanzano. Premesso che in tutte e tre le località erano presenti due liste locali, il risultato migliore per la Lega è arrivato a Carpanzano con 10 voti (6,49%); lì, peraltro, i tre seggi sono toccati alla lista Cambiamo Carpanzano che di voti ne aveva 38 voti, il seggio per il Carroccio è stato mancato per soli 3 voti. A Castroregio Alberto da Giussano ha ottenuto un solo voto (0,63%), una quota molto lontana da quella della seconda lista (Viviamo Uniti, con 30 voti). A Plataci, se possibile, è andata ancora peggio, visto che nessuno ha crociato il simbolo della Lega Salvini Calabria: se lo scopo era eleggere consiglieri comunali, sono stati scelti i comuni sbagliati, considerando che sempre nel cosentino a Cellara, Marzi e Panettieri c'era una sola lista.
In provincia di Reggio Calabria a Staiti le liste erano due, a fronte di 114 voti validi. Anche qui il corpo elettorale ufficiale comprendeva certamente molti iscritti Aire, ma con le nuove norme per il conteggio del quorum non ci sarebbero stati seri rischi di commissariamento anche senza la presenza di Noi per Stati come seconda lista: questa ha raccolto solo 2 voti (1,75%), ma di consiglieri ne ha ottenuti 3 (anche qui, porsi qualche domanda sull'opportunità di un simile risultato sarebbe salutare o almeno opportuno).
A Calanna ha vinto la lista La Ginestra con 371 voti (84,90%), i seggi di minoranza se li è aggiudicati la formazione S'Intesi con 55 voti (12,59%), mentre Liberi di ricominciare ne ha presi solo 11 (2,52%) ed è rimasta fuori dal consiglio. Si è già visto nel primo articolo del viaggio di quest'anno che una lista con lo stesso nome e simbolo (tranne che per l'indicazione del nome del candidato sindaco) si è presentata anche a Laganadi: qui c'era una sola lista concorrente che ha preso 224 voti, ma i voti validi erano appunto 224, perché Liberi di ricominciare era rimasta a quota zero, dunque anche con due sole liste non è riuscita a entrare in consiglio.

Resta da dire della Sardegna, l'unica regione a statuto speciale che, come si è detto, adotta per le amministrative la legge ordinaria italiana. 
In genere non ci occupiamo di quest'isola, ma stavolta un giretto virtuale lo facciamo volentieri (per quello reale si dovrà attendere qualche settimana): ha infatti attirato la nostra attenzione Gonnoscodina, in provincia di Oristano. Lì la lista Gonnoscodina Identità e Tradizione è stata scelta solo da 16 elettori (5,54%), ma sono stati sufficienti per far eleggere tre consiglieri; in quel comune, peraltro, non sembrano esserci problemi di quorum (in fondo ha votato il 64,72% degli aventi diritto). 
A Serri (Sud Sardegna), in compenso, ci si imbatte nella lista Serri Identità e Tradizione: i nomi sono simili, i simboli no, ma in entrambi c'è una spiga. Questa lista ha preso solo 10 voti (3,04%), ma anche in questo comune i voti ottenuti sono bastati per eleggere tre consiglieri. Il candidato sindaco era Gianmario Muggiri, non residente in paese, esponente di ItalExit; lo stesso Muggiri, peraltro, era contemporaneamente candidato consigliere a Gonnoscodina e questo in qualche modo rende chiara la collocazione delle due liste Identità e Tradizione.

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