Non dev'essere stato facile, per chi l'ha preso in mano per la prima volta, farsi strada tra i molti meandri e i canneti nascosti tra le pagine della Storia infinita, con rimandi, scambi, accenni e intrusioni da richiedere un sovrappiù di attenzione.
Eppure non è da escludere che per qualcuno possa essere più facile districarsi in quel libro-metalibro così particolare, piuttosto che capire qualcosa nella storia - quella sì, davvero infinita e intricata - della Democrazia cristiana, che settimana dopo settimana continua ad accumulare puntate, a un ritmo quasi instancabile. Davvero instancabili, in compenso, devono essere soprattutto quelli che cercano, molto semplicemente, di non perdersi tra le righe, le carte (spesso bollate) e le parole di una vicenda che va avanti dal 1994 e rischia di non conoscere mai un punto di arrivo, che possa finalmente dare requie e pace meritata allo scudo crociato, dopo tanti anni di uso spesso non debito. E invece, ogni volta che qualche evento sembra scrivere una - sia pure incerta - parola "fine", in grado di far desistere buona parte dei mortali, c'è sempre qualcuno che dà nuova linfa alla storia, facendola continuare per un tempo imprecisato.
Dunque, microriassunto di alcune puntate precedenti: dopo la sentenza della Corte d'appello di Roma del 2009 (confermata dalla Cassazione alla fine del 2010), che ha accertato che non è mai intervenuto lo scioglimento della Dc, un gruppo di iscritti dell'ultimo tesseramento valido (quello del 1992-93) chiede all'allora presidente del consiglio nazionale, Rosa Russo Jervolino, di convocare l'organo per "riattivare" il partito che - a loro dire - non sarebbe mai morto. Non avendo ricevuto risposta, i firmatari della richiesta (guidati da Clelio Darida) hanno autoconvocato il consiglio, tenendolo il 30 marzo 2012: lì si sono dati un nuovo segretario politico (Gianni Fontana) e hanno rinominato segretario amministrativo Alessandro Duce (lo stesso in carica all'inizio del 1994).
Nel corso dei mesi è stato avviato un nuovo tesseramento e convocato il XIX congresso (che nel frattempo era stato celebrato almeno altre due volte, da altre sedicenti Democrazie cristiane): l'assise si è svolta a novembre e ha confermato Fontana nella sua carica. Il tempo di un altro consiglio nazionale e il partito si spacca, visto che un gruppo non condivide alcune scelte sulle nuove cariche della Dc. Nel frattempo, alcuni tra coloro che avevano guardato con qualche interesse alla riattivazione dell'ex Balena Bianca, si erano rivolti ai giudici perché il procedimento, a loro dire, non era stato seguito correttamente: all'inizio di gennaio, il tribunale civile di Roma si occupa per l'ennesima volta di vicende democristiane, sospendendo l'efficacia delle decisioni prese il 30 marzo, perché i consiglieri nazionali non sono stati convocati personalmente, come da disposizioni attuative del codice civile, per cui tutti gli atti compiuti successivamente per ora non hanno effetto.
Si era già detto che alle elezioni erano stati depositati ben tre contrassegni di Democrazie cristiane (quella rediviva di Franco Mortellaro, un tempo legato a Pizza; quella di Fontana pur sospesa e quella "storica" che Duce riteneva di rappresentare), simboli tutti ricusati dal Viminale e dalla stessa Cassazione; la Dc-Fontana, tuttavia, non si è accontentata e si è rivolta al TAR del Lazio per sospendere l'efficacia della decisione e, alla lunga, farla annullare. La vicenda completa non avrà comunque tempi brevi, considerando che dovrà intervenire di nuovo la Cassazione in una delle questioni più delicate del panorama elettorale italiano (in poche parole: non è ancora stato stabilito chiaramente, nei fatti, se sui provvedimenti del procedimento preparatorio alle elezioni politiche debba giudicare la magistratura ordinaria, quella amministrativa - come avviene per le altre elezioni - o le Camere stesse, e il tutto si risolve negli ultimi anni in uno scaricabarile continuo); in ogni caso, i giudici hanno riconosciuto che "appare prevalente l’interesse pubblico all’ordinato imminente
svolgimento della competizione elettorale nei tempi prescritti", quindi non si sospende un bel niente.
Forse un po' se l'aspettavano, Fontana e gli altri, per cui si preparano a continuare l'ennesimo filone giudiziario della storia post-democristiana (ma guai a dirlo a loro, che è post); nel frattempo, sembra ricomposta la frattura creatasi a dicembre e, nell'impossibilità di partecipare alle elezioni di febbraio, l'obiettivo che si è dato il partito è "la presentazione di liste alle prossime elezioni amministrative di Maggio, ripartendo, come nella storia migliore della DC, dalle comunità locali". Lungi dall'idea di chiudere i battenti, dunque, la Dc di Fontana punta a radicarsi di nuovo sul territorio per poter riprendere la propria vita politica, sempre nella convinzione - che per gli aderenti si trasforma in certezza - di essere proprio "quella" Democrazia cristiana. A dispetto degli anni, dei tempi cambiati e delle sentenze, da cui ognuno sembra trarre ciò che più gli interessa, senza nemmeno considerare l'esistenza di altre chiavi di lettura.
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