mercoledì 15 giugno 2022

Simboli sotto i mille (2022): il Nord, un po' allargato (di Massimo Bosso e un po' anche di Gabriele Maestri)

Preparati i bagagli nel post precedentesiamo pronti a partire per il viaggio nei comuni "sotto i mille", iniziando ovviamente dal Piemonte, terra ben nota a chi scrive e che storicamente vede la presenza di numerose liste di extra muros. I motivi di questo fenomeno sono diversi, prima di tutto la presenza di moltissimi comuni con meno di mille abitanti, soprattutto nelle numerose valli piemontesi. C'è però anche una ricca tradizione regionale alle spalle: in passato molti e a vario titolo sono stati i protagonisti di questo tipo di elezioni. Attualmente, per le ragioni più diverse, quasi tutti - specie quelli più estrosi e imprevedibili - hanno interrotto la loro carriera; almeno uno di loro, però, "tiene duro" - chissà se indovinate chi è - e anche stavolta la sua listarella l'ha piazzata (e forse qualcun altro che ancora si diverte c'è...).
 
Prima forza politica di cui ci si occupa è il Partito Gay LGBT+: ha presentato liste con il simbolo ufficiale a Frabosa Soprana, Salmour, Cravanzana, Bastia Mondovì, Rittana e Ronsecco; a questi comuni occorre aggiungere Torrazzo e Mombello (entrambi in provincia di Torino), in cui è stata presentata una lista Civica, ma il simbolo e il programma molto simili non lasciano dubbi sulla stretta vicinanza. 
Come di norma accade, le liste non direttamente legate al comune in cui si presentano riescono ad ottenere seggi dove è presente una sola formazione locale (come vedremo questo sarà un classico, anche se con qualche eccezione). Il Partito Gay LGBT+, dunque, ha raccolto due eletti a Frabosa Soprana (con 19 voti, pari al 4,55%) e a Salmour (20 voti, 6,10%); ha ottenuto un eletto a Bastia Mondovì (10 voti, 2,84%), visto che il terzo seggio di minoranza è nel frattempo andato per sorteggio alla lista Per Bastia Mondovì - L'Alternativa. Niente da fare, invece, a Ronsecco (6 voti, 1,85%), Cravanzana (2 voti, 0,92%) e Torrazzo (5 voti, 3,31%), come pure a Mombello (To) e Rittana (Cn), dove non è arrivato alcun voto. Si tratta, in ogni caso, di una presenza degna di nota, diffusa sulle province di Torino, Cuneo, Biella e Vercelli e con un bottino finale di 5 eletti (con un impegno sul territorio iniziato già lo scorso anno).
Merita poi attenzione ItalExit, che ha presentato liste in cinque comuni: Frabosa Soprana, Salmour, Rittana, Ronsecco (località nelle quali, come si è appena visto, era presente anche il Partito Gay) e a Ghislarengo. Proprio in questo comune dell'alto vercellese il partito di Gianluigi Paragone ha ottenuto un inaspettato exploit: lì erano presenti altre due liste, quella della sindaca uscente e un'altra che sembrerebbe essere stata schierata per sfavorire l'ingresso di forestieri in consiglio comunale. Si sono contati solo 337 votanti su 661 aventi diritto (con un'affluenza di poco superiore al 50%, un dato piuttosto anomalo per questi piccoli centri e che merita una riflessione sull'offerta elettorale). 
Paradossalmente la disposizione delle liste sulla scheda ha riflettuto l'ordine di preferenza dato dal corpo elettorale: la lista vincitrice, Obiettivo comune 2.2, ha ricevuto 212 voti (67,85%) con la conferma della sindaca uscente, la seconda lista ne ha presi 58 (18,59%) e ha ricevuto due seggi, ma la vera sorpresa è arrivata proprio da ItalExit che, pur presentando soltanto candidati esterni al paese, ha raccolto ben 42 voti (13,46%), sufficienti a ottenere l'ultimo dei tre seggi destinati all'opposizione e a mandare in consiglio il proprio candidato sindaco, Loris Lazzaretti. Un seggio per ItalExit è scattato anche a Salmour (grazie a 16 voti, pari al 4,88%), mentre non sono arrivati eletti a Rittana (zero voti) e a Frabosa Soprana (5 voti, 1,20%). 
