Dopo una breve divagazione sulla Puglia, l'occhio di bue viene nuovamente puntato sulla Campania e sulla composizione delle coalizioni. Ormai è certo da giorni che Area popolare parteciperà con una formazione "a due punte", cioè con una lista di Ncd e una dell'Udc (che però dovrebbero contenere entrambe il riferimento ad Ap e avranno un programma unico): lo ha confermato ieri Dore Misuraca, responsabile enti locali di Ncd (e presentatore del simbolo di Ncd-Udc alle ultime europee), sottolineando che "in alcune province, i potenziali candidati sono di più rispetto ai posti disponibili in lista. Ragione per la quale, d’intesa con gli amici dell’Udc, si è deciso di proseguire con la presentazione di due liste". Entrambe, ovviamente, a sostegno di Stefano Caldoro.
E' più interessante questa volta, invece, vedere l'ultimo soggetto nato nella famiglia politica che accompagnerà alle elezioni Vincenzo De Luca. Si tratta di Campania in rete, una lista che mette insieme - almeno visivamente - tre sigle, di cui sembra contare soprattutto la terza, ossia Autonomia Sud, la formazione guidata da Arturo Iannaccone (già fondatore di Noi Sud)
Alla metà di aprile si parlava di liste provinciali che avrebbero dovuto ospitare "sia volti nuovi ed espressione della società civile, sia candidati che hanno già maturato esperienze importanti ai diversi livelli istituzionali", senza che questo volesse dire candidare consiglieri regionali uscenti, "proprio per favorire una competizione libera tra i candidati". Eppure giorni fa aveva fatto notizia l'indiscrezione - appresa e rilanciata da Agenparl - secondo la quale proprio in quella lista avrebbe potuto trovare posto Carlo Aveta, eletto in consiglio regionale nel 2010 con la Destra ma ora sostenitore di De Luca.
Al di là di questo, è interessante guardare con più attenzione il contrassegno scelto da Campania in rete. Contrassegno che, per chi ha occhi allenati e buona memoria, non è affatto nuovo: si è quasi tentati di parlare di "immagine coordinata", se solo si prende una delle liste che, alle elezioni regionali svoltesi in Calabria il 23 novembre scorso, sosteneva il candidato del centrosinistra Gerardo Mario Oliverio (e che è riuscita a eleggere un consigliere). Calabria in rete univa, all'interno della spessa circonferenza rossa, i simboli del Pri, dei Moderati (formazione soprattutto piemontese), dei DemoKratici, di Autonomia Sud e dell'Api rutelliana, che ricompare anche nell'emblema campano, assieme al nuovo fregio del Cdu (che invece nel Bruttium correva da solo, essendo la terra del suo leader, Mario Tassone).
Sempre nel contrassegno calabrese, però, era particolarmente interessante il riferimento esplicito a Campodemocratico, la "casa politica" invocata e fondata da Goffredo Bettini "per esperienze interne ed esterne al Pd attuale, legate in modo orizzontale, che riconosce - lo ha detto lui stesso a luglio dell'anno scorso - una leadership di indirizzo, che afferma un’idea di partito, che interviene in solidarietà quando è sollecitata, che ha l’ambizione di sviluppare un’attività intensissima di formazione della classe dirigente che si articoli nelle varie Regioni". Il legame tra le due realtà era evidente, visto che dall'inizio le due denominazioni sono state utilizzate insieme. Anche "Campania in rete" (con tanto di hashtag simulato) sarà legata a Campo democratico (con o senza spazio, a seconda)? Magari dovrebbero dirlo i candidati stessi; l'uso della medesima grafica, tuttavia, autorizza a pensare che la mente che ha ideato i due progetti politici sia la stessa o, per lo meno, la parentela sia stretta.
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