venerdì 15 febbraio 2013

Quelli che ... la libertà sta nel feudalesimo

Mappoi chi l'ha detto che qui ci si dovrebbe occupare solo di partiti veri o perfettamente esistenti... Per dire, i vari Ds, Margherita, Ppi, Cdl, Fi e compagina dormiente esistono ma sembrano molto meno vivi. Di chi? Di "Feudalesimo è libertà", per esempio. Va bene, sulle schede non lo troverete neanche per sbaglio, ma si può star certi che, ci fosse, non arriverebbe ultimo di sicuro. Guerrieri ce ne sarebbero anche, dall'Alberto da Giussano della Lega al cavaliere della Lega Padano Veneta, fino all'arciere del Fronte Verde, senza contare la partecipazione straordinaria di Giovanni dalle Bande Nere - sì, proprio lui - come "profilo immagine" ormai rodato della lista Rinascita italiana; eppure, l'elmo raffinato in bianco e nero su fondo rosso (e la scritta almeno un po' enigmatica "pro feudalis iura factio") coniato solo a dicembre sembra avere conquistato molti simpatizzanti in giro per la Rete e non solo.
Già, perché non si tratta di un vero partito - e qualcuno sarebbe tentato di dire "peccato!" - ma di una creatura nata in Rete, per l'esattezza su Facebook, giusto alla fine del 2012, il 23 dicembre esattamente. Alla data del 15 febbraio, la pagina dedicata del social network ha sfiorato i 110mila "mi piace" e ogni giorno conquista l'interesse di qualcuno, propagandosi così di curiosità in curiosità e finendo addirittura su pagine di vari mezzi di informazione (Linkiesta su tutti). 
Ma qual è allora la base programmatica e ideologica di Feudalesimo e libertà? Lo sguardo sembra chiaramente rivolto al passato, mentre la modernità "si è rivelata generatrice di decadimento, ingiustizia e povertà" (con il continente prostrato dalla crisi per colpa tra l'altro di "biechi figuri asserviti al denaro, sterco del demonio"), occorre "riscoprire i valori perduti di una società strutturata, unita e forte". Quella che l'Europa avrebbe vissuto, appunto, nella sua epoca feudale. Il feudalesimo... una parola, un concetto, un periodo che ai più sfuggono, dovendo recuperare varie reminescenze scolastiche, dopo le quali non ne hanno presumibilmente sentito parlare (e comunque in modo non particolarmente positivo: non a caso i promotodi del "non-partito" sottolineano che quel passato è stato " troppo severamente giudicato dai libri di storia scritti da pennivendoli eretici, empi e amorali"). 
Per i sei giovani gestori della pagina Facebook di Feudalesimo è libertà, quel periodo non è fatto solo di vassalli, valvassori e valvassini, tutt'altro, oggi sarebbe invece la soluzione per mettere fine a "oltre 220 anni di scelleratezze politiche, sociali ed economiche". Morale, cambiare si deve, per sopravvivere. Si può valutare se sia un buon cambiamento il ritorno del servi della gleba (e qui Elio e le Storie tese non c'entrano nulla) e delle Crociate, la nuova istituzione dello ius primae noctis, le corvée - ossia ai lavori obbligatori - nei fondi dei feudatari; ci si può chiedere se la presenza di un boia di corte pronto a infliggere pene corporali sia un reale progresso, soprattutto se i vari punti del programma sono declinati in un italiano similvolgare che sarebbe piaciuto a Mario Monicelli e al cast dell'Armata Brancaleone.
Eppure le magliette con l'invito perentorio "Alla pugna!" e gli spunti quasi quotidiani lanciati dalla pagina Facebook macinano gradimenti e condivisioni: vale anche per la "crociata" contro il sushi e i giapponesi, i quali "tentano di avvelenare li nostri guerrieri cum intrugli quali pesce crudo, bono forse pei gatti, et alghe, quae neanche li felini riescon ad manducare. Et così li stolti sodali quae vengon attratti da tali richiami esotici si ritrovan trafelati pe' tutti li dies seguenti pelle rapide corse verso la latrina plus vicina, totalmente inabili allo combattimento". Ogni commento sembra superfluo e il rischio di diventare per lo meno follower della pagina è per lo meno alto.

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