venerdì 22 maggio 2015

In fondo a sinistra (2): I marxisti-leninisti non sono tutti uguali

E pensare che, per qualcuno, quelli che stanno a sinistra (e persino quelli che sono entrati nel Pd e non erano di provenienza democristiana) sono tutti, semplicemente e uniformemente, "comunisti". Poveri illusi: non hanno mai provato, probabilmente, a passare in rassegna le sigle dei comunisti, quelli veri. Nomi e simboli in cui - a volte - a fare la differenza è la presenza/assenza di una sola parola.
Partito comunista italiano
marxista-leninista
Si prendano, ad esempio, il Partito comunista italiano marxista-leninista e il Partito marxista-leninista italiano. Qualche sprovveduto - forse - potrebbe avere la tentazione di dire che tanto, in fondo, "sono la stessa cosa": manco a dirlo, sbaglierebbe. Il primo è stato costituito il 3 dicembre 1999 (anche se vorrebbe ricollegarsi direttamente alla scelta gramsciana del 1921 a Livorno) e non dev'essere nemmeno confuso con il Pc(m-l)i, quello che pubblicava Servire il popolo; il secondo ha molta più storia, essendo nato il 9 aprile 1977. Sono diverse - e pure piuttosto distanti tra loro - le sedi nazionali: quella del Pcim-l è in provincia di Napoli (precisamente a Forio) e napoletano è il suo storico e combattivo segretario, Domenico Savio; la sede del Pm-li sta a Firenze.
L'art. 1 dello statuto del Partito comunista italiano marxista-leninista si apre così: "Gli operai, i lavoratori e gli intellettuali d'avanguardia italiani che lottano per la costruzione del socialismo nella società italiana formano una organizzazione di lotta di classe, volontaria e rivoluzionaria: il Partito comunista italiano marxista-leninista". Partito che, manco a dirlo, "si ispira, nel suo lavoro, alla teoria del marxismo-leninismo ovvero al pensiero e l'opera immortali di Marx, Engels, Lenin e Stalin". Alla base c'è la consapevolezza del "crescente contrasto" tra forze produttive e rapporti di produzione, che - "nell'attuale regime sociale capitalistico e nella sua globalizzazione imperialistica" - genera la lotta di classe, così come dell'indispensabilità del "partito politico di classe" come organo della lotta rivoluzionaria del proletariato, lotta che richiede una "lotta dura e continua al revisionismo, al trotskismo e ad ogni forma di opportunismo e di economicismo". abbattimento del potere borghese (e la distruzione del suo apparato), il Pcim-l immagina la dittatura del proletariato, col sistema dei consigli dei lavoratori mutuato dalla Rivoluzione d'Ottobre e dai paesi del socialismo realizzato.
Partito marxista-leninista italiano
Il Partito marxista-leninista italiano, invece, si rifà all'esperienza dell'Organizzazione comunista bolscevica italiana marxista-leninista (nata nel 1969, operativa per circa 7 anni), costituita sulla base "del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, dell'esperienza storica del movimento operaio italiano e internazionale, sotto la potente spinta della Grande rivoluzione culturale proletaria". Il Pm-li si pone come "l'avanguardia cosciente e organizzata del proletariato italiano, il Partito politico della classe operaia, che dirige le lotte immediate e parziali e quelle generali e a lungo termine dell'intera classe e delle larghe masse popolari italiane". Alla base resta "il marxismo-leninismo-pensiero di Mao che presiede al suo orientamento ideologico, politico, organizzativo e pratico"; lo scopo, invece, è "guidare il proletariato alla conquista del potere politico, abbattere la dittatura borghese, instaurare la dittatura del proletariato ed assicurare il completo trionfo del socialismo sul capitalismo", arrivando infine alla realizzazione del comunismo. Non tutti possono entrare nel partito: l'adesione è riservata solo "agli elementi più avanzati, coscienti e coraggiosi della classe operaia, che coloro che con decisione e generosità combattono in prima fila sulle posizioni del proletariato, sono capaci di educare, organizzare e mobilitare il proletariato e le grandi masse popolari italiane contro la borghesia e i revisionisti".
Naturalmente, a partiti diversi corrispondono simboli diversi. L'unica costante, come era prevedibile, è la presenza della falce unita al martello, su fondo rosso, il resto però cambia. Se il Pcim-l si accontenta di quel segno grafico, riprodotto in giallo, con la sigla dorata sbuito sotto, il Pm-li affianca il profilo di Mao e lo tinge di nero, come gli strumenti del lavoro; quest'ultimo partito, tra l'altro, mostra un emblema con forma ellissoidale, non previsto dalle leggi elettorali, segno che non ha mai partecipato alle elezioni (cosa che invece il Partito comunista italiano marxista-leninista ha fatto alcune volte, prendendo parte persino alle elezioni politiche in Campania).

Pensate che questo sia troppo difficile da seguire? Beh, sappiate che sono diverse pure le testate di riferimento (Comunismo per il Pcil-m, il Bolscevico per il Pmli), le modalità di organizzazione - ma entrambi i partiti adottano il centralismo democratico - e i diritti e doveri degli iscritti. Certo, a tutte e due le formazioni si applica l'etichetta di "dure e pure", ma ciascuna lo è a suo modo: chi aderisce al Partito comunista italiano marxista-leninista ha il dovere, tra l'altro, di "lavorare senza sosta per l'elevazione della propria coscienza di classe e rivoluzionaria con l’assimilazione dei principi del marxismo-leninismo", oltre che di "fare con la parola e con l'esempio opera continua di proselitismo"; gli iscritti al Partito marxista-leninista italiano, invece, devono "studiare e praticare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, diffonderlo tra il proletariato e le larghe masse popolari" ed "essere intransigenti sui principi e lottare con fermezza contro l'ideologia borghese, il revisionismo moderno, il dogmatismo e tutte le idee errate", ma se occorre anche "non esitare a dare anche la vita per la causa del proletariato" e mettere a disposizione "ogni proprio mezzo materiale per far fronte alle necessità della rivoluzione". Una posizione delicata, insomma, ma per chi ci crede sul serio probabilmente non è un peso.

Nessun commento:

Posta un commento