domenica 17 luglio 2022

Partito della Follia creativa: la nuova sfida di Cirillo, Dr. Seduction

Se si fa una ricerca nella banca dati dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, per scoprire se sono stati depositati di recente segni distintivi contenenti la parola "Partito" nella descrizione, tra i primi c'è quello del Partito della Follia creativa, l'ultima creazione di Giuseppe Cirillo, ossia il Dr. Seduction, che dal 1999 dispensa - anzi, somministra - provocazioni meditate alla politica e alla società civile per attirare l'attenzione sui temi che più gli stanno a cuore. Lo ha fatto a ogni livello, dalle elezioni di livello nazionale a quelle locali, proponendo altrettanto spesso (e certamente volentieri) iniziative slegate dalle chiamate alle urne, proponendo "soluzioni" originali e inconfondibili alle situazioni più diverse. Se dal 2018 in avanti aveva rilanciato - pur con varie e progressive modifiche grafiche - la sua prima creatura politico-elettorale, cioè il Partito delle Buone Maniere, quest'anno Cirillo ha deciso di sfornare un nuovo progetto, che non sostituisce del tutto i precedenti ma certamente gli somiglia più di ogni altro. Tanto più che al centro del simbolo depositato come marchio c'è proprio lui, sia pure in versione caricaturale, nel disegno di "un uomo calvo che abbraccia una sirena dai capelli arancio, la cui coda di pesce attorciglia le gambe dell'uomo". Partiamo, ovviamente, da qui per farci spiegare ex viva voce Seductoris la sostanza del nuovo partito-provocazione.

