giovedì 18 aprile 2024

Siamo Europei, Azione punta a Renew Europe con 8 partner nel simbolo

Arriva un altro tassello verso la composizione del panorama "simbolico" delle prossime elezioni europee. Questa mattina, infatti, è stato reso ufficiale il fregio elettorale con cui si presenterà la lista di Azione - Siamo Europei: si tratta, in particolare, di uno dei contrassegni compositi più attesi (insieme a quello, parzialmente anticipato nei giorni scorsi, della lista Per gli Stati Uniti d'Europa) del prossimo voto europeo, considerando la scelta delle forze politiche facenti riferimento all'area liberaldemocratica di non fare fronte comune alle elezioni dell'8 e giugno.
Il contrassegno, dunque, riprende almeno in parte la struttura che era stata anticipata nelle scorse settimane (dall'inizio di marzo), mettendo al centro - su fondo bianco - il riferimento ad Azione (necessario per godere dell'esonero dalla raccolta delle firme), subito al di sotto l'espressone "con Calenda" e, nella parte inferiore di quella fascia, il logotipo del gruppo parlamentare europeo Renew Europe: durante la conferenza stampa di presentazione di ieri, tenutasi presso la sede dell'Associazione della Stampa estera in Italia (trasferitasi da pochi mesi al piano nobile di Palazzo Grazioli, ex residenza romana di Silvio Berlusconi e delle sue attività), Carlo Calenda ha sottolineato come martedì sia stata ottenuta proprio da Renew Europe l'autorizzazione all'uso del fregio nel contrassegno elettorale. 
I colori principali dell'emblema sono sempre quelli di Azione, cioè il blu e il verde con tanto di sfumature: queste si vedono anche negli elementi "triangolari" - aggiunti nelle ultime settimane - che separano la parte bianca centrale dai segmenti blu collocati in alto e in basso nel cerchio. Nella parte superiore è stato inserito il riferimento grafico a Siamo Europei, vale a dire l'associazione fondata da Calenda nel 2019 in vista delle elezioni europee (presentatasi nella lista comune con il Pd in quell'anno, ottenendo appunto l'elezione di Calenda al Parlamento europeo) e in seguito trasformatasi giuridicamente in Azione. Nella parte inferiore, invece, hanno trovato posto ben otto simboli in miniatura, per indicare le forze "espressione dei movimenti che hanno fatto l'Europa, cioè liberali, popolari, repubblicani e socialisti riformisti" e che, hanno accettato di federarsi all'interno della lista, secondo le regole indicate dallo stesso Calenda: "Una lista alle elezioni europee per noi è tale se possiede alcuni requisiti molto chiari: i partecipanti, se eletti, devono andare nello stesso gruppo politico, in questo caso Renew Europe; i gruppi politici partecipanti, anche dopo le elezioni europee, devono continuare a lavorare insieme; i candidati non devono essere soggetti a influenze finanziarie di potenze straniere fuori dall'Ue". I primi due punti, in particolare, sono suonati come un rifiuto netto dell'idea di "lista di scopo" (e, pur senza mai citarlo, del progetto "Per gli Stati Uniti d'Europa" per come viene perseguito), "una lista per la quale si dice che dal giorno dopo ognuno va per conto suo in gruppi politici diversi". 
In più nella conferenza si sono indicati i capisaldi del programma della lista per le europee - sostegno all'Ucraina da rinnovare; impegno contro le teocrazie e l'integralismo islamico; istituzione di un'unione della difesa e di forze armate europee; superamento del voto all'unanimità nel Consiglio dell'Unione europea e poteri di iniziativa normativa al Parlamento Europeo; "tolleranza zero" per le violazioni allo Stato di diritto; impegno per la transizione ambientale, da rivedere alla luce di analisi di impatto tecnologicamente neutrali attente alla sostenibilità finanziaria, e sostegno a ogni tecnologia di produzione elettrica a bassa emissione, incluso il nucleare; elaborazione di una politica industriale comune armonizzando aliquote fiscali e basi imponibili; ripresa del percorso per un accordo commerciale con gli Usa; regolazione urgente circa l'accesso ai social media e la responsabilità delle piattaforme sui contenuti pericolosi o falsi; piano deciso di rilancio per il "pilastro sociale" dell'Ue, con attenzione a sanità, istruzione, demografia e parità di genere; concentrazione dei fondi della cooperazione sull'Africa; politiche migratorie basate su accoglienza, redistribuzione, ma anche su formazione e inserimento lavorativo - e si è preannunciato l'impegno a sostenere una candidatura di Mario Draghi alla presidenza della Commissione o del Consiglio europeo.
