venerdì 5 aprile 2024

L'Udc verso la Lega per creare un gruppo (?) e correre alle europee

Le elezioni europee del 2019 sono state le prime a non vedere lo scudo crociato sulle schede: allora, infatti, in nome della comune appartenenza al Partito popolare europeo, l'Unione di centro - Udc schierò propri candidati nelle liste di Forza Italia. Cinque anni prima il 4% era stato raggiunto con un po' di fatica dalla lista comune promossa con il Nuovo Centrodestra, ma nel voto che aveva seguito di un anno il risultato deludente di Noi con l'Italia - Udc alle politiche del 2018 (1,3% alla Camera) si era ritenuto più prudente non rischiare e concorrere - proprio insieme a Noi con l'Italia - all'unica lista legata al Ppe (anche se nel simbolo non era indicato) certa di superare lo sbarramento. Nessuno dei sette europarlamentari eletti dalla lista di Fi, però, era espressione dell'Udc: lo stesso segretario Lorenzo Cesa, a dispetto dei suoi oltre 42mila voti, ne ottenne 5mila in meno di Fulvio Martuscello e non venne eletto. 
Considerando il risultato ottenuto dalla lista Noi moderati - partecipata anche dall'Udc - alle elezioni politiche del 2022 (meno dell'1%), le condizioni di partenza per le forze politiche minori del centrodestra sembravano tanto simili a quelle del 2019 da portare a pensare che l'esito fosse lo stesso. Ma se in questi giorni si è in effetti parlato di un accordo "naturale" tra Antonio Tajani per Forza Italia e Maurizio Lupi per Noi moderati (ma, proprio perché non sembri un accordo solo elettorale o una semplice "tribuna", Noi moderati - come si è letto sul Corriere in un pezzo di Marco Cremonesi - insisterebbe per ottenere un richiamo al partito nel simbolo forzista), l'Udc sembra piuttosto proiettata verso una federazione con la Lega per Salvini premier
Oggi le agenzie danno notizia di un comunicato congiunto dei due partiti, in base al quale "Matteo Salvini e Lorenzo Cesa si sono confrontati e hanno condiviso che le prossime elezioni europee rappresenteranno un passaggio decisivo per il futuro del Vecchio Continente e dell'Italia", passaggio in vista del quale è stato annunciato un "patto federativo parlamentare". Già questa mattina, in compenso, su Libero Cesa annunciava in un'intervista a Pietro De Leo l'avvenuta stipulazione di quel patto "grazie all'impegno dell'onorevole Nino Minardo che ha lavorato per costruire questo percorso politico e per cui parla la storia politica che lo ha visto, anche da segretario regionale della Lega in Sicilia, sempre impegnato nel dialogo con le forze moderate, di ispirazione cattolica e autonomista". 
In effetti subito dopo a De Leo Cesa parla della nascita di una "componente Udc alla Camera": chi conosce il diritto parlamentare (e frequenta questo sito) sa bene che gruppo parlamentare e componente politica del gruppo misto sono due realtà ben diverse, visto che per creare una componente nel gruppo misto basta disporre di tre deputati che dichiarino di fare riferimento a "un partito o movimento politico la cui esistenza, alla data di svolgimento delle elezioni per la Camera [...], risulti in forza di elementi certi e inequivoci, e che abbia presentato, anche congiuntamente con altri, liste di candidati ovvero candidature nei collegi uninominali"; per costituire un gruppo, invece, in questa prima legislatura "a ranghi ridotti" servirebbero ancora 20 deputati, criterio cui sarebbe possibile derogare se si fossero ottenuto alle ultime elezioni politiche almeno 300mila voti. La lista federativa Noi moderati si era fermata al di sotto (poco più di 250mila voti), ma l'Ufficio di presidenza della Camera si era accontentato del conseguimento di eletti nei collegi uninominali e aveva autorizzato la formazione del gruppo, benché fosse formato da sole 8 persone, meno della metà del minimo richiesto. Considerando che l'Udc può contare solo su Cesa alla Camera (attualmente nel gruppo composito di Noi moderati) e che a lui si unirà Minardo, è facile rilevare che manca una persona per arrivare a tre, ma è ancora più difficile che si autorizzi la formazione di un nuovo gruppo per sole due persone, benché - come sottolineato da Cesa nell'intervista - militanti e rappresentanti locali dell'Udc rivendichino "una agibilità politica nazionale del nostro partito. Richiesta fondata peraltro dalla presenza dello scudocrociato in tutte le tornate elettorali".
