Mancano poco più di tre mesi alle elezioni europee dell'8 e 9 giugno, due mesi al deposito delle candidature (30 aprile e 1° maggio) e meno di due mesi ai due giorni - 21 e 22 aprile - in cui si dovranno depositare al Ministero dell'interno i contrassegni in vista di quella competizione elettorale. Una competizione che ha le sue peculiarità - valoriali, politiche, tecniche e comunicative - di cui i partiti fanno bene a tenere conto. Non stupisce, quindi, che in vista di queste elezioni le forze politiche abbiano già iniziato a "ritarare" le loro campagne e la loro immagine: questo può valere anche per i loro simboli.
Non c'è ovviamente alcun obbligo di ritoccare il proprio emblema per partecipare a questa competizione elettorale: c'è chi progetta di finire sulle schede esattamente con il fregio politico-elettorale che usa sempre, così come c'è chi si accontenta di finire nelle bacheche del Viminale con il proprio emblema consueto, per marcare anche così la sua presenza. Per alcuni partiti, però, il richiamo europeo è assai più forte, a volte perfino inevitabile o necessario: si pensi a coloro che negli ultimi due appuntamenti con le urne per Strasburgo hanno inserito il logo del partito politico europeo di riferimento nella speranza che questo consentisse di ottenere l'esonero dalla raccolta delle sottoscrizioni. Pure chi non ha il problema delle firme può comunque avere interesse a rendere evidente la propria posizione in Europa: del resto, la Raccomandazione (UE) 2023/2829 della Commissione, del 12 dicembre 2023, su processi elettorali inclusivi e resilienti nell’Unione e sul rafforzamento della natura europea e dell’efficienza nello svolgimento delle elezioni del Parlamento europeo, invita gli Stati membri a "incoraggiare e agevolare la diffusione al pubblico di informazioni sull’affiliazione tra partiti politici nazionali e partiti politici europei prima e durante le elezioni del Parlamento europeo" (magari indicando l'affiliazione sulle schede elettorali) e gli stessi partiti nazionali a "rendere noto pubblicamente, prima dell’inizio della campagna elettorale, a quale partito politico europeo sono affiliati o in procinto di affiliarsi". Dalle elezioni del 1999 è così diventato sempre più frequente che i contrassegni delle europee si arricchiscano del riferimento del rispettivo partito politico europeo (e c'è chi, come Forza Italia, ha scelto di mostrarlo anche nelle altre elezioni).
Sembra andare in una direzione simile - sia pure sui generis - anche Azione, il partito guidato da Carlo Calenda, che negli ultimi due giorni ha mostrato un simbolo rinnovato, in vista della conferenza stampa che si è svolta ieri al Senato per presentare il percorso comune con Nos, "il primo media-partito al mondo" (come si qualifica sul suo sito), fondato pochi mesi fa da Alessandro Tommasi (già fondatore di Will Media). Quella realtà merita senz'altro attenzione - anche se il suo emblema è molto semplice, essendo costituito da un cerchio azzurro con al centro il nome in nero, con la "O" formata da due parentesi - ma ad attirare gli occhi è soprattutto la nuova versione del fregio calendiano, con il nome sfumato blu-verde spostato verso l'alto, subito sopra l'espressione "con Calenda" (ovviamente con il cognome del segretario in evidenza, ma non più tutto maiuscolo); la parte inferiore del cerchio è sempre tinta di blu (ma invece che un semicerchio è un segmento a base convessa, con due piccoli elementi curvilinei verdi che spuntano ai lati), ma al suo interno è stato ripescato il logo di Siamo Europei, cioè il manifesto lanciato a gennaio del 2019 da Calenda, legato presto alle stelle europee e al blu, poi finito nel contrassegno composito presentato alle europee dal Pd (convivendo anche, a dispetto del grafico malcapitato, con il fumetto rosso del Pse). Dopo le elezioni che mandarono Calenda a Strasburgo e dopo la scelta - da lui e da Matteo Richetti non condivisa - di dare vita al secondo governo Conte con il MoVimento 5 Stelle, l'associazione Siamo Europei si trasformò nel partito Azione, tra novembre del 2019 e (formalmente) i primi mesi del 2020: il blu rimase (con tanto di freccia nel nome, dal 2021 sfumato anche con il verde), mentre le dodici stelle d'Europa disposte ad arco furono abbandonate.
