Alle ultime elezioni, come è noto, non si è vista, anche perché il suo simbolo era stato ricusato dal Viminale e l'Ufficio elettorale centrale nazionale presso la Corte di cassazione aveva confermato l'esclusione: sulle schede, quindi, non è finito lo scudo crociato della Democrazia cristiana guidata da Gianni Fontana (come pure quello del comitato di democristiani guidato da Franco Mortellaro e quello presentato da Alessandro Duce come ultimo segretario amministrativo della Dc, nominato nel 1994 giusto prima del cambio di nome in Ppi).
Non è dato sapere cosa sarebbe accaduto se la Dc-Fontana si fosse sottoposta agli elettori - anche se, a giudicare dalla fine che ha fatto l'Udc di Casini, ci sarebbe stato poco da sperare - ma, nel frattempo, il partito sta cercando di ripartire (si sarebbe tentati di dire, per l'ennesima volta) e per farlo ha tentato di sanare una ferita che si era creata a dicembre, quando Ombretta Fumagalli Carulli era diventata presidente del consiglio nazionale su impulso del redivivo diccì Paolo Cirino Pomicino, mentre una parte di coloro che avevano contribuito a riattivare il partito (e avrebbero voluto vedere in quel ruolo il campano Ugo Grippo o Silvio Lega) se n'era andata via, "mortificata".
Sul sito www.dccampania.eu si legge che, giusto un mese fa, quella frattura sarebbe stata ricomposta, con l'ingresso nella direzione nazionale di "dodici amici" che in un primo tempo erano usciti e il proposito di ripartire dalle elezioni amministrative di maggio. Che la ferita sia stata sanata del tutto è lecito dubitare (non pare che del progetto Dc facciano di nuovo parte proprio Silvio Lega e lo stesso Alessandro Duce, che con lui aveva scelto di allontanarsi), che il percorso verso l'appuntamento elettorale sia in discesa altrettanto. Sulla Dc-Fontana, infatti, pende sempre l'ordinanza emessa a gennaio dal Tribunale civile di Roma che - sia pure in via cautelare - aveva sospeso a gennaio l'efficacia degli atti del consiglio nazionale che il 30 marzo del 2012 aveva dato ufficialmente il via alla riattivazione dello storico partito cattolico: un vizio formale, riconosciuto dal giudice, "congelerebbe" tutti gli atti compiuti da lì in avanti, comprese le elezoni del segretario e il congresso fatto in autunno.
Ora, all'ultima riunuone della direzione nazionale, svoltasi il 13 febbraio, il segretario Gianni Fontana ha proposto di formare una commissione che lo aiutasse a gestire proprio gli impegni legati alle controversie sul nome e sul simbolo. A farne parte, assieme alla Fumagalli e a Vittorio Adolfo (nuovo tesoriere dopo Duce), ci sono vari altri componenti tra cui Ugo Grippo e soprattutto Paolo Cirino Pomicino, tutt'altro che un giovanotto; saranno loro a dover valutare il da farsi, in base all'esito del reclamo contro la sentenza del Tribunale di Roma. La riserva dovrà essere forse sciolta probabimente il 5 marzo, quando ai giudici toccherà pronunciarsi a cognizione piena sulla vicenda: comunque vada, l'impressione è che la guerra per restituire vita alla Dc sia ancora lunga.
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