sabato 12 gennaio 2013

Il Quarto stato conteso

Il simbolo di Loda
Quale sarà mai, dunque, la "Rivoluzione civile" giusta? Quella di Antonio Ingroia che tutti conoscono grazie alla stampa e alle immagini dei tiggì, oppure quella di Max Loda, che è apparsa sulla bacheca del Viminale molto prima di quella più nota, senza il nome del magistrato in bella mostra ma con lo stesso nome e la sagoma del Quarto stato di Pellizza da Volpedo ben riconoscibile?
Non bastava, dunque, la grana che era emersa nei giorni scorsi, per cui Giancarlo Filippo Pio Caldone, sindaco del paese di Volpedo, ha chiesto ufficialmente a Ingroia – pena un'azione legale – di rinunciare alla silhouette della nota opera di Pellizza, criticando la resa grafica ("Il suo stilizzato è veramente orrendo") e la mancanza di ogni comunicazione sulla scelta di utilizzare l'immagine sul contrassegno ("il quadro non deve essere più un simbolo di movimenti o partiti politici ma patrimonio di tutta l’umanità, rappresentando tutti coloro che lo ammirano e lo apprezzano"). Non bastava neppure la polemica dell'assessore milanese Franco D'Alfonso – seguita all'uscita durissima di Pisapia che ha bollato l'uso dell'immagine da parte di Rivoluzione civile come "appropriazione indebita" – che si è domandato "cosa c’entri un simbolo dell’unità della classe operaia e lavoratrice, della storia e della tradizione socialista e della sinistra italiana, l’immagine universalmente riconosciuta della solidarietà e del riscatto sociale collettivo con una Lista nata per dividere ed elevare a programma politico il giacobinismo mediatico giudiziario" (c'entrerà anche lo scorno per vedere utilizzato altrove e diversamente il colore arancione? O qualche cattivo retrogusto socialista per la presenza di Di Pietro nella formazione?)
Il simbolo di Ingroia
Ci voleva, dunque, anche l'arrivo deI Loda da Lodi, per completare il quadro. Alle sue spalle ha una militanza leghista, un lungo periodo nel movimento No Euro al fianco di Renzo Rabellino, con il quale ha creato gran parte dei simboli delle Leghe Padane (ma sono suoi anche i simboli del
Partì demucratec padan, del Fronte cristiano e altri ancora) e che ora è un dirigente nazionale del Partito Pirata (quello di cui è portavoce Marco Marsili, al solito bisogna precisare). "Non ci si può impadronire del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo così – dichiara oggi Loda al Giorno –. Credo proprio che il dottor Ingroia dovrà trovarsi un altro simbolo. Peraltro noi lo usiamo da tanto; comunque il Quarto Stato l’ho usato in altre liste civiche. Noi siamo rivoluzionari da sempre". Se andrà veramente così, è da vedere: Loda è convinto delle sue ragioni, Ingroia anche. Tocca ai funzionari del Viminale dire chi ha effettivamente torto.

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