venerdì 10 giugno 2022

Palermo, simboli e curiosità sulla scheda (di Antonio Folchetti)

Con i suoi 680mila abitanti, Palermo è la più popolosa fra le città chiamate al voto in questa tornata elettorale. A prescindere dal risultato finale, queste elezioni segneranno comunque una svolta, poiché chiuderanno "l'epoca Orlando": infatti, l’attuale sindaco Leoluca Orlando - che indossò per la prima volta la fascia tricolore nel 1985 (quando non c’era ancora l'elezione diretta), per poi essere eletto direttamente nel 1993, nel 1997, nel 2012 e nel 2017 - non può ricandidarsi quest'anno, avendo raggiunto il limite del secondo mandato. Fondatore del Movimento Politico La Rete nel 1991 e protagonista indiscusso della "stagione dei sindaci" negli anni '90, Orlando nei suoi complessivi ventidue anni da sindaco è stato in grado di instaurare un rapporto quasi simbiotico con una città storicamente orientata verso il centrodestra. Lo dimostrano anche i risultati elettorali ottenuti: emblematici, in tal senso, i dati del 2012, quando - al primo turno - arrivò a sfiorare il 48%, mentre le due liste che lo sostenevano si arrestarono intorno al 20%.
I cittadini di Palermo dovranno scegliere il successore di Orlando fra sei candidati, sostenuti da un totale di venti liste. È opportuno ricordare che l'eventuale ballottaggio si terrà se nessun candidato a sindaco dovesse superare il 40% dei voti (e non il 50%, come avviene di norma): in virtù dello status di regione a statuto speciale, infatti, la Regione Siciliana gode di autonomia legislativa anche in materia di elezioni degli enti locali. Fra le altre differenze rispetto all’assetto nazionale, vale la pena segnalare anche la soglia di sbarramento per entrare in Consiglio comunale, fissata al 5%, indipendentemente dall’adesione o meno a una coalizione. Addentriamoci ora tra i venti simboli presentati, procedendo come sempre rigorosamente in ordine di sorteggio.
  

Francesco (Franco) Miceli

1) L'Unità per Palermo - Sinistra civica ecologista

Il centrosinistra si è compattato intorno al nome di Francesco (Franco) Miceli, architetto, già assessore ai lavori pubblici con Orlando negli anni Novanta: con lui si sono schierate quattro liste. La prima sorteggiata è L'Unità per Palermo, un’aggregazione - naturale prosecuzione della lista Sinistra comune, presentatasi nel 2017 riportando il 6,9% - che mette insieme fra gli altri Sinistra Italiana, Rifondazione comunista, Articolo Uno e Partito socialista italiano, oltre a figure di area civica. Non mancano, nel complesso, le somiglianze tra questo simbolo e quello di Sinistra comune del 2017, in particolare la X pennellata gialla. Risalta sicuramente la parola “Unità” (concetto che, a sinistra, raramente trova attuazione sulle schede elettorali): nel simbolo (rosso-verde, secondo una tendenza piuttosto diffusa negli ultimi anni) rievoca piuttosto chiaramente, grazie al caratteristico apostrofo (e all'uso di un diverso colore per questo), la grafica della storica testata legata al Pci, partito della cui federazione palermitana proprio Franco Miceli fu l'ultimo segretario.
 

2) Progetto Palermo

Al secondo posto troviamo la lista Progetto Palermo, cioè la civica direttamente legata al candidato sindaco: essa schiera rappresentanti della società civile, ma anche alcuni consiglieri della maggioranza uscente. Il simbolo fa leva sull’alternanza, su sfondo bianco, di soli due colori - il blu e il rosso - che vengono abilmente intrecciati (anche nel bordo), generando un effetto di sicura nitidezza grafica. Non può mancare, in basso, il nome del candidato a sindaco (curiosamente ingrandito nella versione stampata su manifesti e schede, rispetto alla prima versione circolata). A questo proposito, è interessante notare che il capolista è Miceli stesso (altra peculiarità della legge elettorale siciliana è la possibilità di candidarsi a sindaco e a consigliere al tempo stesso: è automaticamente eletto tra i banchi della minoranza solo il candidato a sindaco risultato "miglior perdente", come avviene di norma con i candidati alla presidenza delle giunte regionali). In tutti i casi, abbiamo notato la presenza di un candidato con il cognome Miceli in ciascuna delle quattro liste della coalizione: d'altra parte, ridurre al minimo il rischio di voti annullati (o annullabili) non fa male...
  