Il ritorno del fregio del 2019, del resto, era stato in qualche modo annunciato. Già l'11 gennaio scorso era stato lanciato in Rete un filmato con Calenda, intitolato "Siamo Europei, è ora di dimostrarlo". Di seguito si riporta parte del testo abbinato a quel messaggio:
Esattamente cinque anni fa lanciammo il manifesto “Siamo Europei” per riunire le forze – politiche e della società civile – che si riconoscevano nei valori europei e avevano chiari i punti necessari per far progredire l’Unione e approdare agli Stati Uniti d’Europa. Era l’epoca dell’alleanza tra Salvini e Conte e dell’improbabile governo giallo-verde. Se rileggerete quel manifesto, che molti di voi firmarono, capirete che la sfida è rimasta esattamente la stessa e i problemi sono immutati.
Tante cose sono accadute nel mondo in questi cinque anni, ma siamo immersi nella più profonda crisi che l’Occidente abbia mai affrontato. La stessa cosa vale per l’Italia. Cinque anni fa c’era un Governo populista e oggi c’è un Esecutivo sovranista. Entrambi sono ai margini dell’Europa e delle decisioni dell’Unione. Rispetto a cinque anni fa l’Italia è solo più spossata. Meno cittadini votano e le forze politiche aderenti ai grandi partiti europei – Forza Italia e PD – sono più deboli e sottomesse a populisti e sovranisti. Azione nasce da Siamo Europei proprio in occasione della drammatica scelta del PD di dar vita al Conte Due, tradendo tutte le promesse fatte agli elettori e i contenuti di quel manifesto che pure tutta la leadership democratica aveva firmato.
A cinque mesi dal prossimo voto europeo Azione ha deciso di riprendere il percorso proprio da quel manifesto [...] che vi chiedo di rileggere. Siamo Europei sarà nel nostro simbolo e sarà il nostro slogan alle prossime elezioni europee.
Il Manifesto si apriva così: “Siamo Europei. Il destino dell’Europa è il destino dell’Italia”. Questo per noi è l’assunto fondamentale da cui discende anche la nostra posizione politica in Italia.
Siamo disponibili a discutere alleanze, programmi, simbolo e liste con tutte le forze politiche che fanno parte come noi dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa. E in questo senso speriamo di raggiungere presto, come già accaduto con PER e con i Socialisti Liberali, un accordo con gli amici di PiùEuropa e dei LiberalDemocraticiEuropei. Ma il tempo corre veloce e c’è bisogno di far partire una mobilitazione dell’Italia seria, quella che lavora, produce, studia e si impegna.
Quindi partiamo con grande forza e convinzione. L’Italia ha bisogno di Azione ma Azione ha bisogno di te, del tuo sostegno. [...] Siamo Europei. Adesso va dimostrato.
Vale la pena precisarlo: non è affatto detto che il simbolo mostrato arrivi sulle schede elettorali, così come non è scontato nemmeno che finisca così com'è nelle bacheche del Viminale. Certamente lo slogan del 2019, dal significativo potere di identificazione con l'Europa - in un tempo in cui, come cinque anni fa, molte persone vorrebbero piuttosto cambiare, rivoluzionare o demolire quest'Europa - era uno strumento che Calenda, insieme al resto del gruppo dirigente del Partito, aveva interesse a spendere: in fondo è stato il primo elemento di riconoscimento, in grado di fruttare un eletto con molte preferenze. Non sfugge, tuttavia, che il simbolo "ritoccato" non è di fatto reperibile sui canali ufficiali del partito (se non nel materiale promozionale della conferenza stampa ricordata prima, occasione in cui è comunque stato mostrato in pubblico); non si deve dimenticare nemmeno che proprio Siamo Europei, pur avendo permesso l'elezione di Calenda, non sarebbe stato sufficiente ad assicurare ad Azione l'esonero dalla raccolta firme in vista delle elezioni politiche del 2022 (visto che l'unico eletto a Strasburgo non era stato ottenuto "con proprio contrassegno", ma con un simbolo composito depositato solo dal Pd) e aveva costretto a cercare alleati che godessero dell'esenzione. Rotto il patto con +Europa (per allontanarsi dal Pd), si costituì l'alleanza con l'esonerata Italia viva: la soglia di sbarramento fu ampiamente superata, ma dell'esito post-elettorale si sono occupate a lungo le cronache.
Questa volta Azione è certa di godere dell'esonero dalla raccolta firme, non per l'elezione di Calenda nel 2019 ma in virtù del gruppo parlamentare su cui tuttora conta alla Camera; citare l'esperienza di Siamo Europei non era necessario, ma ha certamente vari lati positivi in questa fase. La disponibilità a "discutere alleanze, programmi, simbolo e liste" con tutte le forze politiche italiane dell'Alde (Italia viva appartiene invece al Partito democratico europeo) potrebbe preludere a trasformazioni grafiche, ma intanto l'elemento identificativo è stato recuperato e si è messo un punto fermo.
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