giovedì 4 aprile 2024

Libertà, De Luca tocca quota 17 simboli e forse non si ferma: "Cu sapi?"

Macchine fotografiche puntate, fotocamere degli smartphone schierate: la penultima versione del contrassegno elettorale della lista Libertà - Sud chiama Nord, con ben 17 simboli al suo interno (incluso quello della formazione capofila e titolare dell'esenzione dalla raccolta firme) è stato davvero il primo ingrediente dell'ultima conferenza stampa organizzata prima delle elezioni europee da Cateno De Luca e Laura Castelli, tenuta per l'occasione non nella sala stampa della Camera, ma all'interno del vicino Hotel Nazionale.
Già, penultima versione. Non appena il cartoncino con il simbolo dei record - alle europee non si era andati oltre i 6 simboli + 1 della Lega Lombarda - Alleanza Nord e gli 8 della lista Federalismo guidata da Uv e Psd'az, entrambi visti nel 1989 - nelle mani di De Luca è stato girato verso il pubblico della conferenza stampa, per poi materializzarsi anche sullo schermo dietro il tavolo dei relatori, gli occhi hanno cercato di capire in fretta chi si fosse aggiunto per riempire i 5 pallini ancora vuoti (incluso quello liberato dal Partito popolare del Nord), ma anche se la posizione di chi c'era già fosse cambiata; non solo i pallini sono stati riempiti, non solo c'è chi ha cambiato di posto e dimensioni, ma ora il contrassegno risulta molto più "pesante", perché la maggior parte delle "pulci" è stata concentrata nella parte inferiore, sotto la fascia biconcava blu con il nome "Libertà". Nemmeno il tempo di domandarsi il motivo di queste e di altre scelte grafiche e Cateno De Luca ha subito precisato, con ineffabile sorriso quasigiocondesco: "Ovviamente la composizione conclusiva la vedrete sabato", con riferimento alla manifestazione già prevista presso il teatro Quirino, sempre a Roma. 
Che cambiamenti ci si potrebbero aspettare da qui ad allora? Il leader di Sud Chiama Nord ha assicurato che sabato, vale a dire dopodomani, il contrassegno dovrà essere definitivo, "anche perché domani pomeriggio ci troveremo dal notaio per regolare le autorizzazioni all'uso del simbolo"; i fregi presenti nella grafica mostrata oggi, però, "sono stati inseriti a titolo informativo e non vi nascondo che... non è detto che sia finita qui. Non è escluso che ci sia qualche seduta spiritica notturna che possa portare a inserire ancora qualche altra realtà politica che in questo momento si sta facendo tenere al guinzaglio da altro".
Cateno De Luca non ha svelato altro, per il momento: ha preferito fare il "suo" punto sulla situazione all'interno e soprattutto all'esterno, partendo da Matteo Renzi. "Non c'è alcun motivo di vergogna o di esitazione - ha detto - per tutti i partner di questo progetto. Da quando abbiamo parlato per la prima volta di questo progetto, all'inizio di marzo, è cambiato il mondo: innanzitutto è scomparso il centro", con riferimento alla campagna "Al centro con Renzi": "Lui è andato a finire sotto un simbolo che ne contiene altri sei [in effetti cinque, ndb]: pare che il metodo De Luca stia creando troppe fibrillazioni, visto che sembrano volersi aggiungere anche Cuffaro e Mastella. Insomma, prima ci prendevano in giro, ora fanno una pessima imitazione: definiscono la nostra come un'ammucchiata, mentre invece per loro Stati Uniti d'Europa è una lista di scopo". Per De Luca, però, non vive una situazione migliore Carlo Calenda, perché i movimenti politici e civici coinvolti da Azione starebbero chiedendo un trattamento simile a quello riservato da De Luca alle forze partecipanti alla lista Libertà: "Noi stiamo legittimando tutti i soggetti aderenti, perché la visibilità nel simbolo potenzialmente dà benefici importanti a ogni partecipante, è il nostro modo di contaminare l'oligarchia con la democrazia".
Tra i soggetti di nuova adesione alla lista, tra l'altro, c'è una tappa antecedente della storia dello stesso Cateno De Luca: si tratta di Sicilia Vera, che nel 2017 aveva partecipato alle elezioni regionali all'interno della lista dell'Udc (eleggendo proprio De Luca) e, in virtù di questo, nel 2022 aveva ottenuto l'iscrizione al registro dei partiti politici (lo stesso in cui ora si trova Sud chiama Nord). "Sicilia Vera - ha spiegato lo stesso De Luca - è la nostra ammiraglia e non è messa a caso in alto, alla sinistra di Sud chiama Nord: il 18 marzo 2007, giorno del mio compleanno, mi sono regalato un partito, appunto Sicilia Vera, una zattera da cui è cominciato tutto, fino al percorso che a giugno del 2022 ha fatto nascere Sud chiama Nord". E la sagoma rossa della Sicilia (con al centro il Triscele siciliano, cioè la Trinacria) su fondo blu sfumato può sembrare, con una certa fantasia, una zattera, che nel 2007 ha condotto De Luca fuori dal Movimento per le autonomie (con cui era stato eletto deputato regionale nel 2006 e nel 2008), lo ha portato a proporsi come presidente nel 2012 con la lista Rivoluzione siciliana (non troppo fortunata), fino al ritorno all'Assemblea regionale siciliana nel 2017 di cui si è detto prima. 
