Dopo aver partecipato alle elezioni amministrative e regionali del 1985, le Liste Verdi decidono che va bene giocare fuori dagli schieramenti, ma coordinarsi nel gioco è decisamente meglio. Arrivano così a costituire, il 16 novembre 1986 a Finale Ligure, una Federazione delle Liste Verdi: nel darsi uno statuto comune, le liste decidono ovviamente di mantenere il contrassegno che l'anno precedente aveva ottenuto una buona accoglienza e l'interesse di vari elettori. Continua dunque a (sor)ridere il sole che dall'inizio campeggia sugli emblemi scelti da ciascuna Lista Verde in Italia e diventa a sua volta emblema della federazione, destinato a durare decisamente a lungo, fatte salve alcune modifiche grafiche.
Tutto sembra andare per il meglio, tant'è che nel 1987 il soggetto politico presenta il suo contrassegno alle elezioni politiche, ricavandone un buon bottino di deputati e senatori (quattordici parlamentari in tutto, non male come primo risultato). Alle elezioni europee del giugno 1989 si presenta lo stesso emblema, aggiungendo giusto la dicitura "Verdi Europa" (anche se, in effetti, i Verdi europei usano più facilmente un girasole, ma chisseneimporta), eppure spunta un incomodo: il suo nome è Verdi Arcobaleno. A dispetto del nome, non c'è nessun elemento iridescente nell'emblema che caratterizza la formazione nata dall'incontro di Mario Capanna (e degli altri ex Arcobaleno di Democrazia proletaria), di alcuni fuoriusciti dai Radicali (da Adelaide Aglietta a Francesco Rutelli) e di altri con sensibilità ambientalista: ci sono solo - ovviamente non sulle schede, ancora in bianco e nero, ma sui manifesti e in tv - il verde della parte superiore del cerchio di sfondo e il giallo della parte centale della mezza margherita che costituisce il simbolo del partito. Eppoi c'è quella parola maiuscola, "Verdi" (scritta tra l'altro proprio in verde, per lo meno sui manifesti) che non può passare inosservata. Risultato, la Federazione delle Liste Verdi raccoglie il 3,8% (con 3 seggi), ma i Verdi Arcobaleno da soli si portano a casa il 2,4% dei voti (e 2 seggi).
Le due formazioni capiscono in fretta che disperdere le forze, in questo caso, non paga: già alle regionali del 1990 - salvo qualche regione in cui scelgono di continuare a presentarsi separatamente - iniziano un cammino di condivisione, che le porta a scegliere un simbolo comune. E' una sorta di compromesso grafico tra i due emblemi precedenti: l'elemento figurativo resta il sole che ride (la cui presa sugli elettori è già stata verificata), ma in primo piano c'è la scritta maiuscola "Verdi", che indubbiamente risalta. Tempo pochi mesi e a dicembre, a Castrocaro, i due soggetti si fondono: da lì in poi ad agire è la Federazione dei Verdi, il cui simbolo è la versione leggermente ritoccata di quello elaborato pochi mesi prima. Sembra la fine di un percorso; eppure, nell'arcipelago verde spunteranno altre isole che rivendicheranno, a vario titolo, il loro ruolo. Gli elettori se ne accorgono nel 1992, ma per arrivarci c'è tempo.
Le due formazioni capiscono in fretta che disperdere le forze, in questo caso, non paga: già alle regionali del 1990 - salvo qualche regione in cui scelgono di continuare a presentarsi separatamente - iniziano un cammino di condivisione, che le porta a scegliere un simbolo comune. E' una sorta di compromesso grafico tra i due emblemi precedenti: l'elemento figurativo resta il sole che ride (la cui presa sugli elettori è già stata verificata), ma in primo piano c'è la scritta maiuscola "Verdi", che indubbiamente risalta. Tempo pochi mesi e a dicembre, a Castrocaro, i due soggetti si fondono: da lì in poi ad agire è la Federazione dei Verdi, il cui simbolo è la versione leggermente ritoccata di quello elaborato pochi mesi prima. Sembra la fine di un percorso; eppure, nell'arcipelago verde spunteranno altre isole che rivendicheranno, a vario titolo, il loro ruolo. Gli elettori se ne accorgono nel 1992, ma per arrivarci c'è tempo.
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