La federazione parlamentare, però, è indicata come tappa intermedia di un percorso più ampio: "Con concretezza e senso di responsabilità - si legge nel comunicato congiunto - Lega e Udc vogliono rafforzare i contenuti programmatici comuni che vanno difesi a Roma come a Bruxelles: si tratta della valorizzazione delle tradizioni e dei valori cristiani dell'Europa; della tutela della famiglia, dell'autonomia dei territori e della valorizzazione degli enti locali, della salvaguardia del lavoro, della determinazione per sostenere sviluppo e nuove infrastrutture, del contrasto all'immigrazione illegale, dell'incoraggiamento a ogni iniziativa finalizzata alla pace e dell'impegno per l'indipendenza energetica del paese". "Matteo è una persona attenta e di grande generosità - ha risposto Cesa a De Leo che gli chiedeva cosa lo accomunasse a Salvini -. Poi chiaramente è un alleato leale e soprattutto un politico concreto come sta dimostrando con il suo lavoro al Mit. Sui contenuti le faccio notare una cosa: sul nostro simbolo, lo scudocrociato, campeggia la parola Libertas, libertà. Come Salvini siamo contro ogni forma di totalitarismo, sia esso fascista o comunista. Abbiamo poi entrambi il desiderio di avere un'Europa più efficiente, più coesa e più vicina alle esigenze dei suoi cittadini: il progetto originale di Adenauer, Schumann e De Gasperi. Per non parlare della difesa dei valori e al contrasto dell'immigrazione illegale. E anche sul tema dell’autonomia ricordo che uno dei precursori è stato don Luigi Sturzo, un siciliano e il fondatore del popolarismo italiano".
Non spetta a questo sito valutare il contenuto di queste e altre dichiarazioni. Ci si limita ad accogliere con sorpresa un nuovo caso di "geometria variabile preventiva": se Forza Italia e Udc condividevano l'appartenenza al Ppe, altrettanto non si può dire per Udc e Lega, visto che questa è parte del partito-gruppo Identità e democrazia e non riesce facile pensare che eventuali candidati dell'Udc che dovessero risultare eletti a Strasburgo accettino di restare sotto le insegne di Id. Di certo, per questioni di concretezza, era altrettanto difficile che Forza Italia, partito più in forma di qualche tempo fa ma comunque lontano dai risultati di un tempo, potesse farsi carico di tutte le attese elettorali dei piccoli partiti di quell'area, con il rischio di vedere troppo penalizzati i propri esponenti.
Proprio per le differenzi collocazioni partitiche a livello europeo, in ogni caso, è ancora più interessante capire se il simbolo della Lega sarà integrato in qualche modo con i riferimenti all'Udc, dubitando - ma non si può mai dire.. - che nel contrassegno per la prima volta appaiano i riferimenti a due diversi partiti europei, Ppe e Id. Sarebbe fin troppo facile, sul piano grafico, ironizzare e pensare a una crasi, partendo dal fatto che il monumento al guerriero di Legnano, oltre che una spada, impugna uno scudo: coprire con lo scudo crociato dell'Udc la figura del leone marciano, così, diventa di una facilità disarmante.
Si tratta ovviamente di uno scherzo, di un simbolo chiaramente farlocco. Eppure ci si può stupire nell'apprendere per caso che a Cassino (Fr) è esistita nel 1963 - e ha operato fin quasi alla fine della consiliatura - una lista contrassegnata dal simbolo del "guerriero crociato". Nata per un dissidio all'interno della Democrazia cristiana (e ammessa dalla commissione elettorale mandamentale, cosa non scontata visto lo scudo crociato in primo piano, solo in parte temperato dalla presenza dell'abbazia di Montecassino sullo sfondo), la lista fu legata soprattutto a Pietro Malatesta, vicino al Movimento popolare cristiano e contrario all'apertura ai socialisti, a differenza della Dc "ufficiale" dell'allora presidente del consiglio Amintore Fanfani. Lo scudo crociato tradizionale ottenne il 45,2% e 15 seggi, ma il guerriero crociato fu scelto da un votante su quattro e il 25% dei voti si tradusse in 8 seggi. La scissione, molto dura in quella comunità, rientrò prima delle elezioni successive, ma ha lasciato traccia nelle memorie scritte (v. Giuseppe Gentile, Un testimone della ricostruzione di Cassino) e in alcuni materiali elettorali che si possono ancora trovare in rete. Una è relativa a uno dei candidati della lista, "Guerriero #crociato", tale ragionier Pietro Cornacchia, "provato amico dei combattenti e delle famiglie numerose" (ma anche, secondo quanto riporta il sito LeggoCassino.it, "Fervente patriota ed irriducibile assertore dei valori morali pertinenti ai combattenti". Chissà che qualcuno non si senta vicino a queste posizioni (magari immaginando combattimenti diversi dalle guerre) e non abbia in mente di "scudocrociare" Alberto da Giussano...

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