sabato 6 aprile 2019

"Tutti a casa": la Catena di Bruno Franco alle europee

In piazza del Viminale, davanti alla scalinata che porta all'ingresso del Ministero dell'interno, sono già in fila - c'è da giurarci - almeno dieci persone, già pronte per partecipare al rito del deposito dei contrassegni che precede in questo caso le elezioni europee di maggio. È ancora presto per immaginare quanti saranno i simboli che finiranno nelle bacheche dei corridoi al piano terra e, ancora di più, per prevedere chi ci sarà e chi invece sarà rimasto a casa (al netto di qualche assenza già certa e verificata).
Tra coloro che invece sicuramente domani depositeranno il loro emblema c'è Bruno Franco, che giusto cinque anni fa, il 6 aprile 2014, nelle prime ore della mattina aveva già presentato il simbolo di sua creazione, La Catena. Franco, "giovane italiano artigiano edile" (ora di anni ne ha 39), originario di Bolzano ma da anni residente a Trento, fin dal 2014 ha in testa un disegno: un paese nuovo, guidato da imprenditori, artigiani, commercianti e contadini, novelli condottieri di cui, secondo lui, c'e un gran bisogno ("La società l’abbiamo creata noi ed è chi paga colui che comanda, quindi siamo noi che dobbiamo andare al potere").

Già nel 2014 Franco era convinto che sarebbe arrivata la fine per gli imprenditori: non è stato così ma di certo le cose non sono andate bene, quindi lui è pronto a ritirare fuori il suo progetto, anche solo per poterne parlare alle persone interessante e ai giornalisti, sperando di avere un po' di attenzione (in passato ha provato a candidarsi anche a sindaco di Trento e di Verona). L'idea che i soggetti produttivi del paese debbano unirsi "come un esercito" e collaborare "usando il cervello" è rappresentato dal simbolo da lui elaborato, vale a dire "La Catena": "rappresenta tanti anelli saldamente uniti ed è proprio restando uniti che possiamo farcela, perché l’unione fa la forza ed è la rabbia che abbiamo che fa la differenza". Nel suo sito, in effetti, Bruno Franco non spiega il perché della scure a doppia lama: a chi gli chiede il significato, parla genericamente di un richiamo alla romanità e all'impero (di cui l'Europa e il nostro paese dovrebbero essere eredi ma non lo dimostrano), escludendo categoricamente altri usi storicamente documentati di quell'oggetto.
Simbolo a parte, per Franco "devono andare tutti a casa: sono i soliti falliti e inesperti, che non servono a nulla, quel gruppo si riproduce al potere da 70 anni, sempre con le stesse idee". E anche se, appunto, quella classe è lì da tanto tempo, si tratta di "gente che non ha mai lavorato", che magari ha studiato ed è arrivata a ruoli di responsabilità ma senza lavorare davvero ("Meglio la pratica che la grammatica").
Nel programma della Catena, oltre al sostegno alle attività imprenditoriali grandi e piccole ("Aiuta l’artigiano, lui aiuterà te"), c'è la volontà di unificare immediatamente il Trentino e l'Alto Adige, descritto come "terra italiana occupata con prepotenza austriaca, noi italiani non possiamo viverci perché nessuno ci aiuta e non ci rappresenta nessuno". Altri punti del programma sono la cacciata degli spacciatori "da tutti i parchi italiani invasi da extracomunitari", l'eliminazione dei "contributi agli stranieri che non lavorano" (proponendo di finanziarli con le risorse dei politici stessi) e l'espulsione immediata di clandestini e detenuti stranieri, l'accorpamento di tutte le forze armate nella Polizia di Stato, la riduzione degli stipendi dei dirigenti pubblici e l'abolizione degli studi di settore, dei sindacati (senza riforma costituzionale?) e "delle donne soldato" (cui a quanto pare l'uomo della Catena non guarda con favore). Non mancano alcune parole sull'Europa, vista la dimensione del turno elettorale: per Bruno Franco è necessario uscire immediatamente dell'euro "tenendo la moneta attuale" (forse intende tornare alla lira) e bloccare l'accesso agli extracomunitari.
Naturalmente è da escludere che Franco ("er Catena", nella versione di Makkox) voglia realmente partecipare a questo turno elettorale: l'idea che riesca a raccogliere almeno 30mila firme in ogni circoscrizione appare poco realistica. Lui comunque non demorde e per la terza volta si mette in fila davanti al Viminale, pronto a spiegare a chiunque glielo chieda che l'unione fa la forza e devono andare tutti a casa, lasciando spazio a quelli che sanno lavorare. Compreso lui, ovviamente.

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