Il "diritto dei partiti" per qualcuno può sembrare qualcosa di impalpabile, formale, per "azzeccagarbugli", eppure merita di essere preso sul serio. Sembra dimostrarlo, in qualche modo, la vicenda della Lega Nord e di coloro che non si accontentano di una sua mera "sopravvivenza" quale soggetto "prestasimbolo" con un debito pesantissimo da onorare. Si è dato conto, poco meno di un mese fa, del ricorso presentato a nome di Gianluca Pini, già segretario della Lega Nord Romagna e deputato per tre volte (fino al voto del 2018), con cui si chiedeva la convocazione d'urgenza del congresso federale per ridare al partito organi elettivi e consentigli di essere operativo secondo le decisioni dei suoi iscritti. Ieri sera, lo stesso Pini ha pubblicato sul proprio profilo Facebook la convocazione del Consiglio federale che poche ore prima era stata firmata dal commissario federale del partito, Igor Iezzi: all'ordine del giorno per la riunione del 20 settembre, oltre alla nomina dell'Organo federale di controllo sull'amministrazione, c'è il punto "Congresso Federale".
Il Tribunale civile di Milano, presso il quale il ricorso era stato depositato dall'avvocato di Pini, Massimo Beleffi, aveva già provveduto a fissare l'udienza di prima comparizione per giovedì 14 luglio. Prima di quel momento, tuttavia, è subentrato un potenziale fatto nuovo, vale a dire la citata convocazione del Consiglio federale, uno degli organi che può convocare il Congresso federale in via straordinaria, deliberando a maggioranza dei suoi membri (quindi a maggioranza assoluta), in base all'art. 9, comma 3 dello statuto vigente della Lega Nord, sulla base delle modifiche approvate alla fine del 2019. La stessa disposizione prevede che il segretario federale possa assumere in qualsiasi momento l'iniziativa di convocare il Congresso; poiché l'art. 15, comma 4 dello stesso statuto prevede che il Commissario federale nominato dal Consiglio federale in caso di dimissioni del Segretario federale abbia "pieni poteri", si deve presumere che il potere di convocare il congresso in ogni momento spetti anche al citato Iezzi, quale commissario.
Ora, la convocazione del Consiglio federale - documento in cui, curiosamente, il simbolo della Lega Nord non coincide del tutto con quello statutario, visto che il "Sole delle Alpi" è molto più piccolo, sullo stile dei contrassegni elettorali del 2013 e del 2014 - può essere interpretata in vari modi, senza alcuna pretesa che questi siano fondati. L'ultimo Congresso federale della Lega Nord, com'è noto, risale al 21 dicembre 2019 e da allora, nonostante lo statuto prevedesse tempi relativamente ristretti per lo svolgimento della nuova assise in caso di dimissioni del segretario federale, non si è più parlato di riunione dell'organo più importante del partito (pur tenendo conto, ovviamente, degli impedimenti legati alla situazione sanitaria in Italia nel 2020 e in parte anche in seguito); il fatto che da poche ore il tema risulti all'ordine del giorno di un'importante riunione di un organo rilevante del partito autorizza a pensare che tanto il commissario Iezzi, quanto probabilmente lo stesso Salvini abbiano ritenuto opportuno almeno porre la questione del congresso all'attenzione del Consiglio federale, tenuto conto anche del ricorso presentato per conto di Pini. Premesso questo, è altrettanto vero che il Consiglio federale - il cui svolgimento è previsto in via telematica - è convocato per il 20 settembre, due giorni dopo il raduno previsto a Pontida, ma soprattutto oltre due mesi dopo l'udienza di prima comparizione delle parti a Milano: il 14 luglio, dunque, se la Lega decidesse di comparire, potrebbe tentare di sostenere che è subentrato un fatto nuovo e dunque occorrerebbe almeno un rinvio del procedimento.
Si vedrà cosa accadrà nei prossimi giorni. Di certo, occorre notare che il punto all'ordine del giorno del Consiglio federale del 20 settembre è "Congresso Federale", non "Convocazione del Congresso Federale", una differenza non lieve. Anche in tale seconda ipotesi, a dire il vero, l'organo potrebbe discutere e non approvare a maggioranza assoluta la decisione di convocare il congresso; il fatto che però all'ordine del giorno si parli semplicemente di "Congresso Federale" (mentre il primo punto si riferisce espressamente alla nomina di un organo interno, dunque a un'azione precisa) autorizza a pensare che nella mente di chi ha convocato la riunione ci sia soprattutto una discussione sul punto, senza che per forza si arrivi a un voto sulla convocazione (che pure potrebbe esserci).
Risulta chiaro, in ogni caso, che il ricorso di Pini non perde di attualità anche dopo la convocazione di ieri. Questa di certo rappresenta un fatto nuovo sul piano politico; sul piano giuridico, invece, è molto più difficile dirlo, rendendo al più opportuno un rinvio a una nuova udienza. Anche qualora il Consiglio federale dovesse ritenere opportuno non deliberare la celebrazione del Congresso federale, peraltro, la convocazione dell'assise resterebbe nel potere del Commissario federale; qualora questi ritenesse a sua volta di non convocare il congresso - magari per rispettare l'eventuale orientamento negativo del Consiglio federale - sarebbe allora palese la violazione dello statuto da parte degli organi interni della Lega Nord, per il (deliberato) mancato rispetto dei termini previsti per la convocazione congressuale in caso di dimissioni del Segretario federale. Tutt'al più, il Consiglio federale potrebbe sfruttare il già citato art. 15, comma 4 dello statuto in base al quale il congresso straordinario "deve tenersi entro 120 (centoventi) giorni dalla cessazione dalla carica del Segretario Federale oppure entro un termine diverso definito dal Consiglio Federale stesso", provvedendo dunque a indicare quel termine: si tratterebbe però di un passo decisamente azzardato, perché una decisione simile sarebbe stato logico attendersela all'atto della nomina del Commissario federale (e non è dato sapere se sia stato deliberato qualcosa in quell'occasione) e certamente non per praticare di fatto un termine lungo anche nove volte quello previsto dallo statuto stesso.
Si vedrà, in ogni caso, se il Congresso federale della Lega Nord sarà convocato (dal Consiglio federale, dal commissario Iezzi o per intervento del Tribunale di Milano) e se ci saranno le condizioni perché la Lega Nord, oltre che nel pagamento rateale di quanto dovuto in base ai provvedimenti del Tribunale di Genova, si impegni in una nuova attività politica voluta dai soci attraverso il congresso. Un'attività che potrebbe comprendere anche la presentazione del simbolo alle elezioni e che porrebbe inevitabilmente un problema di convivenza con l'emblema elettorale usato dalla Lega per Salvini Premier (diverso da quello ufficiale allegato al suo statuto, privo di Alberto da Giussano). Ma, appunto, è presto per capire come andrà a finire: di certo il confronto, norme statutarie e di legge alla mano, si presenta particolarmente interessante.
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