venerdì 29 luglio 2022

Referendum e Democrazia, il simbolo per la raccolta digitale delle firme

AGGIORNAMENTO DELL’11 AGOSTO 2022:
Piccolo ritocco al simbolo della Lista Referendum e Democrazia, divulgato Il giorno prima dell’apertura del deposito dei contrassegni elettorali. Il nome corretto della forza politica lo conosceremo nelle prossime ore, visto che ora l'emblema, pur avendo mantenuto la stessa struttura compositiva e cromatica, si è arricchito di alcuni elementi testuali. 
In particolare, la parola "Referendum" nella parte superiore è stata disposta ad arco, per fare spazio subito sotto alle parole "eutanasia" e "cannabis": si tratta di un ovvio riferimento ai due quesiti referendari per i quali erano state raccolte moltissime firme (anche grazie alla novità della sottoscrizione in forma digitale, ottenuta grazie all’emendamento a prima firma di Riccardo Magi), ma che la Corte costituzionale ha ritenuto inammissibili, un verdetto ritenuto sbagliato e inaccettabile dai soggetti promotori.
Al centro è sparita la "e" e con questa, anche la curva della parte rosa, che questa volta risulta leggermente ampliata: è questa in fondo la modifica grafica di maggior rilievo. La parte inferiore resta dominata dalla parola "Democrazia", ma subito sotto è stato aggiunto il riferimento a Marco Cappato, principale volto di questo progetto politico-elettorale di testimonianza insieme a Virginia Fiume.
Sicuramente la nuova versione del simbolo è più completa, perché identifica le principali battaglie per cui i promotori della lista si sono battuti e si battono tuttora: forse la raccolta firme non riuscirà, ma questo periodo - è l'aspetto più rilevante - sarà servito di certo a rendere più persone informate su alcuni temi che necessitano di mobilitazione, per sottolineare il deficit di democrazia che l’Italia sta vivendo nelle sue procedure di partecipazione fondamentali (con riferimento, dunque, anche alla raccolta delle sottoscrizioni in forma digitale anche per le elezioni politiche). La completezza del messaggio ha purtroppo anche risvolti negativi: il simbolo ora risulta molto più pieno di prima, al punto tale che l’armonia e il risultato complessivo estetico non ne hanno tratto giovamento. In questo caso, però, è più importante che passi il messaggio, con la necessità di fare qualcosa per la salute della democrazia. Anche attraverso un simbolo di una lista che vuole spiegare e mobilitare, prima che candidare e concorrere.

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Non è dato sapere, al momento, se riuscirà a finire sulle schede elettorali, ma la Lista per i Referendum e la Democrazia, il cui simbolo è stato presentato in una conferenza stampa su YouTube da Marco Cappato Virginia Fiume, co-presidenti di Eumans! (movimento paneuropeo di iniziativa popolare e nonviolenta), ha scelto di trasformare il periodo di pre-campagna elettorale in un terreno di lotta politica "per riconquistare il diritto al referendum, alla democrazia e alla partecipazione democratica" (come detto da Cappato in uno dei suoi interventi), innanzitutto attraverso la richiesta di consentire almeno la raccolta delle firme a sostegno delle liste, oltre che in forma cartacea con autenticazione - l'unico mezzo previsto dalla legge e accettato al momento - anche in forma digitale, per esempio mediante lo Spid, come si è consentito da qualche manciata di mesi per i quesiti referendari.

