Qualcuno, non vedendo più il suo volto imponente comparire sui teleschermi, probabilmente lo aveva dato per perso. Qualcun altro, forse, lo aveva quasi sperato, immaginandolo con base a Ceppaloni, senza più collegamenti con la politica romana e con poltrone di governo, dopo l'ultimo suo incarico di ministro della giustizia nel governo Prodi che lui stesso ha contribuito a far cadere nel 2008. E invece Clemente Mastella è tornato. O, per lo meno, è tornata la sua creatura politica, quel campanile che senz'altro c'è anche a Ceppaloni e che dal 1999 aveva scelto come suo simbolo per il partito che aveva fondato una volta terminata - non senza burrasche - l'esperienza dell'Udr con Cossiga ed altre truppe.
E pensare che, all'inizio, il contrassegno sembrava messo lì quasi a caso, per partecipare quasi a ogni costo alle elezioni europee, mentre sul precedente emblema dell'Udr si era finiti - come spesso accade in Italia - in tribunale. E che venisse proprio dall'Unione democratica per la Repubblica, Mastella l'aveva dichiarato senza problemi nel simbolo, piazzando nel mezzo la sigla UDR ben in evidenza, aggiungendo tra la D e la R giusto le due letterine "eu", come se si trovassero li per caso, pronte ad andarsene quando qualche giudice avesse dato ragione al Clementone che si riteneva ancora segretario dell'Udr. Un campanile, dunque, disegnato quasi a mano, con tanto di finestrelle e sagoma della campana nel mezzo, un tetto blu più da favola che da realtà. il tutto davanti a un elemento tricolore morbido e curvo, come uno sbaffetto di dentifricio appena servito. L'Udr formato Europa, insomma, era servita e tale sarebbe rimasta, dando pari dignità a tutte le lettere della sigla.
Col tempo il partito aveva messo radici, manco a dirlo soprattutto al Sud, facendo della Campania (e, in qualche misura, anche della Lucania) la sua roccaforte. A poco a poco il simbolo è leggermente mutato, con alcune stelle che sono inevitabilmente spuntate a contorno del campanile e con l'aggiunta di un riferimento all'area popolare in cui l'Udeur mastelliana voleva collocarsi. Era passato attraverso varie esperienze, questo soggetto politico, partecipando alla Margherita fino alle elezioni del 2001 - salvo poi sfilarsi quando si è parlato seriamente di unificazione dei partiti che l'avevano costituita - poi accogliendo al suo interno l'ultimo segretario della Dc (poi Ppi) Mino Martinazzoli alle elezioni europee del 2004, fino al nuovo sostegno - mai completo e senza tentennamenti - al centrosinistra.
Poi era arrivata la seconda caduta di Prodi, con conseguenti elezioni anticipate. Si era parlato con insistenza di un diritto di tribuna concesso all'Udeur dal Pdl - almeno finché Berlusconi non ha sospettato che il suo partito ci avrebbe rimesso in immagine - di trattative non andate a buon fine con l'Udc e di un'offerta (rifiutata) di provenienza socialista: sta di fatto che Mastella alle elezioni non partecipò (finì a commentarle dalla poltrona del Tg2), mentre a quelle successive il Pdl lo candidò sul serio e gli fece avere un seggio a Strasburgo. Nel 2010, un'improvvisa voglia di partito meridionale fece cambiare il nome della forza politica in "Popolari per il Sud", con un effetto grafico per lo meno discutibile. Dovevano esserci altre cose poco convincenti, se all'inizio del 2011 il partito aveva già ripreso il suo nome, restando sempre nell'ambito del centrodestra (come quando, del resto, Mastella nel 1994 aveva scelto il Ccd e non i Popolari) fino a una certa vicinanza al "terzo polo" di Fini e Casini.
Ora, nell'anno del Signore 2013, l'Udeur rispunta e, se alle politiche nessuno potrà votarla, la si vedrà invece alle elezioni in Molise. Il sostegno, peraltro, stavolta andrà al candidato presidente del centrosinistra: proprio come il campanile "perfetto" del suo simbolo, in fondo, Mastella è equidistante (o equivicino) rispetto a ogni schieramento. Stando sempre ben piantato al centro.
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