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Il Dr. Seduction, al secolo Giuseppe Cirillo, è dunque pronto a una nuova sfida e stavolta ci mette, letteralmente, la faccia, visto che per la prima volta hai scelto di farti raffigurare nel simbolo, per giunta in modo singolare, abbracciato a una sirena!
Eh sì, in forma caricaturale ma quello abbracciato, anzi avvinghiato alla sirena sono proprio io... e noi uomini ne siamo felicemente vittime in questo periodo, lo sai! (ride)... A parte gli scherzi, quell'immagine è la parte eloquente dei simbolo, è una rappresentazione sui generis della follia ed evidenzia quello che intendo dire: non a caso, sotto il disegno c'è l'espressione "Identità personale", nel senso che ci si identifica con una dimensione se si ritiene che quella sia frutto delle proprie esperienze. Direi che, anche se quest'esperienza è molto giovane, piuttosto recente, la follia rappresenta se vogliamo il filone comune di tante mie iniziative da decenni. Mi riferisco all'essere un po' fuori dalle righe, borderline, al lanciare di frequente provocazioni a volte utili e a volte - lo riconosco io stesso - superflue, per cui ho accettato ovviamente anche critiche a quello che ho fatto: non sempre ho usato il mio metodo per colpire nel segno, magari agivo a partire da notizie giornalistiche e proponevo le mie osservazioni o le mie critiche, che comunque di fatto seguivano il modello della satira. Questa altro non è che il contrasto al modo di pensare dominante: anche in quei casi, dunque, la follia diventa un "osare mentale" che consente a chi lo sa adottare e gestire di poter andare oltre i limiti imposti dagli stereotipi della vita quotidiana e di aspirare a creare qualcosa di utile e innovativo per la società. Questo vale soprattutto per i giovani, che si cimentano nei percorsi di crescita e ricerca: di cervelli importanti ne abbiamo parecchi, in particolare nelle università.
Quello che dici mi fa venire in mente il monito di Steve Jobs agli studenti della Stanford University, "stay hungry, stay foolish". Tu ovviamente declini il concetto a modo tuo, non a caso nel simbolo parli di "identità personale". Si può dire che, di tutte le iniziative politiche che hai intrapreso da oltre vent'anni, è quella che ti somiglia di più? 
Assolutamente sì, perché le mie iniziative precedenti erano monotematiche, a partire da quella che si ricorda più facilmente, Preservativi gratis, ma anche altre, incluso il Partito delle Buone maniere...
Erano "liste di scopo", insomma...
Esatto, hai colto esattamente il punto. Il Partito della Follia creativa, invece, è quella che mi calza meglio, per quel che riguarda il mio modo di essere, pensare e agire: il modo con cui mi approccio ad ogni situazione, quotidiana o eccezionale, ha sempre qualcosa di "folle", dunque mi identifico davvero molto in questa mia nuova proposta.
Dunque tu ti sei fatto raffigurare in modo caricaturale, con tanto di occhiali azzurrati, abbracciato a una sirena che a sua volta ti ha avvinto le gambe con la coda, coda su cui peraltro si legge bene la parola "Follia". Possiamo quindi dire che la follia è una sirena che seduce.
Esatto, è una sirena che seduce e di cui io non posso liberarmi!
Giuseppe, non puoi o non vuoi? O entrambe le cose?
Assolutamente entrambe le cose: c'è consapevolezza nell'accettare e nel godere dell'essere avvinghiato dalla dimensione della follia che mi prende: una dimensione che ovviamente va gestita e curata, bisogna conviverci perché la follia, credimi, è una responsabilità. Bisogna saper partire dalla normalità del comune modo di intendere la vita di chi ci sta attorno, con tutte le critiche e osservazioni che si possono fare, e tentare di fare quel salto che ci porta verso la dimensione che non è solo razionale, cosciente e prevedibile, ma ci accompagna lungo itinerari e su spiagge mai calpestate. Lì c'è il rischio, per chi non lo sa fare, di non poter tornare indietro: per questo parlo di responsabilità.
Stai descrivendo dunque - anche se può sembrare un ossimoro - una follia "prudente", "sorvegliata". Che ti rappresenta, ma che con questo progetto tu proponi anche alle altre persone, dunque non è solo tua. 
Certo. Avverto come inevitabile che, nell'itinerario di cui ti parlavo prima, io stesso sia messo alla prova nell'attuare quel passaggio dalla normalità alla follia: persino io, che ho partorito quest'idea, non conosco tutte le tappe di quel percorso, dunque io per primo mi sento messo alla prova, per vedere se nel tempo e in base ai temi che saranno affrontati sarò in grado di gestire quel passaggio. In questo, il confronto con le altre persone è fondamentale. 
Dunque la follia è qualcosa che va scoperto, sdoganato, incoraggiato... qual è il verbo più adatto, secondo te?  
Direi "proposto" e "somministrato". Per dire, giusto pochi giorni fa ho inviato a molti atenei il mio curriculum, decisamente orientato sul "discorso follia", proponendo di tenere "lezioni di follia", ovviamente gratuite,  
Se la tua raffigurazione caricaturale non passa inosservata, certamente la parola "Follia" è l'elemento più visibile del simbolo. Una volta che hai attirato l'attenzione di chi vede il tuo emblema, occorre invece aguzzare gli occhi o inforcare gli occhiali - un po' com'era avvenuto con il Partito Impotenti esistenziali - per leggere la parola che completa il concetto chiave del tuo progetto. Perché non di follia qualunque si tratta, ma di "Follia creativa": cosa intendi? 
Quell'aggettivo per me è fondamentale: senza il simbolo sarebbe lacunoso e dispersivo, potrebbe far pensare alla follia come patologia, quindi si finirebbe su un piano decisamente più complesso. Con "follia creativa" intendo dire che, in fondo, in ogni situazione quotidiana delle nostre interazioni con le altre persone, così come nelle nostre personali riflessioni sul da farsi o sul nostro modo di pensare - ma il discorso può valere anche all'interno di una coppia - si può "andare oltre": mantenere una certa dose di "follia creativa", purché ben gestita, aiuta a dare alla gestione delle emozioni e del vissuto una rifinitura e un salto in più, per non cadere nella logica limitante del "si è sempre fatto così, per ottenere questo si deve fare così". Credo sia importante potere e sapere dire, compatibilmente con le varie situazioni, "si può fare questo" e, se le persone intorno hanno dubbi, anche legittimi e comprensibili, essere in grado di dire "vieni, dammi la mano e camminiamo insieme", accompagnando dunque nel nuovo cammino che si vuole tracciare.    