La lettera-appello e lo sciopero della fame

Lunedì, in particolare, Fiume e Cappato (insieme a Filomena Gallo, segretaria dell'Associazione Luca Coscioni, e Marco Perduca, coordinatore di Science for Democracy) hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi e, per conoscenza, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, segnalando la necessità di intervenire "con urgenza per consentire la sottoscrizione attraverso firma digitale o firma con Spid per la presentazione delle liste di candidati alle elezioni politiche", poiché lo scioglimento anticipato, i tempi stretti previsti dalle norme elettorali e le forme di presentazione delle candidature da queste previste creerebbero - e già creano - ostacoli "al limite dell'impossibilità materiale" alla raccolta firme e, soprattutto, "una palese discriminazione tra i partiti dotati di esenzione, che possono fino all'ultimo momento utile modificare simboli, candidati e apparentamenti, e partiti non esentati, i quali invece si vedono preclusa la possibilità di ricerca di candidati e di eventuali trattative con altre forze politiche". Tali condizioni provocherebbero "l'esclusione dalla prossima competizione elettorale di partiti potenzialmente rappresentativi, ma discriminati in base alle attuali modalità di presentazione": ciò potrebbe essere evitato con un intervento del governo volto a "sventare il compimento di tale violazione dei diritti civili e politici", o attraverso un intervento in attuazione della delega ricevuta già nel 2017 "per la sperimentazione della sottoscrizione elettronica per la presentazione di liste di candidati alle elezioni". La lettera-appello era stata rivolta a Draghi - presidente del consiglio dimissionario, ma tuttora in carica per il disbrigo degli affari correnti - perché intervenisse per affrontare "questa discriminazione nei confronti della partecipazione elettorale in un momento in cui sempre meno persone si recano alle urne" e lo facesse in fretta, per evitare di frustrare gli spazi per presentare le liste in quel momento ancora esistenti.
"In fondo - ha spiegato Fiume durante la conferenza stampa - a Draghi avevamo chiesto solo che la strada che era già stata seguita nei mesi scorsi per consentire la raccolta delle firme in forma digitale per i referendum fosse estesa anche alla presentazione delle liste per le elezioni. Per noi il momento elettorale è una chiave per la protezione della democrazia e una democrazia inaccessibile non è democrazia. Considerando che è quasi impossibile mettere in atto in modo regolare tutte le formalità previste in materia di presentazione delle candidature già in tempi normali, in condizioni di fretta come queste è persino difficile decidere le candidature in modo razionale e ragionato: l'accesso alla raccolta firme digitale era quindi secondo noi un elemento essenziale per consentire alle forze politiche di partecipare comunque al gioco democratico presentando liste anche in condizioni particolari come queste, un punto di partenza necessario per noi. Non abbiamo però ricevuto alcuna risposta, nemmeno dopo che mercoledì ho comunicato al presidente Draghi la mia scelta di intraprendere lo sciopero della fame, scelta cui in queste ore hanno scelto di aggregarsi altre persone. Ho scelto di scrivere anche a Giorgia Meloni, che è lontanissima dalle mie idee, ma essendo lei rappresentante del partito che in base ai sondaggi è in maggioranza e potrebbe prevalere al prossimo voto le ho chiesto di essere uniti almeno sulla democrazia e sulla sua tutela". 

Diritti di partecipazione violati, strumenti vanificati

L'impossibilità, a normativa vigente, di raccogliere in forma digitale le sottoscrizioni per partecipare alle elezioni (di ogni livello, non solo le politiche) sarebbe peraltro solo uno dei vulnera alla democrazia e alla partecipazione politica delle cittadine e dei cittadini. Sul punto ha insistito particolarmente Marco Cappato nei suoi interventi, pensando anche ad altre esperienze legate alla legislatura ormai in conclusione.
"Crediamo - ha spiegato - che la democrazia in Italia, il diritto dei cittadini a partecipare alla vita democratica sia violato, con un attacco sistematico ai loro diritti civili e politici. In questa legislatura, infatti, è stato vanificato lo strumento delle proposte di legge di iniziativa popolare: penso al nostro testo sull'eutanasia legale, depositato nove anni fa e mai discusso dal Parlamento, per cui con le norme attuali dopo la seconda legislatura la proposta decade; un destino simile avrà il nostro testo relativo alla cannabis. E se cittadine e cittadini hanno visto frustrato il loro sostegno alle proposte di legge di iniziativa popolare, non si sono nemmeno potuti esprimere sui referendum in materia di eutanasia e cannabis che avevamo elaborato e presentato, perché gli è stato impedito 'contro Costituzione' dalla sentenza della Corte costituzionale presieduta da Giuliano Amato" (e non è mancato il riferimento polemico alle bocciature - effettuate con sentenze nn. 50 e 51 - corredata "con falsità che abbiamo documentato"). A questa situazione, già compromessa, si aggiunge ora l'ulteriore difficoltà connessa alla raccolta delle firme in queste condizioni, che si tradurrebbe, secondo Cappato, nella sostanziale "negazione del diritto di sottoporsi al giudizio elettorale a realtà sociali significative". Per il co-presidente di Eumans!, consentire la raccolta digitale delle sottoscrizioni non risolverebbe tutti i problemi in materia di accesso alle procedure elettorali e non eliminerebbe le discriminazioni presenti, ma permetterebbe di ridurne l'impatto per il futuro, facendo funzionare meglio la democrazia: "Senza il funzionamento della democrazia, inevitabilmente le soluzioni alle grandi questioni del nostro tempo potranno essere solo soluzioni tecnocratiche, populistico-demagogiche o un mix delle due cose". 