3) Partito democratico

Il Partito democratico questa volta si presenta con il proprio emblema ufficiale, scevro da varianti territoriali: una scelta diversa rispetto a quella di cinque anni fa, quando - pur sostenendo la candidatura di Orlando, formalmente iscritto al partito - preferì allestire la lista Democratici e Popolari, comunque visivamente riconducibile al Pd. Dalla cronaca locale, si apprende che la stesura dell’elenco dei candidati non ha soddisfatto tutte le anime del partito, così come la decisione di presentare la lista in ordine alfabetico, senza individuare alcun vero capolista. Il primo a risentirsene sarebbe stato l'attuale vicesindaco, Fabio Giambrone, che a quanto pare aspirava a guidare la lista non soltanto in virtù dell'incarico che ricopre, ma anche come nome forte individuato dalla corrente degli "orlandiani", mai del tutto integratisi nel partito.
  

4) MoVimento 5 Stelle

Punta ad ottenere un risultato significativo il MoVimento 5 Stelle, che vede nella Sicilia una sua storica roccaforte. Nella città di Palermo, in particolare, ha riportato sempre risultati ragguardevoli, risultando il partito più votato alle comunali del 2017 (primato confermato alle regionali dello stesso anno, nonché alle comunali del 2018 e alle europee 2019). Il coinvolgimento diretto in campagna elettorale da parte di numerosi parlamentari e del presidente nazionale Giuseppe Conte dimostra quanto sia strategico il risultato di Palermo anche in vista delle regionali di novembre (che, come cinque anni fa, precederanno di poco il voto politico): tutto ciò, peraltro, avviene in una fase molto delicata per il partito, che in Sicilia ha visto di recente la defezione di un altro esponente di primo piano (e possibile candidato alla presidenza della regione) come l'europarlamentare Dino Giarrusso. Come per il Pd, anche in questo caso troviamo il contrassegno ufficiale (nella sua ultima versione, con il 2050), senza alcuna aggiunta.
  

Fabrizio Ferrandelli

5) Rompi il sistema

Il secondo aspirante sindaco sorteggiato non è certo un nome nuovo per il corpo elettorale palermitano. Parliamo di Fabrizio Ferrandelli, ex promessa (mancata) del Pd insulare, che lo candidò alla guida della città nel 2012 (in seguito alle rocambolesche primarie del centrosinistra che lo avevano visto battere Rita Borsellino per 150 voti), ma a spoglio completato fu proprio Orlando a prevalere. Nel 2017 si ripresentò, sostenuto in quel caso - non senza stupori e polemiche - con il sostegno di una coalizione civica e di centrodestra (con Forza Italia e Udc), ma perse di nuovo, senza arrivare al ballottaggio. Stavolta ci riprova in rappresentanza di una coalizione centrista formata da tre liste. La prima nell'ordine è Rompi il sistema, una civica formata esclusivamente da under 25 che si definiscono "senza filiere elettorali": l'intento destabilizzatore irrompe anche nel simbolo, con una crepa che spacca a metà il nome della lista, scritto in bianco (e giallo) su campo verde. In basso, trova posto il cognome del candidato a sindaco, in blu su sfondo giallo: che sia un omaggio velato alla bandiera ucraina o una semplice scelta di accostamento cromatico, l'effetto visivo risulta equilibrato. 
  

6) Azione - +Europa

Il contrassegno più "partitico" della coalizione di Ferrandelli è quello frutto della convergenza tra Azione e +Europa, che ormai da tempo hanno intrapreso un cammino comune, anche in vista delle prossime elezioni politiche. Ferrandelli si era già candidato nelle liste di +Europa per la circoscrizione insulare alle europee 2019, ottenendo poco più di 3.000 preferenze nella città di Palermo; nel frattempo è diventato presidente dell’assemblea nazionale. Nel simbolo, i riferimenti ai due partiti liberali sono collocati in alto e in basso, mentre la dicitura "Ferrandelli sindaco" (con gli stessi colori della lista Rompi il sistema) si trova nel mezzo: a questa si aggiungono, sempre in corrispondenza dei due emblemi, due sottolineature rispettivamente verde e rosa, gli stessi colori che caratterizzano almeno in parte i loghi dei partiti di Calenda e Della Vedova.
  