Resta da dire di quel cuoricino che compare sopra la "i" di "Follia", come un puntino, e che certamente non hai scelto a caso. 
Cirillo alla chitarra; dietro, la prima versione del simbolo
Ti dirò, all'inizio il cuoricino non c'era. Ho già schierato una prima volta il simbolo del Partito della Follia creativa alle ultime elezioni amministrative, un "battesimo" molto limitato a Valle di Maddaloni (in provincia di Caserta), naturalmente senza alcuna pretesa di ottenere qualche risultato tangibile: il mio stile ormai lo conosci da anni, mi interessa lanciare messaggi in cui credo e impiegare le campagne elettorali per farlo, locali, regionali o nazionali che siano, senza preoccuparmi del risultato. In ogni caso, in quell'occasione avevo presentato una prima versione del simbolo, quasi uguale a quella che hai visto depositata come marchio, ma sopra la "i" di "Follia" avevo messo un pallino nero: in teoria non lo si dovrebbe mettere, visto che quella parola è scritta tutta in maiuscolo, ma io - nel voler essere anche in questo "fuori dalle righe - l'avevo messo lo stesso perché attirava l'attenzione e aiutava a distinguere la "i" dalle lettere precedenti. 
In alcuni dei documenti che avevo presentato in quelle elezioni, però, mi ero dimenticato di indicare quel puntino e la commissione elettorale mi invitò a uniformare la grafica. Io scelsi di far comparire il puntino anche dove inizialmente mancava; successivamente, però, ho pensato di dare un po' di colore anche nella parte alta del simbolo, così ho messo il cuoricino. che comunque richiama anche il rosso del disegno centrale. 
Il conio del Partito della Follia creativa è arrivato, in un certo senso, come punto di arrivo di un tuo percorso. Per anni, infatti, alle elezioni cui hai preso parte con il Partito delle Buone maniere, hai proposto l'istituzione di un assessorato alla Follia: a questo punto dovrebbe diventare un ministero? E a cosa potrebbe servire in politica?
Potrebbe essere, o anche solo una delega all'interno di un altro ministero, magari quello delle pari opportunità: se non si può fare un ministero, va bene anche un dipartimento o un sottodipartimento alla Follia creativa...
Sarebbe osare tanto...
Eh sì (ride), ma le applicazioni in ambito politico della mia proposta sulla follia sono tantissime. Pensa per esempio al fenomeno dei "voltagabbana", che peraltro non scomparirà mai: dal mio punto di vista è "follia" riuscire a mantenere l'impegno con gli elettori che ti hanno votato, eletto e ti hanno permesso di raggiungere quell'incarico, senza tradirlo durante il mandato. Va di moda il contrario, come sappiamo, ma c'è chi c'è riuscito: penso per esempio a Stefano Rodotà, di cui ho ascoltato per due anni le lezioni, per due mandati presidente del Garante per la protezione dei dati personali e che più di ogni altra persona venuta dopo di lui ha incarnato quel ruolo. Bene, lui nel 1994, tre anni prima della nomina, aveva scelto di non ricandidarsi al Parlamento, rinunciando quindi anche all'indennità legata a quella carica, per tornare alla ricerca e all'insegnamento: non so oggi quanti sarebbero stati capaci di fare altrettanto. Ricordo volentieri il suo motto, per cui "l'emergenza non giustifica l'invadenza".
La situazione politica che stiamo vivendo in queste settimane da più parti è considerata "folle", nel senso che normalmente attribuiamo a questa parola: che contributo costruttivo può apportare a tutto questo il Partito della Follia creativa?
La follia di cui parlo io è un monito, un'esortazione, una spinta a fare un esame di coscienza su molte cose: se la si sposa come metodo per cercare di non fare le cose "come si sono sempre fatte", magari con il loro corredo di trasformismi, interessi personali e corruzioni, può essere applicata in tanti campi.
Dopo il battesimo in tono minore a Valle di Maddaloni, dove punti di presentare il Partito della Follia creativa?
Il primo appuntamento cui ci piacerebbe partecipare è rappresentato dalle elezioni regionali in Sicilia, anche perché in quel periodo - soprattutto se non ci saranno elezioni anticipate - si voterà solo lì e i media daranno molta attenzione a quel voto: stiamo facendo le prime valutazioni e nei prossimi giorni mi recherò con altre persone sull'isola per vedere se ci sono le condizioni per raccogliere le firme e presentare la nostra lista. Non si tratta di una trasferta facile, ma era apparso difficile anche presentarci alle regionali in Umbria nel 2019, eppure ricorderai che allora riuscimmo a raccogliere le firme necessarie, tu stesso avevi gentilmente diffuso un appello per aiutarci a concorrere a quelle elezioni. Naturalmente poi è nostra intenzione depositare il simbolo al Ministero dell'interno per concorrere alle elezioni politiche: ci impegneremo per raccogliere le firme sicuramente nei collegi della Campania, ma sarebbe bello cercare di essere presenti anche in Lazio. 
In effetti nel 2018 depositai il simbolo ma non presentammo liste; nel 2013 però, quando portavo avanti il progetto elettorale Voto di protesta - dal cui simbolo tolsi l'espressione "BEPPEciRILLO.IT", che secondo il Viminale avrebbe potuto creare confusione con il Beppegrillo.it allora usato dal MoVimento 5 Stelle - riuscimmo a raccogliere le firme per essere presenti nelle circoscrizioni campane. In Campania 1 prendemmo 6049 voti, più del Pli, della Fiamma Tricolore e di Fare per Fermare il declino, nonché più della Lega Nord di allora. In Campania 2 [quella che comprende la provincia di Caserta, la terra di Cirillo, ndb] andò anche meglio, con 6694 voti, e battemmo anche la lista Amnistia Giustizia Libertà che schierava come capolista Marco Pannella. Speriamo di farcela anche stavolta: sarà dura, sarà una "follia", ma proprio per questo lo faremo!

Prima di chiudere la chiacchierata, Cirillo ha il tempo di accennare una sua canzone, scritta prima della partecipazione alle ultime amministrative, ovviamente dedicata alla follia: "Il brano inizia dicendo 'Siamo tutti mortificati in questa società che non ci comprende', per dare l'idea di quanto chi esce dagli schemi fatichi a trovare ascolto e spazio. Non a caso, nel ritornello dico 'è la follia la casa tua', perché è importante che chi vuole andare oltre sappia di avere una casa". Ora, a quanto pare, ha anche un partito.

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