Ma quali simboli hanno trovato posto nella parte inferiore del contrassegno? Innanzitutto quello di NOS, "movimento politico orizzontale" o "media-partito" (nato per unire "la centralità del media per incidere nel linguaggio politico e la partecipazione politica dal basso"), come lo ha definito il suo promotore Alessandro Tommasi, già fondatore della community Will Media, lasciata a giugno dello scorso anno proprio per creare NOS, tra i primi soggetti coinvolti da Carlo Calenda in questo progetto per le elezioni europee. "Nel 1979 votò l'86% degli aventi diritto, ora va già bene se rischiamo di avere un votante su due - ha detto Tommasi in conferenza -. L'Unione Europea per noi è la scala minima in cui poter affrontare i temi che ci interessano, non possiamo farlo a livello statale". La "pulce" di Nos è la più semplice di tutte: si tratta del logotipo del soggetto collettivo, di colore nero, al centro di un cerchio azzurrino. 
Risulta sicuramente più nota la tradizionalissima foglia d'edera verde chiara che si staglia sul cerchio bianco bordato dello stesso verde del Partito repubblicano italiano. Calenda, che ha dichiarato di considerarsi "repubblicano", ha segnalato la presenza del "glorioso" Pri, rappresentato dal segretario Corrado De Rinaldis Saponaro. "L'Italia della ragione, che conosce i problemi, approfondisce le questioni e sa vedere lontano. I partiti che compongono questa lista sono appunto quelli che si richiamano all'Italia della ragione, che hanno fatto l'Europa e vogliono la sua accelerazione, dopo che per varie beghe nazionali è rimasta al palo". Va segnalato che l'ultima apparizione alle elezioni europee dell'edera del Pri risale addirittura al 2004, nella lista condivisa con i Liberal Sgarbi (il famoso "Partito della bellezza e della ragione).
Non era mai finito sulle schede delle europee, invece, il Movimento Repubblicani europei, nato nel 2001 e riattivato nel 2020, dopo un ritorno quasi decennale nel Pri dei suoi promotori (2011-2020). Ieri è intervenuta la segretaria Luciana Sbarbati, europarlamentare per 9 anni (una delle ultime elette del Pri nel 1999, nella lista comune con i liberali, e rieletta nel 2004 nella lista Uniti nell'Ulivo). Il simbolo, ripreso nel 2020, è lo stesso delle origini, con il "tralcio" di edera (esattamente con le stesse foglie del Pri, che avevano portato nel 2006 a un'ordinanza inibitoria) inserito in una corona blu di stelle. "Siamo qui - ha dichiarato Sbarbati - perché abbiamo ritenuto che lo spazio che azione offriva alla politica italiana con serietà passione, determinazione e severità potesse accogliere anche la cultura repubblicana, rappresentata dai nostri due partiti. L'Europa ha perso mordente e la capacità di essere 'una', viaggia col metodo intergovernativo e non comunitario. L'attacco sovranista e delle autocrazie all'Europa ci ha indebolito, dobbiamo invece avere dignità, forza e spessore". La coesistenza di Pri e Mre nello stesso contrassegno eviterà il sorgere di dubbi sulla confondibilità tra i due piccoli emblemi. 