7) E tu splendi Palermo

Non mancano spunti poetici nella campagna elettorale palermitana: lo dimostra la lista civica ufficiale di Ferrandelli, E tu splendi Palermo, che trae il suo nome da una celebre metafora ("Ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece!") cui Pier Paolo Pasolini fece ricorso in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel 1975. A dire il vero, non è il primo adattamento politico di questo verso: lo slogan "E tu splendi invece, Roma" venne utilizzato da Roberto Giachetti per le comunali romane nel 2016, che lo videro sconfitto. Il simbolo - oltre al taglio basso con la dicitura "Ferrandelli sindaco" analogamente a quanto visto per le due liste precedenti - si caratterizza per la prevalenza di sfumature viola. Il nome della città è ben evidenziato in bianco, ma in secondo piano rispetto alla riproduzione stilizzata in blu scuro di alcuni dei più importanti monumenti della città: la chiesa di San Domenico, il teatro Politeama, il Ponte dell'Ammiraglio e la Cattedrale.
 

Ciro Lomonte (detto Lo Monte)

8) Ciro Lomonte sindaco

Subito dopo Ferrandelli, è il turno dell’altro architetto candidato a sindaco, ossia Ciro Lomonte, cattolico legato all'Opus Dei, presidente del movimento Siciliani liberi (con cui si candidò già nel 2017, ottenendo poco più dell'1,7%). Anche in questo caso lo sostiene una sola lista (denominata Ciro Lomonte sindaco), il cui emblema però contiene al suo interno tre "pulci", come si è soliti chiamarle nel gergo simbolico. Il segmento in basso - dove campeggia in vista il nome del candidato - è contornato da una fascia giallorossa (colori classici della Sicilia), con la parte superiore occupata dai simboli dei tre partiti che compongono la lista. Mentre il simbolo del Popolo della Famiglia è nella sua versione classica, quello di ItalExit (il partito di Gianluigi Paragone) è decisamente riadattato in veste territoriale: il nome di Paragone è collocato in alto, in basso i riferimenti al tricolore, al centro lo slogan scelto dalla lista, "Palermo non molla mai", che parafrasa uno storico coro di ogni tifoseria calcistica che si rispetti. Al centro, però, si trova il logo più interessante: quello del movimento di ispirazione indipendentista Siciliani Liberi (guidato, come si diceva, da Lomonte stesso), in cui troviamo una riproduzione dell'isola, una fascia ondulata giallorossa e due aquile che rievocano lo storico stemma del Regno di Sicilia.
 

Giuseppa (Rita) Barbera

9) Rita Barbera Sindaca

Nella seconda colonna della scheda elettorale, elettrici ed elettori di Palermo troveranno il nome di Rita Barbera, una figura molto nota in città soprattutto per aver diretto il carcere dell'Ucciardone dal 2011 al 2019. A supporto della sua candidatura scendono in campo due liste, la prima delle quali è Rita Barbera Sindaca, un'aggregazione civica composta da esponenti della società civile: il simbolo vede la prevalenza assoluta del colore bordeaux con parte della "base" inferiore color arancio; l'unico elemento ornamentale è rappresentato da una rosa, cioè il fiore di Santa Rosalia, patrona della città. L'elemento più evidente, infine, è la dicitura - a caratteri molto ampli - "Rita Barbera sindaca", con la carica declinata al femminile, secondo un'impostazione lessicale ormai largamente condivisa, almeno a sinistra.
  

10) Potere al popolo!

A imprimere una connotazione più prettamente politica alla candidatura di Rita Barbera c’è Potere al Popolo!, il partito di estrema sinistra nato in funzione elettorale nel 2018 come aggregazione di più sigle e ormai emancipatosi da tempo come soggetto partitico autonomo. I referenti locali hanno motivato l’appoggio all'ex dirigente penitenziaria ritenendola l'unica candidata che incarna il "civismo sano" e "vicina a chi vive il disagio". La scelta di presentare una propria lista garantisce un'indubbia visibilità a Potere al Popolo! (che schiera il suo simbolo ufficiale); rischia però anche di sottrarre voti preziosi alla civica alleata, dal momento che il contorto sistema elettorale siciliano pone la soglia del 5% per ogni singola lista, non tenendo minimamente conto dell’eventuale superamento della soglia sommando tutte le liste della coalizione (come invece prevede la legge elettorale nazionale). 
  