Un simbolo elettorale (e una lista) per una campagna politica

Se lavorare per il futuro venturo della democrazia è sempre lodevole, il futuro prossimo appare decisamente più a rischio, in mancanza di un intervento immediato (ammesso che non sia già troppo tardi), dal momento che mancano poco più di tre settimane alla consegna delle liste (che devono essere presentate agli Uffici elettorali circoscrizionali presso le rispettive Corti d'appello tra il 21 e il 22 agosto). Questo sito si è già diffuso più volte, in passato e soprattutto negli ultimi giorni, sui problemi connessi alle forme di raccolta delle sottoscrizioni e al sistema delle esenzioni che consente ad alcune delle forze politiche presenti in Parlamento di non passare attraverso l'adempimento delle sottoscrizioni. Chi frequenta questo sito, dunque, non faticherà a orientarsi tra i problemi messi in luce dai promotori della campagna volta a consentire subito la raccolta digitale delle firme anche per le candidature alle elezioni (chi scrive, poi, incidentalmente è stato felice oggi di accorgersi che nella pagina del sito dell'Associazione Luca Coscioni che contiene l'appello a cittadine e cittadini, per illustrare i problemi legati alla raccolta firme cartacea e al sistema delle esenzioni, sono stati citati due suoi scritti, uno ospitato su questo sito e uno precedente, pubblicato dalla rivista Aic - Osservatorio costituzionale a commento della sentenza n. 48/2021 della Corte costituzionale).
Tra i problemi sottolineati da Cappato, in questo sito non si può non sottolineare quello già denunciato prima della campagna elettorale del 2018 da +Europa e che anche in seguito questo sito ha rimarcato: si tratta del cortocircuito che segue alla necessità, con le norme elettorali attuali, per chi deve raccogliere le firme per le proprie liste di indicare sui fogli sottoposti ai sottoscrittori non solo i nomi delle persone candidate in lista, ma anche i nomi delle persone candidate nei collegi uninominali. In sé, come si è ricordato in passato, questa richiesta non sarebbe ingiusta (se la sottoscrizione indica il consenso di chi firma affinché la forza politica si presenti, è giusto che detto consenso possa riguardare il complesso delle candidature sostenute dalla forza politica); i problemi e le effettive disparità nascono dall'esistenza del meccanismo delle esenzioni dalla raccolta firme, che consente alle forze esenti di modificare fino all'ultimo minuto tanto le proprie candidature di lista, quanto quelle nei collegi uninominali che possono essere comuni alle forze unite in coalizione, mentre le forze non esonerate devono fissare le candidature prima di cercare le sottoscrizioni. "Di fatto - ha precisato Cappato - questo impedisce a qualunque lista che debba raccogliere le firme ogni scelta su eventuali ingressi in coalizione, costringendo a un corsa solitaria. Imporre una prova di esistenza, attraverso la raccolta firme, ai soggetti fuori dal Parlamento secondo me è già una discriminazione, perché chi sta dentro il Parlamento avrebbe semplicemente più mezzi per dimostrare la sua esistenza. Tuttavia impedire a chi deve raccogliere le firme anche di stringere alleanze secondo noi è completamente contro la Costituzione". 
La raccolta delle sottoscrizioni in forma digitale permetterebbe, se non altro, di ridurre i tempi da dedicare alla presentazione delle liste e di avere più spazio per valutare la composizione delle liste ed eventuali alleanze (da tradurre anche nella determinazione delle candidature comuni nei collegi uninominali), riducendo il disagio per le liste non esonerate. "Per questo - ha concluso Cappato - abbiamo deciso di denunciare la violazione patente dei diritti civili e politici dei cittadini anche grazie alla presentazione di questa lista e alla richiesta di ottenere la raccolta digitale della firme, anche se potrebbe essere già tardi pur intervenendo ora sul punto". "Nessuno di noi, fino a due settimane fa, pensava di partecipare a queste elezioni - ha aggiunto Marco Perduca, in questo caso in veste di presidente del comitato promotore del quesito referendario sulla cannabis - ma poi abbiamo deciso di farlo per sollevare un problema politico, di rispetto dei diritti civili e politici, che non si traduce solo nel mancato rispetto degli articoli della nostra Costituzione, ma anche di disposizioni di diritto internazionale. E se il presidente Amato ha chiamato in causa gli obblighi internazionali per censurare il nostro referendum sulla cannabis, ci siamo detti che in occasione delle elezioni politiche non possiamo non prendere in considerazione la necessità di garantire la parità di accesso alle competizioni elettorali, altrettanto previsto a livello internazionale. Grazie all'introduzione del nuovo strumento della raccolta digitale delle sottoscrizioni, del resto, siamo riusciti a raccogliere molte più firme del necessario e in breve tempo, anche se poi alle cittadine e ai cittadini non è stato consentito di votare su quei due nostri quesiti".
Perduca appare ben consapevole del fatto che i tempi a disposizione per la presentazione della lista potrebbero non bastare: lui stesso ha riconosciuto che quella messa in campo, più che una campagna elettorale, è una campagna politica. Nonostante questo, l'iniziativa elettorale viene comunque disposta: le persone interessate a candidarsi per la battaglia a favore della democrazia e dell'agibilità degli strumenti elettorali e referendari possono dare la loro disponibilità attraverso il form accessibile a questa pagina. Chi sarà candidato lo farà sotto il simbolo della Lista per i Referendum e la Democrazia, che tiene insieme i due temi fondamentali della campagna politico-elettorale: il contrassegno, semplice e diretto - anche a costo di essere assai meno creativo e "bello" di quelli che siamo stati abituati a incontrare nella storia dell'impegno di area radicale - contiene il testo di colore bianco (scritto in carattere Impact) collocato in un cerchio diviso a metà in orizzontale, la parte superiore di colore blu (con "Referendum") e quella inferiore di colore rosa (con "Democrazia"; le tinte riprendono in buona sostanza quelle della campagna "Eutanasia legale"), con il diametro che gira intorno alla "e" del nome per ricomprenderla nel semicerchio inferiore.

