Domani mancheranno due mesi esatti all'assemblea dei partecipanti di diritto e degli aderenti della Fondazione Alleanza nazionale; oggi il conto alla rovescia segna precisamente 62 giorni, ma di certezze relative agli esiti di quell'assise ce ne sono ancora davvero poche.
Una è data, come si diceva pochi giorni fa, dall'ordine del giorno, che comprende tra l'altro la discussione sull'uso del simbolo che fu di An e - al punto 3 - la "discussione e votazione di eventuali mozioni presentate ai sensi dell’art.12, comma 3 dello Statuto". I punti sono inevitabilmente legati: se discutere sull'uso dell'emblema significa (implicitamente) decidere se potrà ancora fregiarsene il soggetto che rappresenta l'evoluzione di Fratelli d'Italia (e che alla fine del 2013 era stato autorizzato a usare quel segno distintivo grazie al voto su una mozione), il confronto sulle mozioni potrà essere molto più ampio e riguardare, a monte, la qualità dell'impegno richiesto alla fondazione, magari decidendone la diretta discesa in campo politico.
Questo, in fondo, si legge nella mozione presentata il 22 luglio da un gruppo di persone legate a FdI, ma anche a Forza Italia e Ncd - Sabina Bonelli, Michele Facci, Fausto Orsomarso, Andrea Santoro, Alessandro Urzì e Gianluca Vignale - che chiedono agli organi della fondazione di impegnarsi ad approvare gli atti che consentano a quel soggetto di svolgere "un'azione politica che si traduca in forme di rappresentatività elettiva nelle diverse istituzioni, attraverso l’aggregazione degli italiani che si riconoscono nei principi espressi dall'articolo 1 dello Statuto del Movimento politico Alleanza Nazionale al momento del Congresso di scioglimento del marzo 2009".
In pratica, si chiede agli organi della fondazione di impegnarsi a creare un partito in piena continuità politica con An o, meglio ancora, di trasformare la fondazione stessa in associazione, dunque di ritornare al partito An e di indire un congresso entro il 2015, aperto ai vecchi iscritti ad An e a coloro che si riconoscano nei principi del partito che fu di Fini, per "promuovere le nuove iniziative politiche necessarie ad affermare i valori ed i principi della Destra politica italiana, anche organizzandosi in strutture territoriali, provinciali e regionali". Il confronto per definire il nuovo percorso politico dovrebbe essere avviato con tutti i partiti e gruppi che si qualificano come "di destra", partendo però da Fratelli d'Italia, in ragione della sua presenza in Parlamento e dell'uso fatto sin qui del simbolo di An.
Il documento, sostenuto da Forum Destra e ribattezzato "la mozione dei quarantenni", ha trovato l'appoggio anche di un gruppo di membri della Direzione nazionale e dell’Assemblea nazionale di Fdi (che sono contemporaneamente soci della Fondazione An). Si tratta di diciassette nomi, non di spicco; loro sanno che occorre "fare un salto di qualità e prendere atto che bisogna provare a riaggregare chi [...] ha provato a trovare il modo attraverso il quale la destra italiana possa ritrovare una sua autonomia di mezzi e risorse ed un peso elettorale che le consenta di influire in modo decisivo sulle sorti del Paese". L'unico "luogo" in cui le persone di destra si sentano "a casa propria" è identificato con An (che al momento è una fondazione e non un partito), con la consapevolezza che è giusto puntare anche su "giovani volti ed energie", senza che questo significhi "cancellare uomini e storie sulla base dell’anagrafe". Per i nuovi aderenti costituire Fratelli d'Italia e far crescere quell'esperienza è stato un tentativo di riunificare la destra e le sue esperienze, ma loro ammettono che "i numeri ed i fatti dicono che il tentativo stenta": i risultati restano poco soddisfacenti e molte persone che potevano essere della partita sono rimaste lontane.
