Tra le regole non scritte, ma ampiamente sperimentate e verificate, per chi si occupa di simboli potrebbe esserci la seguente: se sei a corto di ispirazioni ingegnose o diaboliche, dai uno sguardo al Piemonte. Sembrerà incredibile, ma nella regione in cui nasce il Po si concentra un numero significativo di "eroi simbolici", in costante bilico tra il genio sulfureo e il taroccamento elettorale, che da anni vivacizzano quanto basta le campagne elettorali (o almeno ci provano).
Si prendano, ad esempio, le ultime elezioni regionali - anno del Signore 2014 - e si focalizzi l'attenzione su uno dei simboli che non sono mai arrivati sulla scheda: Chiamiamolo per il Piemonte, lista legata al candidato presidente Roberto Cermignani. Un emblema all'apparenza inoffensivo, tant'è che al Viminale, all'inizio di aprile - in occasione delle elezioni europee 2014, dunque pochi giorni prima del deposito delle liste per la Regione - era stato depositato e ritenuto ammissibile, senza immaginare troppi problemi.
Il fatto è che quelle parole in bianco, che si stagliavano sul profilo di una montagna arancione a due cime, proprio inoffensive non erano. A metà marzo, infatti, i giornali avevano svelato il simbolo della "lista del candidato presidente" del centrosinistra, Sergio Chiamparino: la grafica prevedeva proprio il profilo color mattone del Monviso - ben riconoscibile per i piemontesi - con la dicitura Chiamparino per il Piemonte. Mettendo a confronto i due prospetti montuosi, il gioco delle differenze si faceva arduo, tanto erano sovrapponibili i due disegni; quanto alla font utilizzata, al posto dell'Alternate Gothic del Chiampa "Chiamiamolo" usava un Arial compresso, ma sulla scheda il rischio di confondibilità sarebbe stato forte. Anzi, fortissimo.
Alla fine, in realtà, il Monviso tarocco non finì tra i simboli votabili dagli elettori: per gli uffici elettorali, prima ancora che la confondibilità, pesava la mancanza delle sottoscrizioni richieste dalla legge; non andò meglio a No Euro - Lista dei Grilli parlanti di Renzo Rabellino, collegata anch'essa a Cermignani, visto che il tribunale di Torino non accettò l'esenzione dalla raccolta firme, motivata con il collegamento con un gruppo che in consiglio regionale era stato presente, ma non nell'ultima consiliatura. Non fu ritenuta valida nemmeno l'esenzione - per il collegamento non provato con l'Unione sudamericana emigrati italiani - per il Movimento Bunga Bunga, ma non poteva passare inosservata l'illusione ottica impagabile - al pari di altre presenti sul contrassegno, che meriterebbe un'analisi a parte - di "Chiama Gasparino", con la parte centrale dell'espressione quasi invisibile sulla banda bianca, giusto per dare l'impressione che la lista fosse legata al candidato del centrosinistra. Eppure, a qualcuno, questa taroccatura di Chiamparino datata 2014 ricordava qualcosa di già visto, più o meno 9 anni prima...
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