lunedì 20 aprile 2015

La Democrazia cristiana storica: i valori senza scudo

L'evento aveva attirato una certa attenzione, anche perché la sede di presentazione - il Campidoglio - era di prestigio: il 16 aprile in tanti si sono accorti dell'esistenza della Democrazia cristiana storica, un progetto politico nuovo che mette in chiaro fin dal nome quali siano i valori cui tende e che desidera portare avanti. Non era chiaramente sfuggito a questo sito un passaggio così interessante sul piano simbolico, ma era opportuno attendere di approfondire meglio la cosa con notizie di prima mano. Ora è Francesco Crocensi, uno dei delegati nazionali (Lazio) del nuovo partito, a guidare all'interpretazione del percorso fatto fin qui.
"La nascita della Dcs è frutto di un cammino partito un anno fa - spiega - e che ha riunito diversi amministratori, attivisti di partiti già esistenti e imprenditori, tutti di estrazione cattolico-popolare. Da parte loro c'era la consapevolezza di un grande vuoto all'interno dei contenitori politici attuali, che sono in realtà soprattutto contenitori personali. Quel vuoto si notava soprattutto a livello locale, con un marcato distacco tra la gente, la base e la politica e con una pesante 'mancanza di risposte' ai problemi, risposte che non arrivavano certo dai partiti personali. Così ci siamo messi a tavolino e abbiamo riflettuto, in un momento in cui i cattolici sono praticamente messi all'angolo, quasi dimenticati, tra derive lepeniste e post-comuniste". 
Sono stati in tanti a scrivere che l'avvento di papa Francesco è stato la vera molla che ha fatto scattare l'idea del partito: "Per noi la sua figura rappresenta una grande novità e ci ha fatto capire che innanzitutto c'era bisogno di collegarci tra noi, per poter portare avanti le sue battaglie e il suo messaggio a livello sociale: è nato così il comitato 'Con Francesco. Per l'Italia e l'Europa', che ci ha permesso tra l'altro di aggregare molte realtà piccole ma importanti, come vari gruppi di Azione cattolica e le Acli. Il vuoto politico però rimaneva e occorreva inserirsi proprio nel campo della politica per rilanciare un'idea forte come quella che volevamo portare avanti".
Da lì alla Dc storica il passo è stato breve: "Tra noi c'è chi viene dal centrodestra, come me [Crocensi ha militato nel Pdl, in Forza Italia e nel Nuovo centrodestra, ndr] e chi dal centrosinistra o da altre forze politiche, compreso il M5S - spiega sempre Crocensi - ma abbiamo scelto quel nome perché sono storici i valori e soprattutto è storico il contenitore". In che senso? "L'idea è arrivare a una sintesi delle linee e dei progetti dopo una discussione, partendo sempre dall'idea sturziana in base alla quale le idee e un partito si costruiscono dal basso". Alla base di questo disegno c'è la forte convinzione che la classe politica degli ultimi vent'anni abbia fallito: "Dal 1994 ci hanno fatto credere che la rivoluzione liberale ci avrebbe arricchiti tutti, ma i casi sono due, o la rivoluzione non c'è mai stata o quella che c'è stata ha fallito". 
Crocensi, assieme al resto dei membri del comitato promotore - lui stesso parla di 27mila persone - ritiene che ci sia molto da cambiare a livello nazionale ed europeo ("Questa non è l'Europa dei fondatori e dei padri costituenti, va superato il fiscal compact e vanno ridiscussi i trattati: se non si fa questo e non si diventa Stati uniti d'Europa, non si risolve niente"). L'unico modo per riuscirci davvero sembra richiedere un percorso lungo e attento: "La nostra è una discesa in campo con molta umiltà e dignità, con azioni a livello politico, sociale e sussidiario soprattutto sui territori: l'idea è che si cresca da lì, per poi allargarsi il più possibile". La partecipazione al turno elettorale ormai vicino non è tra le priorità della Dcs: "Intanto pensiamo a radicarci sul territorio, a lavorare lì, poi le candidature dovranno venire naturali, in base ai frutti del nostro operato".
I valori, si diceva, sono gli stessi della Dc che ha operato fino al 1994, sia pure calati nel contesto odierno ("Ci hanno definiti estremisti moderati - precisa Crocensi - e in effetti è vero: com'è possibile che i moderati, la parte più consistente del popolo italiano, non sia davvero rappresentato? Prenda il Papa, per esempio: lui certamente è di tutti, non solo nostro, ma nessuno rilancia davvero quello che lui dice e meno che mai lo trasforma in offerta politica, al di là di ogni strumentalizzazione".
Se i valori sono gli stessi di un tempo, è inutile cercare il vecchio simbolo: non c'è ora e non ci sarà mai. I colori del contrassegno sono il giallo oro e l'azzurro ("quelli papalini") e il segno grafico scelto - lo stesso del comitato Con Francesco - è la stilizzazione di un uomo a braccia aperte: "Lo abbiamo scelto - chiarisce il delegato laziale - perché noi al nostro interno accogliamo tutti, di qualunque estrazione, per arrivare poi a una sintesi delle idee. Questo non accade più in altri soggetti politici, ma la Dc era così, anche se i suoi ultimi anni sono stati sporcati da persone che siedono ancora in parlamento o stavano lì fino a ieri". 
Niente scudo crociato dunque? "Assolutamente no, il nostro non è un amarcord di quel passato". Trattandosi di un partito nuovo, non c'è nemmeno il tentativo di rivendicare la continuità storica con la "vecchia" Dc: "Non siamo affatto interessati nemmeno a rivendicare il patrimonio che fu del partito, anche se a livello di cultura personale sarebbe interessante capire che fine ha fatto. - puntualizza con convinzione Crocensi - Altri hanno da tempo intrapreso azioni legali in questo senso e se la vedranno loro: a noi interessa l'aspetto dei valori, nessuno può impedire a milioni di persone di abbracciare e propugnare quelle idee".
D'accordo, il simbolo è diverso, ma il nome indubbiamente è debitore dell'esperienza nata negli anni '40: eventuali dubbi sull'uso di quella denominazione, in ogni caso, sono già stati ampiamente considerati. "Mi creda, ci abbiamo ampiamente ragionato sopra prima di partire e una ventina di legali ha approfondito a suo tempo la questione. Innanzitutto il nome complessivo è diverso: Democrazia cristiana è una cosa, Democrazia cristiana storica è un'altra. Anche se fosse stato uguale, però, ci risulta che nessuna norma impedisca di utilizzare quell'etichetta. Nel percorso verso la costituzione del partito qualcuno aveva anche proposto di chiamarci Nuova democrazia cristiana, ma abbiamo scartato l'ipotesi perché si perdeva il senso dei valori di un tempo da rimettere in campo".
Di certo, di diverso rispetto al passato c'è la struttura del partito: "Noi non abbiamo un presidente o un segretario. - precisa Crocensi - c'è un segretario amministrativo perché lo richiede la legge, un collegio nazionale di sei persone, due del nord, due del centro e due del sud; da ultimo, abbiamo un'assemblea nazionale, composta di 120 membri da tutta l'Italia, che decide in modo collegiale". Ce la farà la Dcs a prendere piede sulla scena politica Italiana? "Guardi, la gente oggi è stanca di certa politica vista negli ultimi vent'anni - conclude il delegato - ma non punta più sul voto di protesta, vuole piuttosto stabilità. Anche noi non condividiamo l'azione di molte forze politiche, ma non possiamo dire solo 'Tutti a casa', che succede se non si propone qualcosa di concreto e realizzabile? Anche per questo vogliamo partire realmente dal basso e dai territori".

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