All'improvviso gli sguardi cadono meglio, sbatti le palpebre e le fai calare un attimo, per poi riaprire gli occhi subito dopo e stringerli, così da vedere con più attenzione. Così ti accorgi che avevi visto bene, altroché. Non c'era solo una croce latina, in quel contrassegno esposto insieme agli altri in bacheca al Viminale, una croce che ovviamente non ci doveva stare. C'era tutto il nome del partito riportato all'interno, RSI Nuova Italia. Ove RSI, non c'è dubbio, sta per Repubblica sociale italiana. Eppoi, nel ben mezzo di una grafica tricolore del tutto minimale e assolutamente 0.0 (per arrivare all'1.0 bisognerebbe almeno installare un programma decente e comprare una stampantina anche di seconda mano), la sagona del Paese, due spighe e, a sormontare tutto, un'aquila ad ali spiegate.
E' così che si è fatto conoscere a una piccola-grande parte d'Italia un nuovo partito, RSI Nuova Italia appunto, fondato giusto a fine 2012, con sede ad Ascoli Piceno e si pone come valori di base la libertà, l'uguaglianza, la dignità, la solidarietà, la fratellanza e il rispetto. A vedere sciorinati nello statuto quei valori qualche dubbio sorge: non è che magari RSI significa altro e ci si è caduti come polli, in un tranello ben preparato da alcuni? Quell'aquila sembra lasciare pochi dubbi, mentre la descrizione del simbolo presente nello statuto non aiuta più di quel tanto: "Il simbolo assume come colori dei propri simboli il bianco, rosso e
verde della bandiera italiana CON un'aquila dominante e la spiga di
grano a conferma della coerenza del Partito alla Repubblica, alla
protezione dell’unità nazionale, ed alla cristianità". Nient'altro, nessun elemento in più per decifrare in altro modo la sigla.
Nemmeno il Viminale deve aver avuto altri elementi per farlo, se ha ritenuto di ricusare quel contrassegno, e non solo per quella croce latina che faceva capolino sul bianco sfondo dell'emblema. Nella nuova versione del simbolo - troppo pulita e precisa per non essere passata attraverso il Poligrafico - infatti, non c'è più la croce, ma anche la sigla RSI si è volatilizzata, lasciando spazio a un'altra parolina di tre lettere, molto più inoffensiva, "Una": "Una nuova Italia", in fondo, la promettono tutti, non dovrebbe essere poi difficile riuscirci. Eppoi niente più aquila, per lo meno niente disegno figurativo: a dare l'idea di un volatile curioso e pur sempre ad ali spiegate, provvedono due nastrini (uno verde euno rosso), che piegati ad arte richiamano almeno un po' l'apertura alare di quella creatura.
Così, a guardare bene quello che fanno i funzionari elettorali del Viminale, si scopre che per loro non solo la RSI, ma anche l'aqula è una condotta a rischio di ricostituzione del partito fascista e, qundi, andava potata o scacciata senza troppi scrupoli. Probabilmente si poteva fare, per carità, ma qualche dubbio rimane. Soprattutto se hai una memoria decente, ti vai a scartabellare i contrassegni ammessi nel 2001, sfogli le pagine e pah!, ecco il Partito del lavoro. E lasciate stare il nome - per non pensare al lavoro che non c'è - lasciate stare il tricolore e concertratevi sulla bandiera. Sopra al tricolore, impossibile non vedere un'altra aquila, ad ali spiegate, quasi identica a quella delle forze armate durante la Repubblica di Salò; eppoi quell'asta, che più che un'asta è una manciata di fasci, uno sopra l'altro, manca giusto la scure ma si riconoscono perfettamente. Eppure, se quel simbolo sta sul libretto del 2001, significa che l'hanno ammesso, che per il Viminale andava bene così. Che è successo in dodici anni per cambiare così tanto idea? E che avranno fatto di male, quelli di RSI Nuova Italia, per ricevere un trattamento molto più severo rispetto a CasaPound, il cui simbolo non creerà problemi ma di preoccupazioni ne dà in abbondanza?
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