La data di lancio ufficiale è già stata fissata: il 23 luglio. In quel giorno, a Roma, all'hotel Baglioni, si terranno gli Stati Generali di Oltre il Sistema, movimento politico fondato e guidato da Luca Palamara, già presidente dell'Associazione nazionale magistrati e membro del Consiglio superiore della magistratura, poi radiato dalla magistratura stessa in seguito ad alcuni procedimenti giudiziari nei quali è stato ed è coinvolto.
L'annuncio - diffuso ieri e pubblicato tra ieri e oggi dai media - arriva dopo la notizia data il 9 maggio scorso della futura candidatura alle elezioni politiche dell'ex magistrato (per un "impegno politico per una giustizia giusta e non vendicativa", le cui forme sarebbero state rese note in seguito); il primo tassello di quell'impegno, peraltro, era già stato messo con la candidatura alle suppletive nel collegio camerale di Roma Primavalle tenutesi il 3 e il 4 ottobre dell'anno scorso. E direttamente da quella esperienza viene anche il simbolo del movimento che è stato divulgato e che è possibile vedere sul sito www.oltreilsistema.it (l'indirizzo è stato registrato lo scorso 5 febbraio a nome di Monica Macchioni, giornalista ed editrice: nel 2017 ha creato Male Edizioni, dirige Spraynews e si occupa di comunicazione politica e aziendale).
Come nel contrassegno impiegato lo scorso anno, c'è la dea della Giustizia, rappresentata di profilo, protesa in avanti (anche se stavolta, mancando le righe orizzontali sullo sfondo, sembra più ferma, meno pronta a correre), senza spada, ma con la mano che regge la bilancia a due piatti e la benda sugli occhi, segni di equilibrio e imparzialità. La figura della Giustizia - identica nella raffigurazione - in questo caso è tinta di blu scuro, come la sagoma dell'Italia che le è stata posta al fianco. Non è stato replicato il "cancelletto" tricolore, prestato lo scorso anno dall'associazione Cultura Identità, così come non c'è il nome dello stesso Palamara; i colori della bandiera invece tingono un segmento circolare posto nella parte inferiore del cerchio, sulla quale trova posto la parola più evidente del nome del movimento, che guarda caso rimanda a Il Sistema, il titolo del libro-intervista con Alessandro Sallusti che ha venduto oltre 300mila copie (e il concetto è stato citato anche nella copertina del successivo volume dei due, Lobby & Logge).
Nella proposta politica di Palamara il tema della giustizia ha un ruolo inevitabilmente rilevante, anche perché "parlare di giustizia oggi - ha sottolineato - equivale a parlare di democrazia e di libertà. Pensare per il legislatore e per i leader politici di ignorare un tema così importante come quello della Giustizia e dei meccanismi che regolano le nomine e le cariche all'interno della Magistratura significherebbe non avere a cuore l'agibilità democratica del Paese in cui viviamo", mentre "è compito delle forze democratiche vigilare affinché non ci siano travalicazioni, affinché un potere non ingerisca l'ambito dell'altro condizionandone il corso".
Secondo l'ex presidente Anm si è di fronte a "un punto di non ritorno", nel quale "troppe contraddizioni hanno attraversato il mondo delle toghe, troppe interazioni tra magistratura e politica hanno inquinato l’autonomia della magistratura e hanno parificato il mondo dei magistrati ad un manuale Cencelli in sedicesimi, dove gli equilibri sono venuti spesso prima del merito e della verità. Una corsa smodata al carrierismo e ai fuori ruolo presso gli uffici legislativi di Camera e Senato e dei Ministeri: rendite di posizione, di relazioni, di visibilità". Sarebbe questo, in poche righe, il "Sistema" da lasciare alle spalle e che, sempre con le parole di Palamara, "si regge da anni e determina l'inizio e la fine di un leader politico, la fine ad orologeria di governi eletti dal popolo" (che non esistono, come ovviamente Palamara sa visti i suoi studi di diritto costituzionale, ma evidentemente la formula esercita un fascino notevole...).
Per l'ex presidente Anm è prioritario "cancellare per sempre il ricorso strumentale all'uso politico della giustizia per favorire gli amici applicando la legge solo contro i nemici e interpretandola a favore dei primi", come pure eliminare "lo strapotere delle correnti, le rendite di posizione, i carrierismi e i tifi ideologici", proponendo invece - come "tema dirimente e imprescindibile per le elezioni del 2023" - una giustizia da declinare in ogni forma, "a partire dalla giustizia sociale, alla giustizia economica, alla giustizia fra popoli, giustizia nei concorsi (sperando che non siano già coi posti assegnati)", in un percorso che possa contribuire a far rinascere l'Italia. Oltre il Sistema si propone appunto questo - tentando di attualizzare, a suo modo, l'appello ai "liberi e forti" di Sturzo - mettendo in campo "una proposta per l'Italia e dunque al tema centrale della giustizia verranno affiancati declinandola altri temi", seguiti da chi vorrà partecipare a una "battaglia collettiva per una Italia più giusta". L'invito-appello è esplicitamente rivolto "a tutti, destra, sinistra, centro, astenuti, apolitici", con l'idea di costituire "una piattaforma iniziale su cui innestare con forza un movimento riformatore nuovo".
Naturalmente è presto per dire se il simbolo di Oltre il Sistema diventerà pure contrassegno elettorale (per giunta autonomo) e finirà sulle schede al prossimo rinnovo del Parlamento. Di certo è possibile, ma - posto che molto dipenderà anche da quando si andrà al voto, viste le tensioni che in queste settimane non mancano - bisogna ammettere che l'attuale sistema elettorale non sarebbe del tutto favorevole per una lista di questo tipo, considerando almeno la legittima aspirazione a eleggere propri parlamentari. A dispetto del 6% ottenuto da Luca Palamara alle suppletive di ottobre - certamente non trascurabile, ma il risultato riguarda un territorio limitato - non è affatto ovvio che una lista di questo tipo possa raggiungere la soglia di sbarramento del 3%; anche percentuali più ridotte, naturalmente, potrebbero essere utili per i candidati nei singoli collegi uninominali per prevalere sugli avversari (e ovviamente in quel caso Oltre il Sistema dovrebbe sperare nell'elezione di propri candidati in quei collegi). Diverso sarebbe il discorso con una differente legge elettorale, magari con formula più ampiamente proporzionale (visto che in questi giorni qualche passo rilevante in più sembra essere stato fatto), anche se - di nuovo - i dettagli sarebbero fondamentali per decidere sulla partecipazione. Non sarebbe indifferente nemmeno il problema della raccolta firme, un ostacolo che oggettivamente non piace a nessuno, alle forze presenti in Parlamento (si vedano le parole sferzanti di Gianluigi Paragone - ItalExit - sulla "porcatina" dell'esenzione dalla raccolta per alcune forze politiche con una rappresentanza parlamentare "molto qualificata") e a quelle che stanno fuori. Intanto, però, il simbolo già c'è e verrà impiegato in questi mesi: potrà finire sulle schede o, se le manifestazioni di Palamara in giro per l'Italia otterranno seguito, potrà essere utile per convincere qualche forza politica a ospitare esponenti di Oltre il Sistema nelle sue liste, condividendo quelle battaglie per la Giustizia.
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