A Ronsecco, in teoria, era andata leggermente meglio, con 13 voti (4,01%), doppiando il risultato del Partito Gay; in quel comune, però, qualcuno doveva aver avuto il sospetto che avrebbero partecipato liste esterne, così un gruppo di persone vicine al sindaco uscente ha raccolto le firme per la lista Via liste civetta, dal programma eloquente quanto il nome scelto (come si può vedere a fianco). 
In realtà non si riesce a capire come si possa "evitare" che una lista si presenti alle elezioni; al più se ne possono "neutralizzare" gli effetti. Si può poi discutere sull'espressione "lista civetta", usata spesso per riferirsi a ogni lista "anomala" (per rastrellare voti o, come qui, per entrare da forestieri in un consiglio comunale, anche quando magari l'emblema è noto a livello nazionale), quando invece era stata coniata per un contesto ben preciso e non generalizzabile: al tempo della "legge Mattarella" - con sistema elettorale misto - i partiti maggiori, per non rinunciare nemmeno a un voto nella quota proporzionale della Camera, avevano scelto di collegare i candidati presentati dalle rispettive coalizioni nei collegi uninominali a liste di comodo (dal simbolo tendenzialmente anonimo) in modo che fossero queste - e non i reali partiti di riferimento - a subire la sottrazione dei voti utili all'elezione nei collegi uninominali (il famoso "scorporo", che avrebbe dovuto dare più spazio ai partiti medio-piccoli). Paradossalmente, guardando al simbolo utilizzato, proprio la lista Via liste civetta poteva configurarsi come "civetta"; ha in ogni caso ottenuto il suo scopo originario, aggiudicandosi tutti e tre i consiglieri di minoranza grazie ai 58 voti ottenuti (17,90%).
Va poi segnalato il ritorno, dopo 9 anni di assenza, di una lista della Fiamma Tricolore, un partito che - oltre ad aver concorso a competizioni di rilievo nazionale e a essere stato presente alle amministrative in vari capoluoghi - dal 2001 al 2013 aveva presentato decine di liste in piccoli comuni piemontesi. Il simbolo della goccia tricolore è apparso a Pomaro Monferrato, dove ha ottenuto solo 4 voti (2,19%), ma il candidato sindaco - Massimo Doria di Valenza Po - ha "rischiato" di entrare in consiglio: se la lista locale ha fatto man bassa con 163 voti (89,07%), c'era anche una formazione civica - Insieme per Pomaro - di chiara ispirazione leghista con candidato sindaco Gian Paolo Lumi. Questa candidatura merita attenzione: oltre a essere stato consigliere comunale uscente di Alessandria, Lumi è anche consigliere provinciale, ruolo da cui sarebbe decaduto se non fosse stato rieletto nel capoluogo. I 16 voti ottenuti da Insieme per Pomaro, invece, hanno ottenuto come primo effetto l'elezione in consiglio di Lumi (che dunque ha certamente salvato il suo seggio in provincia); in più, visto che i consiglieri di minoranza si distribuiscono con la formula d'Hondt, la lista si è aggiudicata tutti e tre i posti disponibili, ma se la Fiamma Tricolore avesse ottenuto 6 voti invece che 4 avrebbe strappato un seggio. Va aggiunto, per completezza, che era stata presentata una quarta lista - Uniti per Pomaro, espressione locale - ma è stata ricusata perché non aveva nessuna donna tra i candidati (si è applicata la recente sentenza n. 62/2022 della Corte costituzionale, che ha censurato la mancata previsione dell'obbligo di rappresentare entrambi i generi nelle liste anche nei comuni sotto i 5mila abitanti).