Quanto alle altre forze che si sono aggiunte, la prima ha una storia ancora più lunga rispetto a Sicilia Vera: si tratta del Fronte Verde, guidato da Vincenzo Galizia, uno che spesso ha frequentato i depositi dei contrassegni al Viminale con il proprio emblema, mentre questa volta si accontenterà di inserirsi in un altro fregio che però sicuramente finirà sulle schede. "Il nostro movimento ecologista - ha ricordato Galizia - è nato nel 2006, facciamo politica anche nei piccoli centri, creando una rete sul territorio di figure civiche che collaborano fattivamente con noi". 
Quello schierato in quest'occasione, tra l'altro, è un simbolo graficamente nuovo: dopo l'esperienza di Più Eco (iniziata nel 2020), al posto del globo a cuore in primo piano c'è di nuovo un arciere, come in passato, ma stavolta non c'è alcun arco teso: viene evidenziato il suo volto incappucciato di verde, l'elemento grafico più evidente insieme alla faretra. "In effetti - ha spiegato Galizia appositamente per questo sito - abbiamo voluto modernizzare il vecchio logo, mantenendo però lo stile a metà tra Robin Hood e Green Arrow: chi meglio di lui può rappresentare la libertà, che è la parola principale della coalizione? In questo modo risalta di più anche il nostro nome storico". In effetti l'immagine del volto sarebbe sicuramente più d'impatto, anche se la dimensione assai ridotta della "pulce" rende quasi impossibile identificarla; la stessa dimensione, peraltro, forse eviterà di far ritenere confondibile quella miniatura con il simbolo di Alleanza Verdi e Sinistra (è vero che qui "Verde" è molto evidente, ma sarà persino difficile leggerlo sulla scheda). Questa mattina, tra l'altro, è intervenuto anche Giacomo Rossi, consigliere regionale per le Marche, eletto nel 2020 all'interno di una lista denominata Civici (che pure nel corso del tempo ha cambiato foggia) e che da tempo collabora con Fronte Verde: "Non è un ambientalismo del no a tutti i costi o delle poltrone ideologizzate da una certa sinistra: vogliamo lavorare per un'Unione Europea non dittatoriale e non matrigna, non dei burocrati, non del centralismo".
Sempre nell'area ambientalista si colloca un soggetto meno noto e di assai più recente fondazione, vale a dire Progresso sostenibile, nato come progetto politico nel 2022 - come seguito dell'omonima associazione - e promosso dall'ex europarlamentare Giulia Moi (eletta allora con il MoVimento 5 Stelle). "Ho deciso di far parte di questo progetto - ha dichiarato - per collaborare innanzitutto nell'interesse della Sardegna: sono tante le battaglie che ho già portato avanti fin da quando ero al Parlamento europeo e che occorre continuare, a partire da quelle legate agli sprechi e all'uso dei fondi europei, che in Sardegna di fatto spariscono sempre, al punto che lo scorso anno siamo diventati addirittura sottosviluppati". Il simbolo della forza politica è decisamente semplice, trattandosi di una foglia molto stilizzata su fondo verde (con una fascetta bianca per riportare il nome del gruppo).
Ha una storia più lunga (dal 2016), ma è forse soprattutto il soggetto politico più noto a livello nazionale tra quelli che prendono parte alla lista Libertà il Popolo della Famiglia, per il quale oggi è intervenuto il suo fondatore e leader Mario Adinolfi: "Io non accetto per questa lista il termine 'caravanserraglio': qui c'è un progetto politico, unito da un programma che, pur avendo la natura di comune denominatore, tiene insieme tutte queste forze e può avere una prospettiva, con l'idea di spaccare le gabbie politiche di un bipolarismo forzato. Io sono per la pace e credo che l'Europa non debba fare la guerra; credo, da municipalista, nel principio di sussidiarietà e penso che l'Europa lo tradisca, tradendo la sua essenza; da cattolico, poi, dico che negli altri partiti ai cattolici sono state imposte le forche caudine ed è stato chiesto di non mostrare il simbolo, mentre qui c'è un simbolo in cui buona parte dei 7 milioni di cattolici praticanti che usciranno da messa il 9 giugno potranno riconoscersi". Il simbolo, per l'occasione, non cambierà, mantenendo tutti i suoi elementi a dispetto della ridottissima dimensione.  