Si riconduce a tutt'altra tradizione, invece, il soggetto denominato Piattaforma civica popolare riformatrice, evoluzione di quello che il 20 gennaio era stato denominato solo Piattaforma popolare (il nome attuale, in fondo, è la semplice rielaborazione del titolo dell'evento "fondativo") ed è sorto nell'alveo del Centro studi popolari europei: l'area, infatti, è quella cattolica e popolare, senza che per questo debba venire meno l'impegno all'adesione a Renew Europe (anche se non si è volutamente distinto tra Alde e Pde). Ha rappresentato questo progetto il coordinatore Ivo Tarolli, già senatore Ccd-Udc, che dopo due candidature europee con l'Udc (2004  e 2009), cinque anni fa si era presentato con la lista Popolari per l'Italia - Popolari, Democratici e Cristiani insieme in Europa (esentata dalla raccolta firme grazie all'appartenenza al Ppe del partito di Mario Mauro). "Non siamo né un partito né un recinto - ha detto Tarolli - ma uno spazio aperto per consentire a un centro politico italiano diviso di diventare un'area unitaria. Piattaforma popolare può sicuramente considerarsi, sul versante cristiano popolare italiano, l'esperienza più composita, organica e strutturata anche più di 'Todi 1' e 'Todi 2', dal 1993, anno del tramonto della Dc. Non basta richiamarsi all'Europa: bisogna essere europei, comportarsi e ragionare da europei. Pensiamo che questa partecipazione possa concorrere ad aprire una prospettiva, indicare una strada e mettere a terra un progetto". Il simbolo nella parte superiore contiene otto stelle stilizzate (anche se sembrano piuttosto dei piccoli soli) su fondo blu sfumato, con in mezzo il nome del progetto; nella parte inferiore bianca c'è invece la stilizzazione di un ponte.
L'area liberale è rappresentata essenzialmente da due soggetti politici. Il primo è Democrazia liberale, soggetto politico - già noto a chi segue questo sito - sorto nel 2022 ed evoluzione soprattutto di Rete liberale per la democrazia liberale: presidente nazionale è tuttora l'ex senatore ed ex membro Csm Enzo Palumbo, segretario è Fabio Gava, mentre ieri è intervenuto il vicesegretario Alberto Marchetti: "Con piacere abbiamo accolto la disponibilità data ai liberali di uno spazio di visibilità e di ruolo. Per la prima volta si offre un'iniziativa che tende a modificare il problema fondamentale che ha colpito la politica italiana negli ultimi trent'anni: si vuole infatti riportare al centro del dibattito un'offerta politica caratterizzata dai valori che si richiamano alla tradizione europea. Dire che le ideologie non esistono più spesso è la scusa per annacquare la proposta politica, consentire operazioni trasformistiche piegate a interessi particolari. La scommessa di questa lista è portare avanti questi temi e questi valori anche dopo il voto europeo; tra i vari temi, il recupero della funzione legislativa del Parlamento europeo ci sta particolarmente a cuore, anche perché mette al centro il problema che abbiamo anche in Italia, se il potere legislativo non legifera e interviene l'esecutivo al suo posto la separazione dei poteri va in crisi". Il simbolo è lo stesso depositato al Viminale nel 2022 prima delle elezioni politiche, con il fondo blu e le dodici stelle d'Europa concentrate ad arco nella parte superiore a una striscia tricolore ondeggiata; tra stelle e tricolore trova posto il nome del partito, tinto di giallo.
Seconda forza di area liberale è il Team K, partito della provincia di Bolzano nato nel 2018 (profondamente legato al fondatore e presidente Paul Köllensperger) e membro dal 2019 di Alde Party. Ieri è intervenuto Christian Furtschegger, cofondatore del soggetto politico: "Noi abbiamo costruito una casa liberale in provincia di Bolzano a partire da esperienze civiche. Il punto di riferimento di tutti noi è l'Europa, ma l'Europa farebbe bene a ricordarsi che l'Italia da sempre è stata punto di riferimento per il liberalismo. Nel 2019 siamo stati con un altro partner (+Europa, ndb), ora pensiamo di poter portare un forte contributo a questo progetto in questo comune abbraccio per una nuova casa liberale". Il simbolo - forse quello che più spicca all'interno del contrassegno, a dispetto delle piccole dimensioni - è lo stesso contenuto nello statuto ufficiale, con un fumetto contenente il profilo del Sudtirolo su fondo giallo, sopra la parola "Team" e un punto rosso con la K del nome del fondatore. 