Il simbolo ufficiale della Lega, invece, lo troviamo ad Orio Canavese: aveva già concorso nel 2017, quando tra l'altro era presente anche Forza Nuova (che invece è sparita dalle competizioni elettorali). Le liste ammesse a questa competizione erano solo due: quella locale - Insieme per Orio - ha vinto con 312 voti (il 87,15%), così i restanti 46 voti sono andati alla Lega, che ha dunque ottenuto i tre seggi di minoranza. Sembra peraltro opportuno segnalare che in questo comune era stata regolarmente presentata un'altra lista della Fiamma Tricolore, ma la sottocommissione elettorale di Strambino ha ritenuto che il suo simbolo fosse "facilmente confondibile" con quello di Fratelli d'Italia, per cui ha dapprima invitato a sostituire il contrassegno e in seguito ha ricusato la lista: i presentatori hanno infatti ritenuto di non accogliere l'invito, ritenendolo del tutto immotivato visto che il partito utilizza quel simbolo da circa vent'anni (non a caso, come si è visto, l'emblema è stato ammesso senza alcun problema a Pomaro).
A Valgioie si è presentata la lista No Green Pass, raccogliendo 25 voti (5,48%): un risultato nemmeno irrilevante, in fondo, ma che non è stato sufficiente a strappare seggi alle due formazioni locali. Va ricordato che una lista con lo stesso nome si era presentata anche a Trana (3800 abitanti), ma - come ha già ricordato questo sito nelle scorse settimane - in questo comune della provincia di Torino tutte le quattro liste depositate sono state ricusate per vizi relativi alla presentazione delle candidature.
A Mombello di Torino, che nel 2021 non aveva potuto celebrare le elezioni per mancanza di liste, questa volta si sono contati ben cinque concorrenti. Una - Insieme per Mombello - ha fatto la parte del leone, conquistando 187 voti (86,57%) dei 216 validamente espressi, una non meglio identificabile Mombello al Centro ne ha raccolti 23 (11,11%) aggiudicandosi tutti e tre i seggi di minoranza; sono rimaste fuori dal consiglio, oltre alla già vista Civica (con zero voti) anche Futuro Piemonte - Mombello c’é (3 voti, 1,39%) e Il Popolo della Famiglia, alla sua unica apparizione "sotto i mille" in Piemonte (2 voti, 0,93%)
Altre liste difficili da classificare - per lo meno secondo le categorie viste prima di partire per il viaggio - appaiono per esempio ad Angrogna: lì la lista La Nuova Angrogna ha raccolto solo 17 voti (pari al 4,47%) e non è riuscita a raccogliere nessun seggio, stante la presenza di due formazioni locali che si sono divise gli altri 363 consensi.
Spostandoci a Rittana, lì ha concorso la lista Rittana Tricolore, simbolo blu e tricolore veramente minimal (e che sa in qualche modo di già visto, oltre che di realizzato in fretta): visti i soli due voti ricevuti (corrispondenti al 2,63%, percentuale non troppo ridotta, ma data essenzialmente dal fatto che i voti validi totali erano solo 76) è difficile pensare che si tratti una lista locale. Del resto, era difficile pensarlo anche per la lista Per Bastia Mondovì - L'Alternativa, ma se ne è appunto già parlato nell’articolo precedente.