Simbolo ricostruito
Si è poi registrato l'intervento di Marco Mori, candidato nel 2022 con Italexit (e già segretario di Riscossa Italia), "Nel 2022 abbiamo fallito perché allora il fronte del dissenso corse sparso, prevalse l'egocentrismo e uno schieramento che da solo valeva almeno il 6% si schiantò, non mandando alcun rappresentante in Parlamento. L'impresa che Cateno De Luca ha tentato e in cui è riuscito almeno al 70% è di ricostruire e tenere insieme quel fronte: qualcuno si è sfilato per ragioni politiche e a volte personali, dispiace, mentre fa piacere vedere qui Vita, varie persone già candidate con Italexit e Insieme liberi che in Friuli ha ottenuto un ottimo risultato". Mori, membro della direzione nazionale del partito Indipendenza!, partecipa qui attraverso il proprio simbolo Sovranità (nome bianco su fondo blu, con sotto un fregio tricolore): "Sovranità significa democrazia, il nostro popolo deve decidere incondizionatamente sul suo territorio, altri non possono dirci cosa fare a casa nostra: è un messaggio del tutto alternativo rispetto a quello di una lista eversiva come quella di chi propone la fine della Repubblica italiana nel nome degli Stati Uniti d'Europa".
Dal profilo di Cateno De Luca, 20 marzo
Durante la presentazione, Cateno De Luca ha ricordato come il 15 febbraio scorso si fosse raggiunto un accordo con Democrazia sovrana popolare (guidata da Marco Rizzo e Francesco Toscano) e Indipendenza! (guidata da Gianni Alemanno) - concordando anche una bozza di simbolo, già mostrata il 20 marzo attraverso i canali social - e che quell'accordo sarebbe saltato per disaccordi sulla leadership ("Ma sono stati gli elettori a darci i due parlamentari e, dunque, l'esenzione che permette di presentare la lista!") e sui contenuti: "Con noi, in ogni caso, ora c'è una parte consistente dei gruppi che ufficialmente hanno scelto di non condividere questo percorso". 
Da ultimo, De Luca ha ricordato che l'idea è di affiancare alla lista anche due formazioni legate alle minoranze linguistiche (sebbene - questo va ricordato, anche perché è stato confermato indirettamente anche dalle recentissime Istruzioni per la presentazione e ammissione delle candidature divulgate dal Ministeo dell'interno - anche queste debbano raccogliere 15mila firme in quella specifica circoscrizione. Se è già stato mostrato il 21 mrzo il simbolo di Rassemblement valdôtain, nato da quattro consiglieri regionali ex leghisti, "stiamo anche lavorando con grande fatica per avere un'altra lista collegata legata alla minoranza di lingua tedesca sul territorio di Bolzano". Ci saranno dunque sorprese - su questi o su altri piani - sabato mattina al teatro Quirino? De Luca ha ripreso il suo sorriso quasigiocondesco e ha scandito: "Cu sapi?
Già, chi lo sa; nel frattempo ci si sente di rivolgere un pensiero di solidarietà a Max Barbera, "visual brand designer di De Luca", intervistato oggi da Antonio Atte per Adnkronos: "Cateno mi chiamava la notte - ha dichiarato - voleva aggiungere sempre un nuovo simbolo. Abbiamo cercato di trovare una soluzione per rappresentare meglio il tutto. È stato sicuramente un lavoro entusiasmante, ma impegnativo. Il simbolo è l'espressione di un'idea politica, quindi bisogna fare attenzione ad alcuni aspetti. Con Cateno ci conosciamo da 15 anni: ho sempre collaborato con lui per le sue attività di comunicazione, è uno che ci mette tutto se stesso. È sicuramente un grande comunicatore, io dal canto mio ho cercato di mettere la mia competenza di visual brand designer al servizio del progetto". Oggettivamente, però, dev'essere stato difficile fare pace con l'idea di creare un contrassegno il cui simbolo più piccolo, al momento, misura - se i conti fatti sono giusti, 2,7 millimetri di diametro. Cosa ancora più curiosa, tra i partiti e movimenti con simboli di quella dimensione ci sono il Fronte Verde, il Popolo della Famiglia e Grande Nord, più noti ma quasi invisibili (persino i "bollini" del Capitano Ultimo e di Enrico Rizzi sono più grandi); i gruppi più evidenti, oltre a Sud chiama Nord, risultano essere Popolo Veneto di Vito Comencini, i Civici in Movimento di Sergio Pirozzi, Noi agricoltori & pescatori (organizzato da Francesco Amodeo) e Movimento per l'Italexit, dalla storia decisamente recente, se non recentissima. Difficile, quasi impossibile comprendere il criterio che ha suggerito le dimensioni dei 16 simboli diversi da Sud chiama Nord (e non si cede alla tentazione inopportuna di pensare che il diverso rilievo degli emblemi sia legato a eventuali diversi contributi economici alla campagna). Tanto vale aspettare meno di 48 ore e scoprire sabato mattina il simbolo, magari scoprendo - ci si lasci immaginare, con la certezza di non indovinare - che Sicilia Vera è entrato nella "pancia" ancora vuota di Sud chiama Nord (lì un cerchietto grande come quello di Fronte Verde ci sta), lasciando il posto per un altro simbolo...

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