La partita simbolica legata alla "salita in politica" di Mario Monti si sta allungando, arrivando quasi ai limiti della zona Cesarini: i tempi di presentazione dei contrassegni si assottigliano e i giornali parlano di bozzetti a non finire che affollano il tavolo del Professore, senza soddisfarlo pienamente.
Non nascondo che avevo appreso con grande soddisfazione, nella conferenza stampa tenuta da Monti per presentare il suo progetto politico, che il nome provvisorio scelto per la lista al Senato era "Agenda Monti per l'Italia", proprio come questo sito aveva suggerito (anche su impulso di un esperto di sistemi elettorali come il professor Fulco Lanchester); il nome poi sembra sia stato leggermente modificato, ma è nell'ordine delle cose e non stupisce. Era giusta anche la previsione di almeno due liste alla Camera, una delle quali sicuramente a vantaggio dell'Udc, per le considerazioni già viste sullo scudo crociato. Proprio alla Camera, però, a quanto pare si sta giocando la partita più insidiosa.
Ad aprire il fuoco, le dichiarazioni di Giuseppe Calderisi, già radicale, da tempo finito in Forza Italia e ora nel Pdl, ma soprattutto riconosciuto esperto di sistemi e procedimenti elettorali. "Il testo unico DPR n. 361/’57 obbliga le liste che si collegano in
coalizione per cercare di conseguire il premio di maggioranza a
depositare lo stesso programma e l’indicazione dello stesso capo della
coalizione, ma obbliga altresì tutte le liste [...] ad utilizzare contrassegni diversi, non confondibili
tra loro e che pertanto non possono avere in comune lo stesso logo,
neppure ’singoli dati grafici’ o ’espressioni letterali’, o ’parole o
effigi costituenti elementi di qualificazione degli orientamenti o
finalità politiche connesse al partito o alla forza politica di
riferimento, anche se in diversa composizione o rappresentazione
grafica’. Oltre al rischio di confondibilità, la legge vuole evitare anche il
rischio di annullamento dei voti espressi dagli elettori che appongono
più segni su più contrassegni recanti la stessa dicitura".
Per Calderisi, insomma, il nome di Monti o diciture che lo contengano non possono stare su più contrassegni. La legge, tuttavia, non lo dice. L'articolo 14, comma 4 del testo unico del 1957 che il parlamentare Pdl cita quasi per intero, infatti, non prevede che due emblemi elettorali non possano avere in comune un'espressione letterale o un elemento qualificante: dice che parole ed elementi "costituiscono elementi di confondibilità". Non è proprio la stessa cosa: altrimenti i simboli che usassero la parola "partito", o tutti coloro che si fregiassero di aggettivi come "democratico" o "comunista" sarebbero fuorilegge (tutti tranne il primo depositato, ovviamente) e questo il Consiglio di Stato l'ha precisato con chiarezza in un parere del 1992.
Ora, perché mai la stessa regola non dovrebbe valere anche per l'indicazione del capo della coalizione? Tanto più che lo stesso Ministero dell'interno ha sostanzialmente riconosciuto come quei nomi, in quanto evidente indicazione del programma politico della lista che li utilizza, consentono un rapporto più chiaro con gli elettori, dunque aumentano la chiarezza, invece che diminuirla (infatti il Viminale richiede soltanto, benché questo non sia espressamente previsto, l’autorizzazione dell’avente diritto all’uso del proprio nome, in applicazione della normativa per la tutela della privacy). L'idea che tutti i simboli coalizzati possano avere l'indicazione del capo della forza politica non è un elemento di disturbo, semmai di trasparenza.
Un vero ostacolo alla presenza del nome di Monti su più simboli, dunque, non c'è. A meno che quel nome, per la posizione e la resa grafica, costituisca elemento di confondibilità, che invece dovrebbe essere sanzionato dal Ministero con la ricusazione. Al più, dunque le liste coalizzate dovranno rinunciare a riprodurre lo stesso elemento grafico in cui inserire il nome di Monti e faranno bene a tenere i loro simboli tradizionali (quelli dei partiti ovviamente) ben in vista - più dell'indicazione del leader - in modo da scongiurare il rischio di confondibilità: a queste condizioni, per la "moltiplicazione dei Monti" lo spazio dovrebbe esserci.
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