martedì 26 luglio 2022

Noi con l'Italia, il centrodestra moderato con Lupi schierato nel simbolo

Parlando del centrodestra, ci si sta concentrando molto in questi giorni sui rapporti tra Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, soprattutto con riguardo alle proporzioni delle candidature nei collegi uninominali e all'indicazione del possibile Presidente del Consiglio in caso di vittoria. A ricordare che non si tratta di una partita (soltanto) a tre ha provveduto oggi Maurizio Lupi, presidente di Noi con l'Italia
La lista che nel 2018 era stata concepita come "quarta gamba" del centrodestra (in cui erano state fatte confluire tutte le forze moderate diverse da Forza Italia, federate con l'Udc) e poi aveva continuato il suo cammino come partito (legato appunto all'ex forzista e poi ex alfaniano Lupi e a Saverio Romano) si appresta a tornare sulle schede, puntando decisamente sulla figura del suo leader. Lo dimostra il contrassegno elettorale presentato ieri all'evento di lancio della campagna elettorale, tenuto a Napoli: l'emblema richiama ancora più degli anni precedenti il simbolo del Popolo della libertà, con il nome della forza politica su fondo blu nella parte superiore, che occupa poco più della metà del cerchio. 
Sotto l'arcobalenino tricolore pennellato (già adottato alle elezioni del 2018, ma ora più esteso e più visibile, oltre che innalzato rispetto allo scorso voto) resta uno spazio bianco in cui è stato inserito il riferimento al presidente del partito, con il cognome di Lupi in grande evidenza (stessa posizione che nel 2008 e nel 2013 aveva l'espressione "Berlusconi presidente" nel simbolo del Pdl). Per chi ha buona memoria, la soluzione ricorda - sia pure a parti invertite, sul piano grafico - il contrassegno della lista Milano Popolare presentata alle elezioni amministrative milanesi del 2021: l'ex ministro non era candidato, ma il suo nome era stato speso con enorme rilievo nella parte alta del cerchio (il carattere era lo stesso usato oggi, così come anche allora l'altra parte del cerchio era blu e in mezzo c'era un tricolore) per dimostrare l'impegno in prima persona in quella competizione elettorale, senza "delegare il cambiamento ai grandi partiti". 
Anche questa volta Lupi non ha voluto delegare l'impegno con riguardo all'area moderata del centrodestra che oggi non si riconosce nei suoi tre partiti maggiori, qualificando anzi la propria lista come "il centrodestra responsabile, moderato, serio e concreto", che ha come priorità educazione, scuola e sanità; soprattutto, ha rimarcato che "la storia dei moderati è la storia del centrodestra da 30 anni" (pur riconoscendo che la proposta si è ampliata - non tanto col tempo, ci si permette di dire, ma fin dall'inizio con la presenza della Lega Nord di allora - "a tutti coloro che vogliono dare il loro contributo") e il compito di Noi con l'Italia è incarnare all'interno della coalizione, come "pilastro del centrodestra", "chi pensa alla politica come serietà, come concretezza e come responsabilità c'è". Noi con L'Italia siamo qui e vogliamo essere questo pilastro del centrodestra".
Se peraltro nel 2018 la lista Noi con l'Italia - Udc era stata la sola a non contenere nel proprio contrassegno alcun nome di persona, stavolta anche questa quarta lista sceglie di schierare un nome, quello del suo presidente (e tra i fondatori alla fine del 2017). Da un certo punto di vista si è di fronte a un'operazione di "traino" estesa, che ricorda un po' il 2006 (quando Berlusconi e Fini rivaleggiavano anche sulla dimensione dei loro cognomi nei rispettivi simboli) e il 2008 (quando apparve il cognome di Bossi sotto Alberto da Giussano); in effetti per Noi con l'Italia si tratta soprattutto di una scelta di riconoscibilità, per ottenere più visibilità tra Meloni, Salvini e Berlusconi. Anche per questo, probabilmente, Lupi può parlare più serenamente della questione della leadership ("Il centrodestra è da sempre una coalizione unita e compatta. Le regole ci sono da 30 anni, sono le regole che ci siamo dati da sempre. Il leader della coalizione lo decidono gli elettori del centrodestra. Quello della leadership è un falso problema; chi prende più voti all’interno del centrodestra è il leader della coalizione e designa il premier. Lo faremo tutti insieme anche perché non è la corsa all'interno della coalizione del centrodestra a prendere più voti, ma è la responsabilità di essere seri in una proposta di governo. Per questo c'è bisogno di Noi con l'Italia". 
Indubbiamente la lista - che finirà sulle schede senza bisogno di raccogliere le firme, grazie alla riformulazione dell'emendamento Magi-Costa al "decreto elezioni 2022", avendo partecipato alle scorse elezioni politiche e avendo ottenuto almeno l'1% in coalizione - cercherà di ottenere il più possibile, sperando magari di raccogliere il voto dei moderati di centrodestra che non si sentono più a loro agio in Forza Italia dopo le ultime evoluzioni del partito (e che comunque non hanno dimenticato i trascorsi forzisti di Lupi); lo scopo principale, tuttavia, resta contribuire alla vittoria della coalizione. Lo si fa con gli stessi colori di quattro anni e mezzo fa, ma con un pizzico di identificazione in più nel leader di un'area politica nata disomogenea e via via divenuta più coerente con se stessa. Per chiudere, viene spontanea una riflessione. I simboli ovviamente possono ancora cambiare da qui al 14 agosto (ultimo giorno di presentazione dei contrassegni), del resto anche nel 2018 la federazione con l'Udc arrivò dopo la presentazione del progetto di Noi con l'Italia; se però il simbolo resterà quello analizzato qui e l'Udc dovesse federarsi con Forza Italia - com'era avvenuto alle europee del 2019 - senza presentare una propria lista, quelle di quest'anno saranno le prime elezioni politiche senza scudo crociato sulla scheda. Nelle bacheche del Viminale, invece, ne arriveranno almeno due, se non di più: ci si può scommettere sopra.

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