Tornando a Frabosa Soprana, di cui si è già parlato per i due seggi conquistati dal Partito Gay LGBT+, resta da dire del terzo seggio: se l'è aggiudicato una lista piuttosto anonima - almeno guardando al contrassegno utilizzato - Impegno per Frabosa, grazie ai soli 9 voti raccolti (2,15%). Difficile dire, a prima vista, perché quella lista sia stata presentata: se fosse stata concepita come tentativo di sbarrare l'ingresso in consiglio comunale ad estranei, si dovrebbe dire che è stata poco efficace. Chi ha buona memoria, però, può ricordare che il candidato sindaco, Marco Di Silvestro, era già comparso come candidato sindaco di Piemont a Massello nel 2021 (candidandosi anche nella Lega in quarta circoscrizione a Torino) e, ancor prima, era stato aspirante primo cittadino per Alternativa dei cittadini a Capriglio nel 2007 e per No Euro a Pramollo nel 2004. E allora, per completezza, bisogna dire anche che proprio a Frabosa Soprana nel 2007 si era candidato sindaco Gianluca Noccetti per il Partito Pensionati (poi, tra i tanti ruoli, aspirante sindaco a Torino nel 2016 e candidato per la Lega al consiglio comunale di Torino nel 2021), mentre cinque anni più tardi si presentò la Lista dei Grilli parlanti - No Euro, candidando ed eleggendo consigliere Samuele Monti (sì, proprio il presentatore di Monti presidente per l'Europa, il simbolo bocciato - dal Viminale e dall'Ufficio elettorale centrale nazionale - alle elezioni politiche del 2013). Con tutti questi indizi, non ci si sente di dire che la lista sia stata casuale, né che sia stata un fallimento: al contrario, l'eletto è stato una vittoria.
Prima di lasciare il Piemonte, vale la pena dire che in ben 14 comuni si è presentata una sola lista. In tutti questi il quorum del 40% degli aventi diritto (calcolato senza conteggiare gli iscritti Aire non presentatisi alle urne) è stato superato; non è comunque dato sapere se i futuri sindaci avessero una lista di comodo pronta nel cassetto o avessero anche solo pensato a metterla a punto.

In Lombardia ritroviamo il Partito Gay LGBT+ in tre comuni in provincia di Bergamo, cioè Averara (5 voti, 5,38%), Blello (1 voto, 1,61%) e Carona (2 voti, 0,97%): in queste località non è scattato alcun seggio per la presenza di altre liste. Ad Averara, peraltro, al secondo posto alle elezioni - conquistando i seggi della minoranza - si è collocata una lista civica, Alleanza per Averara: questa, che all'interno aveva la "pulce" del Popolo della Famiglia, ha ottenuto 19 voti (20,43%), mentre una non meglio classificabile Impegno civico ha ricevuto solo uno dei 103 voti validi (1,08%) a fronte di 188 elettori. Davvero un comune piccolissimo. 
Il Partito Gay LGBT+ è invece riuscito a ottenere i tre seggi dell'opposizione a San Bartolomeo Val Cavargna (Como) grazie alla presenza di una sola lista locale; l'aspirante sindaca (ed eletta in consiglio) era Doha Zaghi, balzata agli onori della cronaca per essere stata estromessa dalla lista di Azione a Como, una volta emersa la sua attività di mistress professionista. Il risultato del Partito Gay in questo comune merita di essere segnalato per una peculiarità, in questa sede molto rilevante: sull'elenco degli enti locali chiamati al voto pubblicato sul sito del Ministero dell'interno al comune è attribuita la popolazione legale di 1041 abitanti e, stando a quel numero, sarebbe stato necessario raccogliere le firme a sostegno delle liste. In effetti, in un primo tempo, la sottocommissione elettorale circondariale competente aveva escluso la lista dalla competizione elettorale: dopo un ricorso presentato dal Partito Gay LGBT+ (curato dall'avvocata Sara Franchino) il Tar di Milano ha riammesso le candidature, ritenendo che i dati del censimento permanente Istat del 2021 prevalessero sull'ultimo censimento della popolazione effettuato nel 2011, prendendo atto che nell'ultimo decennio il comune era sceso sotto i mille abitanti e quindi venisse meno l'onere delle sottoscrizioni. In questo modo, la lista ha potuto partecipare regolarmente alle elezioni: i suoi 81 voti sono risultati pari a un dignitoso 14,65% che, come si è detto, hanno prodotto tre seggi.