Guarda di più all'area socialista, ma non dimentica la visione liberale l'Associazione Socialista Liberale, fondata a dicembre del 2022 e guidata da Oreste Pastorelli, per molti anni tesoriere del Partito socialista italiano (2008-2022) sotto le segreterie di Riccardo Nencini ed Enzo Maraio, fino alle sue dimissioni a novembre del 2022 (dichiarando che erano venute meno la fiducia del segretario e la "condivisione di un orizzonte verso cui tendere", probabilmente riferendosi alla contrarietà alla conferma dell'alleanza con il Pd e a un maggior favore per il "terzo polo"). L'Associazione Socialista Liberale - in cui si riconoscono anche Nencini, Bobo Craxi, Enrico Buemi, Mauro Del Bue - direttore della Giustizia - così come vi si riconosceva fino alla morte Ugo Intini) - si distingue con un disegno stilizzato tricolore (un po' pagine sfogliate, un po' vele) e il nome scritto in verde e rosso; nel cerchio è stato inserito solo il logo, con a fianco l'espressione "Socialista liberale" rossa e la riga verde al di sotto. "Calenda - ha detto Pastorelli - ha le idee chiare, di un progetto politico vero, che abbiamo sostenuto fin da dicembre", data in cui si è sottoscritto un patto federativo volto - come si lesse allora - a "dare voce a un'area politica che racchiuda in sé, oltre ai nostri valori riformisti, anche quelli liberal-democratici e dei popolari democratici, dei laici repubblicani, per la costituzione di una area moderata che pensiamo possa sedurre molti degli italiani che ormai non vanno più al voto", superando il bipolarismo per "creare una terza forza che seppur di centro sinistra sia distante dalle posizioni estremiste della sinistra".
Ottavo e ultimo emblema contenuto nella parte inferiore del contrassegno è quello dell'associazione PER - Popolari Europeisti Riformatori, vale a dire il soggetto cui sono legati innanzitutto Elena Bonetti (presente ieri, ma silente) ed Ettore Rosato, parlamentari fuoriusciti da Italia viva, ma anche altre figure di rilievo, incluso l'ex segretario Cisl Raffaele Bonanni. Quel "laboratorio di aggregazione e partecipazione" per costruire il terzo polo anche senza l'apporto di Italia viva si è dotato fin dall'inizio di un logo con tre bandiere (una verde e una rossa, per ricreare l'idea del tricolore) e una europea, tutte gonfiate dal vento come fossero vele, mentre accanto si può leggere il nome blu su tre righe, con le iniziali rosse e in grassetto; il logo è inserito così com'è - semplicemente rimpicciolito - all'interno del cerchietto destinato al soggetto politico.

Se Bonetti era seduta a destra di Calenda, a sinistra c'era Federico Pizzarotti, anch'egli rimasto in silenzio (ma colto spesso ad annuire) durante tutta la conferenza. Lui, peraltro, è stato probabilmente l'unica persona al tavolo dei relatori a non far parte di nessuna delle formazioni politiche contenute nel contrassegno (Azione e le otto presenti in basso), ma a riferirsi soltanto alla lista che sarà presentata: Pizzarotti e Piercamillo Falasca - rispettivamente ex presidente ed ex vicesegretario di +Europa - hanno infatti scelto espressamente di aderire personalmente alla sola lista, avendo lasciato il partito di provenienza dopo il voto a nettissima maggioranza dell'assemblea di +Europa dell'8 aprile a favore della lista di scopo "Stati Uniti d'Europa" con Italia viva e altre forze politiche (Pizzarotti e Falasca avevano ritirato la loro mozione che chiedeva l'azzeramento del tavolo ripartendo dal dialogo con Azione). "Lascio la comoda candidatura garantita da presidente di partito - aveva scritto Pizzarotti il 10 aprile su Facebook, nel post di addio sopra riportato - per intraprendere un percorso indipendente, non senza rischi ma in cui credere senza gli imbarazzi per compagni di viaggio che non vorrei avere a fianco"; lo stesso giorno si è tenuta la conferenza stampa sull'adesione di Pizzarotti e Falasca alla costituenda lista Siamo Europei.