Una battaglia, tante battaglie 

La battaglia per ottenere la raccolta in formato elettronico delle sottoscrizioni anche per le liste nei vari ordini di elezioni ha certamente un peso per il futuro, ma la campagna punta a ottenerla già in queste elezioni: questo permetterebbe assai più facilmente di essere in condizione di partecipare al cimento elettorale ovviamente alla lista Referendum e Democrazia, ma anche a forze politiche consolidate, come ad esempio Possibile (iscritta al registro dei partiti). "Pensavamo di avere tempo per organizzarci - ha detto la segretaria Beatrice Brignone - e avevamo fatto i nostri programmi guardando alla scadenza naturale della legislatura, ma con questo scioglimento anticipato e i tempi così stretti non ci sono le condizioni neanche per noi. Ottenere la raccolta firme in formato digitale sarebbe davvero il minimo sindacale". Non è detto che ci sia la volontà politica di arrivare a questo risultato - anche perché il numero di firme raccolte digitalmente per le ultime proposte di referendum aveva destato malumori in chi, come ricordato da Antonella Soldo (Meglio Legale), aveva ritenuto che presentare richieste di quesiti fosse diventato troppo facile -  ma è davvero importante farlo, anche per rispetto a chi non avrebbe la possibilità di partecipare alle forme "tradizionali" di partecipazione popolare (durante la conferenza è stata molto toccante la testimonianza di Laura Santi, giornalista affetta da sclerosi multipla da 26 anni, che si è sentita "scippata" del diritto di vedere discusse le proposte di legge popolari che aveva sostenuto e di votare i referendum per cui si era battuta, quindi ora si batte per avere la possibilità di sostenere una lista in forma digitale e magari poter accedere al voto elettronico). 
Gli strumenti per agire, comunque, ci sarebbero, insieme a qualche "appiglio" precedente. Già nel 2017 - ha ricordato Filomena Gallo - il governo era stato delegato a regolare la raccolta digitale delle firme per le candidature elettorali, dunque il governo può ancora intervenire in quel modo, oltre che per decreto, per ridurre il deficit democratico di queste procedure elettorali e le discriminazioni tra forze politiche". In effetti, in base all'ultimo comma dell'art. 3 della legge n. 165/2017 - vale a dire la "legge Rosato" - entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge un decreto del ministro dell'interno, di concerto coi ministri per la semplificazione e la pubblica amministrazione, dell'economia e delle finanze e per gli affari regionali, avrebbe dovuto definire "le modalità per consentire in via sperimentale la raccolta con modalità digitale delle sottoscrizioni necessarie per la presentazione delle candidature e delle liste in occasione di consultazioni elettorali, anche attraverso l'utilizzo della firma digitale e della firma elettronica qualificata" e sul testo si sarebbero dovute esprimere le competenti commissioni parlamentari entro 45 giorni. Il termine è scaduto da molto tempo e non risulta che il decreto ministeriale sia mai stato emesso; visto però che non si dice da nessuna parte, nemmeno nell'art. 18-bis del testo unico per l'elezione della Camera (che regola la raccolta delle sottoscrizioni), che le sottoscrizioni debbano