Certamente si sfiora anche il tema del patrimonio di cui è titolare la fondazione An ("Ci pare [...] chiaro che sia giunto il momento [...] di provare a giocare la partita con tutti i mezzi a nostra disposizione, non vogliamo che le scelte della destra siano condizionate dall'asfissiante assenza di risorse e dalla rincorsa degli zero virgola necessari a superare a stento nuove soglie di sbarramento"; si vogliono però troncare sul nascere le polemiche che ancora nelle scorse settimane tenevano banco sull'uso di quei beni, soprattutto da parte degli ex An finiti in Forza Italia ("le risorse della Fondazione non solo erano state messe da parte proprio per essere la scialuppa di salvataggio nel caso fosse naufragato il PDL, ma [...] ogni centesimo di quei soldi era stato versato dai militanti e dallo Stato con il preciso scopo di fare politica").
Si vedrà che fine farà questa mozione; nel frattempo, l'ex An - ora Fi - Marco Martinelli, intervistato da Pietro De Leo per Il Tempo, non solo definisce Forza Italia "un ex partito" (per il quale l'addio di Verdini ha rappresentato solo il colpo di grazia), ma aggiunge che non gli pare possibile "fare An con il 5% dell’An di prima" (cosa che rischierebbe di accadere a ottobre, visto il calo degli aderenti alla fondazione registrato nel tempo) e che per ridare voce politica alla destra "serve un’operazione che non sia residuale" (e che comprenda tutti gli ex An, Fini compreso), mentre Fratelli d'Italia, che "nel suo logo ha quello di Alleanza Nazionale, [...] fa una gran fatica a raggiungere il 3%".
Per parte sua, Francesco Storace si è chiamato fuori da tempo, non facendo parte della fondazione: "Se dalla Fondazione AN nascerà davvero il partito a cui sono stato iscritto, vedrò di che cosa si tratta - si è limitato a dire (già il 22 luglio) -. Non sono interessato a mettermi di traverso rispetto alla nascita di un fronte della sovranità che veda protagonisti Matteo Salvini e lo stesso movimento di Fratelli d'Italia"; nel frattempo, la Destra (il partito di Storace) resta in piedi, continua il tesseramento e guarda a un congresso nei prossimi mesi. Morale, la fiamma è accesa, ma non si sa ancora esattamente quale.
Una è data, come si diceva pochi giorni fa, dall'ordine del giorno, che comprende tra l'altro la discussione sull'uso del simbolo che fu di An e - al punto 3 - la "discussione e votazione di eventuali mozioni presentate ai sensi dell’art.12, comma 3 dello Statuto". I punti sono inevitabilmente legati: se discutere sull'uso dell'emblema significa (implicitamente) decidere se potrà ancora fregiarsene il soggetto che rappresenta l'evoluzione di Fratelli d'Italia (e che alla fine del 2013 era stato autorizzato a usare quel segno distintivo grazie al voto su una mozione), il confronto sulle mozioni potrà essere molto più ampio e riguardare, a monte, la qualità dell'impegno richiesto alla fondazione, magari decidendone la diretta discesa in campo politico.
Questo, in fondo, si legge nella mozione presentata il 22 luglio da un gruppo di persone legate a FdI, ma anche a Forza Italia e Ncd - Sabina Bonelli, Michele Facci, Fausto Orsomarso, Andrea Santoro, Alessandro Urzì e Gianluca Vignale - che chiedono agli organi della fondazione di impegnarsi ad approvare gli atti che consentano a quel soggetto di svolgere "un'azione politica che si traduca in forme di rappresentatività elettiva nelle diverse istituzioni, attraverso l’aggregazione degli italiani che si riconoscono nei principi espressi dall'articolo 1 dello Statuto del Movimento politico Alleanza Nazionale al momento del Congresso di scioglimento del marzo 2009".
