Alla fine ce l'ha fatta. Il suo "Voto di protesta - diritto alla dignità" correrà in Campania, in entrambe le circoscrizioni della Camera, avendo come candidato premier proprio lui, Giuseppe Cirillo da Caserta, già Dr. Seduction, l'alfiere del Partito degli Impotenti esistenziali, dei Preservativi gratis, dell'Italia nei malori, colui che si domandava amleticamente "Italiani poca cosa?" (lasciamo perdere la risposta, magari) e che questa volta mette sul piatto - anzi, sulla scheda elettorale - la "sua" protesta in cui ha coinvolto anche altre persone. Si potrà ufficialmente dire il proprio "no" con una croce su un determinato simbolo; chi non abita in Campania, dovrà accontentarsi di trovare altri modi.
Certo, ammettiamolo, non sarà facile trovare altrove proposte come la "tassa sul tradimento", che Cirillo e compagni hanno già depositato presso un notaio e aspettano di poter proiettare verso il Parlamento: "lI tradimento non è più contemplato come colpa grave in caso di separazione - spiegano loro stessi - oggi esiste la mediazione familiare che prende in cura la coppia prima della lite e risolve i conflitti". Sarebbe un male, tutto ciò, per la salvaguardia dei valori della famiglia unita: la ricetta del "Voto di protesta" non si fa attendere. "Noi proponiamo di ripristinare la 'gravità del tradimento nella rottura del rapporto' - precisano - e l’autore dell’atto infedele verserà il 2% della sua Irpef annua o busta paga devoluta alle Politiche della famiglia, così come lotteremo per la convalida di tutte le investigazioni (anche per incentivare il lavoro) affinché venga individuato il coniuge traditore". Una nuova forma di finanziamento delle politiche familiari, insomma, oltre che una nuova fonte di lavoro per chi volesse sperimentarsi cacciatore di fedifraghi.
Per trasmettere tutto questo, però, Cirillo ha dovuto modificare leggermente il simbolo che inizialmente aveva presentato al Viminale. Nessun problema ovviamente per il nome e nemmeno per quella stellina che a qualche esponente del MoVimento 5 Stelle non era piaciuta granché (eppure ne hanno già cinque... non bastano?); quella dicitura che c'era alla base del contrassegno, quel "BEPPEciRILLO.IT", invece non andava bene, un po' troppo simile al "BEPPEGRILLO.IT" che gli attivisti M5S hanno da tempo nel loro emblema. A ben guardare sarebbe bastata una leggera modifica della dicitura, magari mettendo maiuscole le lettere prima minuscole - del resto, il capo della forza politica si chiama veramente Giuseppe "Beppe" Cirillo, perché impedirgli di usare il nome - ma lui, il Dr. Cirillo, ha preferito tagliare la testa al toro ed evitare ogni sospetto di trucco o raggiro: al posto di quel dominio, ora c'è la raffigurazione dello Yin e dello Yang, rigorosamente in bianco e nero. L'emblema, stavolta, è passato senza problemi; e meno male - verrebbe da dire - che Scilipoti non ha presentato il suo Mrn a queste elezioni, altrimenti qualcosa in contrario l'avrebbe avuto.
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