martedì 14 aprile 2015

Se in Liguria Musso può sparigliare i giochi

Mentre tutti o quasi, nella multipartita per le regionali, guardavano al Veneto, alla Campania o alla Puglia, quotidianamente all'onore delle cronache, non ci si accorgeva che in Liguria stava accadendo qualcosa di importante, qualcosa che poteva sparigliare i giochi. Non guardate a sinistra, dove peraltro non si sta tranquilli; puntate piuttosto all'altro schieramento e fate attenzione. Perché sembrava pesante e determinante la candidatura di Giovanni Toti, con il consigliere politico di Berlusconi (nonché europarlamentare) a impersonare direttamente il centrodestra in ottica ligure (lui, che non è di quella regione ma vi risiede da quasi quindici anni). Eppure proprio ieri è spuntato un incomodo potenzialmente fastidioso.
Il soggetto in questione si chiama Enrico Musso e a Genova lo conoscono bene. Docente universitario di economia dei trasporti, era stato l'ultimo segretario del Partito liberale nel capoluogo ligure. Si era candidato a sindaco di Genova da indipendente nel 2007, unendo il centrodestra: Marta Vincenzi del centrosinistra aveva vinto al primo turno, ma lui aveva comunque portato a casa il 46%. L'anno dopo era diventato senatore per il Pdl, salvo poi uscire dal gruppo nel 2011 e restituire rappresentanza parlamentare al Pli (quello di Stefano De Luca stavolta). L'anno dopo si è ricandidato a sindaco di Genova con una sua lista personale, con tanto di Lanterna ben visibile: al ballottaggio con Marco Doria, poi risultato vincitore, c'era andato lui, non certo Pierluigi Vinai, candidato ufficiale del centrodestra (Vinai che ora peraltro sembra sostenere Renzi).
Ora Musso è il candidato presidente di Liguria Libera, che sceglie – in modo piuttosto prevedibile – la sagoma della Regione, su colori gialli e blu. "In questa fase di completa confusione politica – si legge su Facebook – Liguria Libera ha ritenuto di non doversi piegare ai voleri di Arcore e di Ponte di Legno e alle logiche spartitorie romane di Forza Italia e della Lega Nord. Per noi – continuano – contano di più gli interessi dei liguri che quelli del Veneto e della Lombardia". È vero, a Genova Musso non è mai diventato sindaco, ma gli elettori del centrodestra e dei moderati lo hanno riconosciuto più volte come loro rappresentante: quanto basta per non lasciare tranquilli i giorni successivi di campagna elettorale di Toti e della sua coalizione.
Nel frattempo, come si diceva, non sono troppo tranquilli nemmeno a sinistra, con il "civatiano" (ammesso che l'etichetta a lui vada bene) Luca Pastorino, candidato (anche) contro la Pd Raffaella Paita, che concorre per la presidenza della regione dopo un turno di primarie infarcito di polemiche (leggere alla voce "Cofferati"). Del simbolo di Pastorino non si sa ancora granché, mentre da alcuni giorni è stato reso noto l'emblema della lista civica a sostegno della Paita. "Il simbolo della lista – è lo stesso comitato elettorale a farlo sapere – rappresenta la Liguria come un caleidoscopio che mostra le diversità e, al contempo, l'unità e unicità della nostra regione, la cui risorsa più preziosa sono proprio i liguri con la loro tenacia, intelligenza e sobrietà". Caleidoscopio a parte, il rosso è il colore dominante, sia nel fondo del cerchio, sia nel cognome della candidata alla presidenza, visibile persino a un ipovedente. Per completare il quadro, in ogni caso, c'è ancora.

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