Roberto Lagalla

11) Unione di centro

Il quinto candidato sindaco ad essere sorteggiato è Roberto Lagalla, ex rettore dell’Università di Palermo e fino a qualche mese fa assessore regionale della giunta Musumeci: ora si presenta come espressione del centrodestra, con nove liste in appoggio. Di queste, la prima lista estratta è quella dell'Unione di centro, cioè il partito di riferimento dello stesso Lagalla, il quale - lo scorso settembre - ha fatto confluire il suo movimento Idea Sicilia (che pure rivedremo più in là) proprio nel partito guidato da Lorenzo Cesa. Il simbolo del partito è quello classico, con lo scudo crociato in evidenza: unica modifica, nel segmento rosso in alto, la parola "Italia" è sostituita da "Lagalla sindaco".
  

12) Democrazia cristiana

Il sorteggio ha voluto collocare a pochissima distanza sulla scheda elettorale i due partiti più affini ai retaggi democristiani presentati alle comunali di Palermo. Infatti, sotto l'Udc troviamo nientemeno che la Democrazia cristiana: fra le tante Dc sparse in tutt'Italia, qui parliamo del soggetto politico che fa capo a Renato Grassi e di cui è coordinatore regionale Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Siciliana. Nelle ultime settimane, l’attivismo di quest'ultimo in campagna elettorale ha fatto discutere molto, visti i suoi trascorsi giudiziari che lo hanno portato a scontare quasi cinque anni di reclusione. Sebbene abbia ormai pagato il suo debito con la giustizia, Cuffaro rimane interdetto dai pubblici uffici (non può votare, né candidarsi), ma ha voluto giocare un ruolo da protagonista nella corsa per Palazzo delle Aquile: lo ha fatto allestendo una lista orgogliosamente democristiana, anche se - come abbiamo visto anche lo scorso anno in vari comuni e quest'anno a Messina - lo scudo crociato è stato sacrificato per scongiurare il rischio di contenziosi (perfino quando la Dc si è trovata nella stessa coalizione dell'Udc, cui ha continuato a contestare l'uso dello scudo) e trasformato in una bandiera, simile a quella del "simbolo di riserva" presentato per le elezioni politiche del 2018.
  

13) Lavoriamo per Palermo

Terza estratta all’interno della coalizione è la lista civica pià riconducibile a Lagalla: Lavoriamo per Palermo è formata non solo da esponenti della società civile, ma anche da consiglieri comunali uscenti, alcuni dei quali appartenenti ad Italia viva. Infatti il partito di Matteo Renzi, che aveva annunciato di correre in autonomia con Davide Faraone candidato a sindaco, ha poi aderito alla coalizione di Lagalla; qualche settimana fa, peraltro, lo stesso Renzi ha sconfessato i dirigenti locali del partito annunciando che, in caso di vittoria dell'ex rettore, il suo partito sarà all’opposizione (resta da capire se saranno d’accordo i suoi candidati eventualmente eletti). Chiari indizi della presenza del partito renziano sono rinvenibili - oltre che nel nome: Lavoriamo per Milano, lo scorso anno, aveva visto la partecipazione di Iv - pure nel simbolo: la sfumatura dei "colori Instagram" del logo nazionale è evidente nel bordo del cerchio e nella parola "per"; la parte restante gioca sull’intreccio fra bianco e blu, non distinguendosi più di tanto da ordinari simboli civici abitualmente utilizzati da Nord a Sud.
  

14) Alleanza per Palermo

Dopo il mancato superamento dello sbarramento nel 2017, ci riprova - stavolta cambiando coalizione e accasandosi nel centrodestra - Alleanza per Palermo, creatura politica del deputato regionale autonomista Totò Lentini: lui in un primo momento aveva annunciato la sua candidatura a sindaco, per poi concludere un accordo con Lagalla. La struttura grafica del simbolo non cambia molto rispetto a cinque anni fa: al posto della chiesa di S. Giovanni degli Eremiti è raffigurato (ma sempre in versione sfumata) uno scorcio della piazza antistante la Cattedrale; al tempo stesso spariscono i tratti tricolori. Permane però la combinazione di font differenti, così come il nome della città scritto in un rosso acceso che mal si confà all’impianto complessivo del simbolo: si può affermare che, come nel 2017, Alleanza per Palermo non sarà certo ricordata per aver realizzato un logo graficamente ben congegnato.

15) Forza Italia

Dopo alcune formazioni civiche, il sorteggio ha collocato nelle ultime posizioni della coalizione di Lagalla le restanti liste di partito, in particolare quelle legate alle formazioni più consistenti. In quinta posizione si trova il simbolo di Forza Italia, una delle liste più votate nel 2017 con l'8,61% (eguagliata dal Movimento 139 e battuta dal MoVimento 5 Stelle). In quest'occasione si è scelta una versione del simbolo con la bandiera in parte debordante rispetto al cerchio, ma più grande di quella utilizzata in molti altri comuni; al di sotto si legge solo il cognome di Silvio Berlusconi, senza altre aggiunte locali o personali.
 

