giovedì 11 aprile 2019

Europee 2019, i simboli promossi e (pochi) bocciati

Si sono concluse le operazioni di esame dei contrassegni depositati al Ministero dell'interno in vista delle elezioni europee del 26 maggio 2019. Se, come si è già potuto notare, gli emblemi sono molto diminuiti rispetto al passato (si è scesi da 64 a 47), i numeri sono calati anche per i casi di "patologia": in base a quanto si è appreso, infatti, si sono ridotti soltanto a 3 i casi di invito a sostituire il simbolo, legati a "vizi" dello stesso fregio; pochi di più - 6 in tutto - i casi in cui ai contrassegni non potrà seguire la presentazione di liste per carenza di documentazione.
Tra i pochi simboli "bocciati", c'è quello della Democrazia cristiana (a scanso di equivoci, quella che si riconosce nella segreteria di Renato Grassi), in effetti uno dei pochi casi di ricusazione facilmente prevedibili fin dall'inizio. Al depositante, infatti, è stato notificato l'invito a sostituire il contrassegno a causa della presenza, all'interno del cerchio, dello scudo crociato, confondibile con quello dell'Udc, a lungo presente in Parlamento e oggi comunque rappresentata al Senato con tre eletti nei collegi uninominali (anche se la lista Noi con l'Italia - Udc non ha superato lo sbarramento del 4%); mancherebbe poi anche la legittimazione all'uso del simbolo del Partito popolare europeo. A differenza dell'anno scorso, però, la Dc non ha alcuna intenzione di modificare l'emblema, per cui entro domani mattina presenterà opposizione all'invito ministeriale e toccherà all'Ufficio elettorale nazionale decidere entro 48 ore (anche se è molto probabile che la ricusazione sarà definitiva).
Disco rosso anche per il M.G.U.S.S., cioè il Movimento giustizia uguaglianza sociale sordi: a quanto pare, il presentatore ha portato al Viminale soltanto il simbolo, senza alcun altro documento, e non ci sarebbe stata alcuna delega da parte del soggetto politico. Bocciata anche la "bicicletta" (reale) di Pensioni & Lavoro, per la presenza del simbolo dei Labour inglesi, utilizzato senza che i depositanti, delegati da Ugo Sarao, avessero alcuna delega scritta. Tra i simboli inizialmente esclusi c'era anche, a quanto si apprende, Italia dei diritti, formazione per la quale è però stato sufficiente integrare la dichiarazione di trasparenza. 
Sono un po' di più, almeno al momento, i simboli che non potranno contrassegnare liste per incompletezza - più o meno voluta - della documentazione, generalmente per mancanza della dichiarazione di trasparenza, dell'indicazione dei delegati al deposito delle liste o per altre lacune (magari di qualche autenticazione da notaio) In particolare, rimangono "senza effetti" i contrassegni di La Catena, Movimento Poeti d'azione, Uniti per l'Italia, No riforma forense (etc...), Parlamentare indipendente e Fronte Verde. Da segnalare, tra questi, i casi di Uniti per l'Italia, che addirittura è l'unico simbolo a non avere nemmeno l'indicazione delle circoscrizioni in cui era stato presentato, e quello di Parlamentare indipendente: Lamberto Roberti, infatti, pare non aver depositato la dichiarazione di trasparenza, in quanto questa presupporrebbe l'esistenza di un partito o di un minimo di organizzazione, mentre lui non può dichiarare nulla, poiché conduce da oltre un decennio la battaglia per consentire le candidature individuali, senza che debbano per forza essere espressione di un partito.
Come si diceva, c'è tempo 48 ore dalla notifica della decisione ministeriale per sostituire i contrassegni (magari privi dell'elemento indebitamente contenuto), per consegnare la dichiarazione di trasparenza o, in alternativa, per presentare opposizione all'Ufficio elettorale nazionale presso la Corte di cassazione, che a sua volta deciderà entro le successive 48 ore. E' probabile che l'organo in questo frangente non avrà molto da fare (tanto nel 2014 quanto nel 2018, le decisioni erano state solo 3, se non si vogliono considerare quelle del 2018 relative a Nsab); non così, probabilmente, potrà dirsi per la presentazione delle liste, visto l'alto numero di formazioni che cercheranno di correre senza presentare le firme e in qualche caso si vedranno negare dagli uffici elettorali circoscrizionali (presso le corti d'appello di Milano, Venezia, Roma, Napoli e Palermo) questa possibilità. Quest'anno più che mai, dunque, sarà interessante vedere l'esito di quei contenziosi.

6 commenti:

  1. Curiosità, vengono pubblicate su internet queste decisioni? Dove? Ho cercato sul sito degli Interni ma non ho trovato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Li pubblica la Cassazione in una delle sue pagine, ma solo da poco tempo

      Elimina
  2. ma questo MGUSS (movimento giustizia uguaglianza sociale sordi) non è un vero partito politico? nella comunità sorda tutti siamo confusi da questo MGUSS!

    RispondiElimina
  3. ma questo MGUSS (movimento giustizia uguaglianza sociale sordi) non è un vero partito politico? noi della comunità sorda italiana siamo confusi da questo MGUSS!

    RispondiElimina
  4. Credi che le liste senaz firme riusciranno ad essere sulla scheda elettorale ?

    RispondiElimina