Un simbolo piuttosto improbabile |
Al voto, al voto! In effetti non si sa quando (nel 2018, come vorrebbe Renzi, o prima, come vorrebbero quasi tutti gli altri), ma i partiti sanno bene come si voterebbe, cioè con l'Italicum e il suo premio di maggioranza alla lista più votata, invece che alla coalizione. Come si è detto poche settimane fa, solo il Pd e il MoVimento 5 Stelle sembrano già pronti ad affrontare le prossime elezioni politiche: si presenteranno da soli e il loro simbolo (a parte qualche modifica per il Pd, dovesse ospitare altre forze politiche) è già definito. Non è così, come si sa, nel centrodestra, anche se l'idea di un unico soggetto torna a farsi strada, stavolta con le proposte del segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini.
In un'intervista uscita oggi su Panorama, dopo aver immaginato che "se non si inventano il quarto esecutivo non eletto (e soprassediamo sull'ennesimo strafalcione costituzionale, ndb), l’anno prossimo si vota; il Pd, dopo la caduta del governo, sarà in macerie", Salvini ha espresso una convinzione: "Noi non possiamo fare più errori: serve l’unità del centrodestra". L'idea, non certo nuova, è riproporre su scala nazionale la formula già vista alle regionali in Liguria e in Veneto, sperando così di prendere più voti del M5S e approdare al ballottaggio con l'unico concorrente certo, il Pd. Il problema, a quanto pare, non è il programma di coalizione, che sarebbe condiviso "al 90 per cento" (a partire dai sei punti qualificanti, cioè flat-tax, abolizione degli studi di settore, abrogazione della legge Fornero, lotta all'immigrazione, famiglia tradizionale con apertura alle unioni civili, restando in sospeso solo l'atteggiamento verso l'Europa), e forse nemmeno la leadership, poiché un ticket Salvini-Berlusconi "sarebbe la soluzione migliore" per lo stesso leader leghista; buona parte della stessa base del Carroccio sarebbe favorevole a un accordo con Fi per mandare a casa Renzi.
Unica reale questione in sospeso, tanto per cambiare, sarebbe la formula dell'alleanza: nessuno ovviamente pensa alla fusione dei partiti, la soluzione dovrebbe essere una lista unica con i candidati dei due partiti (e di quelli che eventualmente dovessero aggregarsi). Nell'intervista di Salvini a Panorama, nomi per il cartello non se ne fanno; qualcuno, come Il Tempo, ha ritirato fuori l'ipotesi "Lega d’Italia", che aveva circolato nei mesi scorsi, sebbene lo stesso segretario del Carroccio a giugno avesse precisato che "non esiste la Lega d’Italia. Non si cambiano le tradizioni, non così rapidamente in ogni caso". L'ipotesi resta piuttosto improbabile, anche (ma non solo) perché Carlo Taormina sarebbe disposto a dare battaglia sul nome che potrebbe confondersi con la sua Lega Italia; schierare un'altra etichetta, nel caso, sarebbe la cosa migliore. A patto di trovarla, ovviamente.
In un'intervista uscita oggi su Panorama, dopo aver immaginato che "se non si inventano il quarto esecutivo non eletto (e soprassediamo sull'ennesimo strafalcione costituzionale, ndb), l’anno prossimo si vota; il Pd, dopo la caduta del governo, sarà in macerie", Salvini ha espresso una convinzione: "Noi non possiamo fare più errori: serve l’unità del centrodestra". L'idea, non certo nuova, è riproporre su scala nazionale la formula già vista alle regionali in Liguria e in Veneto, sperando così di prendere più voti del M5S e approdare al ballottaggio con l'unico concorrente certo, il Pd. Il problema, a quanto pare, non è il programma di coalizione, che sarebbe condiviso "al 90 per cento" (a partire dai sei punti qualificanti, cioè flat-tax, abolizione degli studi di settore, abrogazione della legge Fornero, lotta all'immigrazione, famiglia tradizionale con apertura alle unioni civili, restando in sospeso solo l'atteggiamento verso l'Europa), e forse nemmeno la leadership, poiché un ticket Salvini-Berlusconi "sarebbe la soluzione migliore" per lo stesso leader leghista; buona parte della stessa base del Carroccio sarebbe favorevole a un accordo con Fi per mandare a casa Renzi.
Unica reale questione in sospeso, tanto per cambiare, sarebbe la formula dell'alleanza: nessuno ovviamente pensa alla fusione dei partiti, la soluzione dovrebbe essere una lista unica con i candidati dei due partiti (e di quelli che eventualmente dovessero aggregarsi). Nell'intervista di Salvini a Panorama, nomi per il cartello non se ne fanno; qualcuno, come Il Tempo, ha ritirato fuori l'ipotesi "Lega d’Italia", che aveva circolato nei mesi scorsi, sebbene lo stesso segretario del Carroccio a giugno avesse precisato che "non esiste la Lega d’Italia. Non si cambiano le tradizioni, non così rapidamente in ogni caso". L'ipotesi resta piuttosto improbabile, anche (ma non solo) perché Carlo Taormina sarebbe disposto a dare battaglia sul nome che potrebbe confondersi con la sua Lega Italia; schierare un'altra etichetta, nel caso, sarebbe la cosa migliore. A patto di trovarla, ovviamente.
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