16) Prima l'Italia

Al sesto posto della coalizione di centrodestra si trova una delle liste che più hanno fatto discutere nelle scorse settimane: quella di Prima l'Italia, formazione elettorale messa in campo dalla Lega per partecipare ad alcune elezioni amministrative come "esperimento". Nel 2017 sulle schede era finita la miniatura di Noi con Salvini, inserita insieme ad altre due forze politiche (tra cui Fratelli d'Italia) nella lista Centrodestra per Palermo a sostegno di Ismaele La Vardera: sarà interessante vedere l'accoglienza di un simbolo con quel nome (che di certo punta a un risultato migliore rispetto al 2,79% di cinque anni fa). Il contrassegno ricalca quello che aveva iniziato a circolare a fine marzo - con il nome bianco su due righe e, a sinistra, un elemento curvilineo tricolore - ma con lo sfondo blu più chiaro e provvisto di luci e ombre. 
  

17) Noi con l'Italia - Autonomisti - Via - noi Di Centro

In un certo senso il sorteggio procede per affinità cromatica: settimo simbolo della coalizione è quello di Noi con l'Italia, la formazione guidata a livello nazionale da Maurizio Lupi e che ha in Sicilia come riferimento l'ex ministro Saverio Romano (già Cantiere popolare). Il nome del partito, in questo caso, è stato leggermente sacrificato nel simbolo per inserire il riferimento al candidato sindaco e - giusto sopra alla pennellata tricolore - il logo degli Autonomisti (legati a Raffaele Lombardo, come lo è il simbolino contenuto all'interno: Via - Valori impegno azione). Non sfugge, nella parte inferiore, un riferimento anche a noi Di Centro di Clemente Mastella. 
 

18) Fratelli d'Italia

Ottavo emblema della coalizione che appoggia Lagalla è quello di Fratelli d'Italia, alla sua seconda partecipazione alle elezioni palermitane. Si è ricordato prima che l'esordio del partito guidato da Giorgia Meloni si era avuto nel 2017 all'interno della lista Centrodestra per Palermo: quella volta il simbolo conteneva ancora la "pulce" di Alleanza nazionale. Questa volta Fdi schiera il contrassegno coniato per le elezioni del 2018, con il simbolo ufficiale inserito in un cerchio a sua volta bicolore, sotto al nome evidente della stessa Meloni. E quasi certamente il risultato della lista sarà ben superiore al 2,79% raccolto insieme a Noi con Salvini e Il Centrodestra cinque anni fa. 
  

19) Moderati per Lagalla sindaco

L'ultima lista - la nona, il numero più alto di questo turno elettorale palermitano - della coalizione di centrodestra è Moderati per Lagalla sindaco. Si era pensato di riunire lì tutte le forze di centrodestra che a Palermo non sarebbero riuscite a presentare una lista o comunque sarebbero rimaste sotto il 5%: il risultato, tuttavia, è un vero "simbolo carambola". Nella parte superiore, infatti, si vedono le "pulci" di Valore liberale (formazione guidata da Marco Montecchi, che varie settimane fa ha lasciato Democrazia liberale), Movimento politico Libertas, Idea Sicilia (eccola qui), Italia al Centro (una delle rare occasioni in cui si è visto il futuro simbolo nazionale del partito), Buona Destra (legato a Filippo Rossi) e Rinascimento - #IoApro. Si tratta di uno dei simboli più pieni e, al tempo stesso, più difficili da leggere sulla scheda elettorale (oltre che graficamente poco appetibili). 
 

Francesca Donato (detta Onorato)

20) Rinascita Palermo

Chiude le candidature presentate nel capoluogo siciliano quella di Francesca Donato, europarlamentare eletta con la Lega nel 2019, salvo fuoriuscirne a settembre del 2021, in dissenso con la posizione "governista" del partito (e con l'appoggio al green pass). Dopo aver annunciato da tempo la sua candidatura a Palermo, Donato - che nel corso delle settimane ha raccolto l'appoggio, tra gli altri, di Antonio Ingroia e Marco Rizzo - ha dato seguito alle sue intenzioni con la lista Rinascita Palermo, il cui simbolo è molto semplice, basato soprattutto su elementi testuali e su vari archi colorati (verde acqua, arancio e rosa).

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