Del piano politico si è detto; di quello grafico, si sarebbe tentati di dire che la provocazione di Cateno De Luca - che più volte aveva punzecchiato Carlo Calenda sul suo non voler dare spazio visivo ai compagni di strada - è stata colta dal leader e fondatore di Azione. Da una parte, il contrassegno elettorale di Siamo Europei contiene "solo" i fregi di 9 forze politiche (Azione e gli otto soggetti minori), molti meno rispetto a quelli della lista Libertà; dall'altra occorre dire che, a dispetto del numero minore di emblemi inseriti, il simbolo risulta comunque decisamente molto pieno, arrivando a "costringere" in alto Siamo Europei e riuscendo nell'impresa tutt'altro che scontata di far risultare i cerchietti dei simboli in miniatura ancora più piccoli dei minori della lista deluchiana (se i conti fatti sono giusti, nelle riproduzioni dei contrassegni di 3 centimetri di diametro destinate alle schede, l'elemento più piccolo di Libertà avrà 2,95 millimetri di diametro, mentre tutte le miniature di Siamo Europei scenderanno a 2,92 millimetri).
Un ultimo punto da affrontare riguarda proprio queste miniature: si rincorrono, dalla presentazione del simbolo in poi, le voci in base alle quali, qualora le liste promosse da De Luca e Calenda (ma il discorso dovrebbe valere anche per Stati Uniti d'Europa, se fosse mantenuta la struttura già nota) dovessero superare la soglia del 4%, ciascuna delle formazioni popolanti gli emblemi compositi potrebbe ottenere il beneficio dell'esenzione dalla raccolta firme. Escludendo subito che questo vantaggio possa riguardare le elezioni politiche (la legge vigente non prevede alcun ruolo "esonerante" per le elezioni europee), sulle prossime europee lo spazio teoricamente potrebbe esserci, ma non è scontato: il nuovo testo dell'art. 12 della legge n. 18/1979 esenterebbe "i partiti o gruppi politici che nell'ultima elezione abbiano presentato candidature con proprio contrassegno e abbiano ottenuto almeno un seggio in una delle circoscrizioni italiane al Parlamento europeo e che siano affiliati a un partito politico europeo costituito in gruppo parlamentare al Parlamento europeo nella legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi elettorali". Oltre al superamento del 4% da parte della lista, dunque, per far scattare l'esenzione occorrerebbero due condizioni: la prima, che le candidature tramutate in seggi fossero ottenute "con proprio contrassegno" (pertanto non sarebbe sufficiente la presenza del simbolo nel contrassegno composito, ma occorrerebbe figurare come co-presentatori della lista, anche solo per delega, con tanto di dichiarazione di trasparenza depositata insieme al contrassegno); la seconda, che la forza politica in questione aderisca a un partito politico europeo costituito in gruppo (affiliazione che normalmente ha un costo, non proprio alla portata di un soggetto politico su scala ridotta, e comunque richiede l'ammissione da parte del partito europeo stesso). In teoria non sarebbe irragionevole richiedere anche che la persona eletta si riferisca al partito che intende giovarsi dell'esenzione, ma com'è noto non è possibile attribuire a priori e in modo netto una persona a uno solo dei soggetti costituenti la lista, quindi questo requisito non sembra utilizzabile. Se si avverassero le due condizioni indicate sopra (oltre, ovviamente, al superamento della soglia), si potrebbe in effetti assistere a una moltiplicazione delle esenzioni. Sempre che a qualcuno non venga in mente di cambiare - proprio per questo - di nuovo le regole (si spera non in corsa o in "zona Cesarini").  

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