In pratica, si chiede agli organi della fondazione di impegnarsi a creare un partito in piena continuità politica con An o, meglio ancora, di trasformare la fondazione stessa in associazione, dunque di ritornare al partito An e di indire un congresso entro il 2015, aperto ai vecchi iscritti ad An e a coloro che si riconoscano nei principi del partito che fu di Fini, per "promuovere le nuove iniziative politiche necessarie ad affermare i valori ed i principi della Destra politica italiana, anche organizzandosi in strutture territoriali, provinciali e regionali". Il confronto per definire il nuovo percorso politico dovrebbe essere avviato con tutti i partiti e gruppi che si qualificano come "di destra", partendo però da Fratelli d'Italia, in ragione della sua presenza in Parlamento e dell'uso fatto sin qui del simbolo di An.
Il documento, sostenuto da Forum Destra e ribattezzato "la mozione dei quarantenni", ha trovato l'appoggio anche di un gruppo di membri della Direzione nazionale e dell’Assemblea nazionale di Fdi (che sono contemporaneamente soci della Fondazione An). Si tratta di diciassette nomi, non di spicco; loro sanno che occorre "fare un salto di qualità e prendere atto che bisogna provare a riaggregare chi [...] ha provato a trovare il modo attraverso il quale la destra italiana possa ritrovare una sua autonomia di mezzi e risorse ed un peso elettorale che le consenta di influire in modo decisivo sulle sorti del Paese". L'unico "luogo" in cui le persone di destra si sentano "a casa propria" è identificato con An (che al momento è una fondazione e non un partito), con la consapevolezza che è giusto puntare anche su "giovani volti ed energie", senza che questo significhi "cancellare uomini e storie sulla base dell’anagrafe". Per i nuovi aderenti costituire Fratelli d'Italia e far crescere quell'esperienza è stato un tentativo di riunificare la destra e le sue esperienze, ma loro ammettono che "i numeri ed i fatti dicono che il tentativo stenta": i risultati restano poco soddisfacenti e molte persone che potevano essere della partita sono rimaste lontane.
Certamente si sfiora anche il tema del patrimonio di cui è titolare la fondazione An ("Ci pare [...] chiaro che sia giunto il momento [...] di provare a giocare la partita con tutti i mezzi a nostra disposizione, non vogliamo che le scelte della destra siano condizionate dall'asfissiante assenza di risorse e dalla rincorsa degli zero virgola necessari a superare a stento nuove soglie di sbarramento"; si vogliono però troncare sul nascere le polemiche che ancora nelle scorse settimane tenevano banco sull'uso di quei beni, soprattutto da parte degli ex An finiti in Forza Italia ("le risorse della Fondazione non solo erano state messe da parte proprio per essere la scialuppa di salvataggio nel caso fosse naufragato il PDL, ma [...] ogni centesimo di quei soldi era stato versato dai militanti e dallo Stato con il preciso scopo di fare politica").
Si vedrà che fine farà questa mozione; nel frattempo, l'ex An - ora Fi - Marco Martinelli, intervistato da Pietro De Leo per Il Tempo, non solo definisce Forza Italia "un ex partito" (per il quale l'addio di Verdini ha rappresentato solo il colpo di grazia), ma aggiunge che non gli pare possibile "fare An con il 5% dell’An di prima" (cosa che rischierebbe di accadere a ottobre, visto il calo degli aderenti alla fondazione registrato nel tempo) e che per ridare voce politica alla destra "serve un’operazione che non sia residuale" (e che comprenda tutti gli ex An, Fini compreso), mentre Fratelli d'Italia, che "nel suo logo ha quello di Alleanza Nazionale, [...] fa una gran fatica a raggiungere il 3%".
Per parte sua, Francesco Storace si è chiamato fuori da tempo, non facendo parte della fondazione: "Se dalla Fondazione AN nascerà davvero il partito a cui sono stato iscritto, vedrò di che cosa si tratta - si è limitato a dire (già il 22 luglio) -. Non sono interessato a mettermi di traverso rispetto alla nascita di un fronte della sovranità che veda protagonisti Matteo Salvini e lo stesso movimento di Fratelli d'Italia"; nel frattempo, la Destra (il partito di Storace) resta in piedi, continua il tesseramento e guarda a un congresso nei prossimi mesi. Morale, la fiamma è accesa, ma non si sa ancora esattamente quale.
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