essere raccolte su documenti cartacei, si potrebbe intervenire con una fonte subprimaria. Resterebbe, in realtà, il problema delle autenticazioni, visto che per le firme per i referendum raccolte in formato elettronico si era specificato che non dovevano essere autenticate, ma la questione sarebbe risolvibile ed è importante risolverla perché il procedimento elettorale, usando le parole del deputato Alessandro Fusacchia (eletto all'estero con +Europa, ora nel gruppo misto), non resti "ancora nel cartaceo in un mondo completamente digitale o almeno ibrido".
Certamente l'apertura alle sottoscrizioni raccolte in formato digitale richiederà attenzione a varie altre questioni, incluso il modo in cui le firme vanno conservate e presentate agli uffici indicati dalla legge: lo ha fatto notare Tony Curcio, presidente del Comitato antispecista difesa animali protezione ambiente - Cadapa, ricordando che quando era stata presentata l'ultima richiesta di referendum sulla caccia, varie sottoscrizioni da loro raccolte in formato digitale non erano state riconosciute come valide dalla Corte di cassazione e la situazione sarà difficile soprattutto fino a quando non sarà attivata la piattaforma pubblica - e gratuita - promessa per la raccolta firme (un'esigenza sottolineata pure da Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali italiani, che ha lamentato come le istanze di Ri al presidente della Camera Fico siano rimaste in questo inascoltate: "Dopo il 26 settembre, se non ci sarà la piattaforma pubblica di raccolta, il problema si riproporrà e raccoglieranno le firme in formato digitale solo coloro che avranno le risorse per poterlo fare").
I problemi della raccolta firme, peraltro, superano anche i confini nazionali: lo ha spiegato bene Silvia Panini di Volt Italia, intenta con quel soggetto politico transnazionale a raccogliere le sottoscrizioni per presentare le liste nella circoscrizione Estero: "I limiti che incontriamo sono spaventosi, perché le liste possono essere sottoscritte solo andando in un consolato: il diritto di sostenere una lista dunque è precluso a chiunque non possa recarvisi per qualunque ragione, dalla disabilità alle difficoltà a spostarsi, fino alle più banali ristrettezze economiche che non consentano spostamenti. Questa non è assolutamente democrazia: si dice spesso che ci sono troppe forze politiche e occorre stabilità, ma questa dev'essere un effetto del voto, non la si può ottenere impedendo l'accesso alle elezioni alle forze politiche".
Il simbolo della lista Referendum e Democrazia finirà dunque nelle bacheche del Viminale; più difficile è dire se finirà sulle schede (e, se sarà così, non sarà apparentato con altre liste, per i problemi già visti). La battaglia, in ogni caso, si concentra su un problema reale, che merita di non essere considerato come minore. Sarà pure vero, come diceva Thoreau, che il destino della nazione "non dipende dal voto che si inserisce nell'urna elettorale una volta all'anno, ma dal tipo di persona che si fa uscire in strada dalla propria stanza ogni mattina"; se però sulla scheda dell'urna elettorale non si riesce nemmeno ad arrivare, incidere sul destino della nazione è davvero impossibile.

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