In queste ore si sta parlano moltissimo della candidatura annunciata da Alleanza Verdi e Sinistra di Ilaria Salis, "detenuta in Ungheria, in condizioni che violano gravemente i diritti delle persone, [...] prossime elezioni europee" dell'8 e del 9 giugno. La candidatura, concertata con il padre Roberto, è ancora da definire nei modi (anche per l'accettazione che Salis dovrà firmare per poter entrare in lista) e nelle forme, con il fine di "tutelare i diritti e la dignità di una cittadina europea, anche dall'inerzia delle autorità italiane, per ottenere una rapida scarcerazione in favore degli arresti domiciliari negati con l'ultima decisione dai giudici ungheresi" e di generare, a partire dalla candidatura, "una grande e generosa battaglia affinché l’Unione Europea difenda i principi dello Stato di Diritto e riaffermi l’inviolabilità dei diritti umani fondamentali su tutto il suo territorio e in ognuno degli Stati membri".
L'annuncio è arrivato quando formalmente non è ancora stato confermato il simbolo con cui le liste di Avs si distingueranno alle elezioni europee; se si guardano alcuni materiali elettorali già circolanti - per esempio le grafiche dell'europarlamentare uscente Massimiliano Smeriglio, eletto nel 2019 con la lista Pd - Siamo Europei e uscito dalla delegazione dem all'inizio del 2024 - si ha la sensazione che il contrassegno sia esattamente lo stesso presentato alle ultime elezioni politiche: proprio il risultato ottenuto nel 2022, che ha consentito l'elezione di deputati costituitisi in gruppo, consente la presentazione delle liste senza dover raccogliere le firme. I due soggetti principali costituenti, peraltro, fanno riferimento a due partiti politici europei (e gruppi parlamentari) diversi: il Partito verde europeo per Europa Verde (che schiera anche il girasole dell'European Green Party) e il Partito della Sinistra Europea per Sinistra Italiana (che ha lo status di osservatore, visto che solo il Partito della Rifondazione comunista è un membro a pieno titolo del partito europeo).
Martedì 16 aprile, tuttavia, di Avs si è iniziato a parlare soprattutto a proposito del rapporto complesso con Possibile: il partito, fondato da Pippo Civati e guidato dal 2018 da Beatrice Brignone, nel 2019 aveva concorso alle liste di Europa Verde (anche se il contrassegno ormai era stato depositato), candidando lo stesso Civati (che non mancò di polemizzare sull'inserimento di alcune candidature espressione del Fronte Verde, oggi partecipante alla lista Libertà di Cateno De Luca) senza però riuscire a spingere la lista a superare la soglia di sbarramento.
Sulla questione della posizione di Possibile alle elezioni europee di giugno, il partito proprio il 16 aprile ha diffuso una propria nota, riportata di seguito:
A partire dalle politiche del 2022 e poi sui territori per le amministrative e le regionali abbiamo avviato ove possibile percorsi comuni con Alleanza Verdi e Sinistra e con le forze la compongono, percorsi che hanno dato e stanno dando, in vista della tornata di giugno, forza e incisività alle nostre idee, alle battaglie comuni e alle persone che scelgono di portarle avanti. Purtroppo abbiamo constatato che non c'è la stessa disponibilità per quanto riguarda il percorso europeo, quindi condividiamo con tutte e tutti voi la riflessione che abbiamo già inviato alle forze politiche che costituiscono AVS, a Europa Verde, a Sinistra Italiana e ai Verdi Europei, ringraziandovi per il sostegno e per l'interesse che state dimostrando per le battaglie che portiamo avanti e per il modo di fare politica della nostra comunità.