Sempre in provincia di Como, a Brienno, troviamo i Rivoluzionari Europei, il candidato è un nome noto a chi ha seguito i precedenti viaggi "sotto i mille": Pablo Algieri, infatti, nel 2017 era stato candidato ed eletto a Mezzana Rabattone (Pv) con il misterioso Movimento S.F.I.A.M. (dopo aver messo a referto altre candidature con il movimento P.I.L.U.; con S.F.I.A.M., tra l'altro, ci ha riprovato almeno una volta nel 2020, a Papasidero) Questa volta ha cambiato provincia e insegne (più sobrie, verrebbe da dire) ed è stato eletto con altri due candidati della sua lista grazie a 6 (diconsi sei) voti, pari al 3,39%, ma soprattutto grazie alla provvidenziale presenza di una sola lista locale.
A Paspardo (Brescia) è finita sulle schede la lista Valle Camonica provincia - Basta Tasse - Liberali. Il nome può certamente suscitare curiosità, anche se non dovrebbe risultare nuovo per i #drogatidipolitica: tanto Basta Tasse quanto Valle Camonica provincia, infatti, sono progetti politici e simboli storicamente legati a Luciano Garatti, avvocato a Darfo Boario Terme e già senatore del Polo della Libertà dal 1994 al 1996. Sapendo questo, il risultato ottenuto - 106 voti, pari al 31,36% - non sorprende e fa pensare che il movimento abbia radici nel paese.
Per qualche strano motivo le liste esterne sono più numerose in provincia di Pavia, forse a causa della vicinanza con il Piemonte: del resto, la Lomellina faceva parte del preunitario Regno di Sardegna. 
In questo territorio la fa da padrone Grande Nord, che a Gambarana ha ottenuto addirittura il 28,44%: in effetti scaturisce da soli 31 voti, visto che i voti validi sono solo 109 (su 188 elettori), ma il raccolto è stato sufficiente a eleggere tre consiglieri. Risulta ancora più piccolo Calvignano, comune con soli 109 elettori, 70 dei quali votanti: al netto di tre schede bianche ed una nulla, è finita 60 a 6 per la lista locale, ma i sei voti (9,09%) ottenuti da Grande Nord come seconda lista sono bastati per aggiudicarsi i tre seggi della minoranza.
Ovviamente ci si può interrogare su quale senso abbia mantenere in piedi comuni così piccoli: al confronto, la citata Mezzana Rabattone con i suoi 379 elettori appare quasi una metropoli... Proprio a Mezzana hanno votato in tanti: 349 in tutto (pari al 87,91% del corpo elettorale) forse un record nazionale. Lì le liste locali erano già due: nulla da fare dunque per Grande Nord, che si è dovuto accontentare di un solo voto (0,29%).
Resta da dire di Monticelli Pavese, comune in cui hanno votato 287 persone (poco più del 60% del corpo elettorale) e oltre quattro votanti su cinque hanno scelto la lista locale Amministrare insieme: pur presentando un simbolo datato e poco accattivante, ha raccolto ben 230 voti (82,73%). La cinquantina di voti rimasti - togliendo anche quelli non validi - è stata divisa tra la lista Monticelli Cresce (39 voti - 14,03%) e Libertà Sovrana (i suoi 9 voti - pari al 3,24% - non sono stati sufficienti a ottenere anche solo un seggio). Di che liste si trattava? Formazioni anti quorum (e anti commissariamento)? Argine agli estranei? A loro volta estranei? Difficile dirlo...

Se in Liguria e Veneto non c'è nulla da segnalare (mentre in Emilia Romagna non ci sono comuni sotto i mille al voto), si potrebbe inserire in questa parte di viaggio la Toscana: di fatto si può riscontrare una certa uniformità territoriale (per cui anche in passato si è inserita la regione nel Nord). Qui i comuni "sotto i mille" al voto sono solo due: Sassetta (Livorno) e Montemignaio (Arezzo). Solo in quest'ultimo merita di essere segnalata la presenza del Partito Gay LGBT+ che prende 9 voti (2,64%); i tre seggi di minoranza, tuttavia, sono andati alla lista Montemignaio guarda oltre, che non ha fatto un gran risultato - 63 voti, il 18,48% - ma ha ripreso un simbolo già schierato nel 2017 dalla lista di minoranza (all’epoca prese circa il 15%).

(2 - continua)

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