"Tra pochissime settimane verranno depositate le liste per le prossime elezioni Europee, ma nonostante il tentativo intrapreso da parte nostra fin dalle scorse politiche di costruire insieme una forza che si presenti alle elezioni unita, ad oggi ci spiace constatare che la nostra partecipazione non appare utile né forse gradita. Come capirete, all’alba di una campagna elettorale, senza coinvolgimento né risposte e senza vedere definizioni di alcun tipo, per noi non è più possibile traccheggiare oltre ed è con vero dispiacere che siamo costretti a prendere atto del fatto che il contributo che siamo convinti di poter portare al progetto e alla campagna elettorale non possa esserci con queste condizioni, e a condividere la situazione con chiarezza con il partito e con i nostri elettori. I progetti che vedono presentarsi unitamente AVS e Possibile sui territori dimostrano la validità dell’alleanza e ci auspichiamo che possano crescere e consolidarsi, ma è evidente che a livello nazionale non è al momento possibile replicare la stessa alchimia. Ringraziamo i vertici dei Verdi Europei per i tentativi di mediazione e ci auguriamo che in futuro si valuti con maggiore attenzione la risorsa che Possibile può rappresentare."
Un articolo di Luca Pons su Fanpage ha cercato di approfondire il punto, raccogliendo un lapidario commento di Civati ("Povera sinistra") e una risposta più articolata di Brignone: a suo dire, non ci sarebbero stati problemi di carenza di posti tra le candidature. "Non siamo neanche arrivati a parlarne. Il punto è che fin dalle ultime elezioni politiche stiamo cercando di costruire una proposta politica unitaria a sinistra. Pensavamo che i tempi fossero maturi per farlo anche alle europee, ma evidentemente ci sbagliavamo". E se, come si comprende dalle parole scritte, tra i Verdi italiani ed europei "c'era disponibilità a presentare un contrassegno comune, [...] Sinistra italiana non è stata della stessa idea".
Brignone e Civati si candidarono nelle liste di Avs (prive di ogni riferimento grafico a Possibile) senza conseguire l'elezione; questo non ha impedito che in seguito si siano concepiti altri percorsi comuni: nel 2023, per esempio, alle elezioni regionali in Lazio ha partecipato alla lista Verdi e Sinistra a sostegno di Alessio D'Amato (portando - pur nella sconfitta della coalizione di centrosinistra - all'elezione di un consigliere, non riferibile però a Possibile) e in Friuli ha concorso alla lista di Avs in appoggio a Massimo Moretuzzo (lui non ha vinto, ma la lista ha comunque ottenuto un'eletta, sia pure riferita a Sinistra Italiana); in Sardegna, poi, quest'anno è stata presentata una lista a sostegno di Alessandra Todde che, grazie alla vittoria della candidata, ha ottenuto quattro rappresentanti in consiglio regionali, inclusa Maria Laura Orrú, aderente a Possibile e confermata nella sua carica di consigliera).
"Nei territori dove a Possibile è stato riconosciuto un giusto ruolo, ci auguriamo che il buon lavoro dei nostri iscritti si fortifichi e si potenzi", ha detto Brignone, che con riferimento alla situazione legata alle elezioni europee ha usato altre parole: "Il problema sta nella tendenza a mantenere lo status quo. Siamo un Paese conservatore, anche a sinistra. Difficilmente cambiano schemi, parole e protagonisti". L'autore dell'articolo ha aggiunto altro, sostenendo che le trattative con Avs e in particolare con Sinistra Italiana si sarebbero rotte proprio sul contrassegno, quindi sull'inserimento di un riferimento a Possibile, "creando un clima di 'imbarazzo' che ha sostanzialmente impedito di arrivare a confrontarsi sulla campagna elettorale".
Sul piano grafico bisogna dire che la presenza di Possibile spesso non ha migliorato l'aspetto finale del simbolo: in alcuni casi, come in Sardegna e - in parte - in Lazio, ha decisamente contribuito a riempire e "appesantire" il contrassegno, mentre in Friuli - Venezia Giulia si è trovata una soluzione più fine, a danno però della visibilità e riconoscibilità del partito guidato da Brignone. Ci sarebbe ancora tempo, in ogni caso, per intervenire sulla grafica, se solo si volesse effettivamente includere possibile all'interno della lista; nel frattempo, è giusto segnalare che dalla sua creazione il partito fondato da Civati e guidato dal 2018 da Brignone non ha mai depositato il suo emblema al Ministero dell'interno, almeno con riferimento alle elezioni politiche (2018 e 2022) ed europee (2019). Sarà così anche questa volta?
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