sabato 15 agosto 2015

Quando Forza Piacenza (insieme) non era Forza Italia

Somiglianze galeotte: se a volte le affinità - più o meno legittime - riguardano due simboli presentati nello stesso turno elettorale e fanno litigare i depositanti, figurarsi quante polemiche possono scoppiare quando il richiamo grafico o verbale c'è, ma colpisce un emblema che quella volta non partecipa al voto. 
Si torni con la mente, per dire, al 2012 e ci si teletrasporti a Piacenza, città in cui si votava per rinnovare l'amministrazione comunale, dopo dieci anni sotto il segno di Roberto Reggi. Il centrosinistra praticamente tutto intero avrebbe conquistato nuovamente la città con Paolo Dosi, il Pdl schierava Andrea Paparo, senza però poter contare sulla Lega Nord, che candidava Massimo Polledri; il M5S presentava Mirta Quagliaroli, mentre sulla griglia di partenza c'erano anche Pier Angelo Solenghi (Piacenza Bene comune), Pierpaolo Gallini (Udc) e Pietro Luigi Tansini (Pensionati piacentini).
Se per i drogati di politica, nella coalizione di centrosinistra, uno dei pochi dettagli davvero interessanti poteva essere la presenza di una lista dei Moderati di Giacomo Portas, formazione nata e presente soprattutto in Piemonte, ma che nelle urne piacentine ha superato addirittura il 13% (la lista per l'occasione si chiamava Moderati e piacentini per Dosi), nell'area di quel centrodestra spaccato c'era una chicca davvero imperdibile. Perché il fatto che Massimo Polledri, oltre che dalla Lega, fosse appoggiato da una lista chiamata Forza Piacenza insieme non era piaciuto nemmeno per sbaglio né al vicecoordinatore provinciale del Pdl, Werner Argellati, né al coordinatore nazionale Sandro Bondi, che aveva tuonato in un esposto all'ufficio elettorale contro "un contrassegno riproducente dicitura e/o raffigurazione grafica che riteniamo possa facilmente confondersi con quello notoriamente usato dal movimento politico Forza Italia".
Il fatto è che la lista Forza Piacenza insieme, di cui era portavoce Gianmarco Lupi, era comparsa alla fine di marzo - pochi giorni prima del deposito delle candidature - fin dall'inizio come punto di riunione di "persone rimaste deluse dalle precedenti amministrazioni", ma era certamente di centrodestra e l'idea iniziale era di chiedere a quell'area politica di presentarsi compatta e con una linea comune al voto, senza sfrangiarsi su tre diversi candidati sindaci (Paparo, Polledri e Gallini). Alla fine il disegno unitario non si era compiuto e, tra i tre nomi disponibili, Lupi ha scelto Polledri, mettendosi direttamente in concorrenza con il candidato del Pdl, che tra i suoi simboli - oltre a quello del Pdl - ne aveva un altro tricolore, quello di Piacenza viva (lista di candidati nuovi alle istituzioni e con al suo interno alcuni esponenti di Fli: la figura che emerge nel semicerchio rosso sembra essere uno dei cavalli del Mochi, in particolare quello dedicato ad Alessandro Farnese). 
Non stupisce granché, allora, che i dirigenti del Pdl abbiano lamentato il tentativo di Forza Piacenza insieme di "ingenerare confusione nell'elettorato con la lista Forza Italia, presentata alle elezioni comunali del 2007", anche grazie all'inserimento di "Forza Piacenza" in una banda tricolore "che richiama il simbolo di Forza Italia". La commissione elettorale, tuttavia, aveva ammesso il simbolo e probabilmente non aveva torto. Per iniziare, la legge elettorale per le comunali è più permissiva rispetto a quella delle elezioni di rilievo nazionale (in quel caso l'emblema sarebbe sicuramente stato bocciato): le somiglianze a quel livello generalmente sono punite solo tra simboli che coesisterebbero sulla scheda, non quando quello imitato o simile non è stato presentato. In più, il tricolore piacentino è ben diverso, perché è ribaltato (in alto c'è il rosso e non il verde come nella bandierina di Fi) e dà molto più spazio al bianco. Il vero problema, casomai, era l'intera grafica davvero poco felice, soprattutto la scelta del carattere Tahoma con la banda blu nella parte alta di "Piacenza": i giudizi estetici, tuttavia, esulano fortunatamente dai compiti delle commissioni elettorali.
A dare torto a Bondi e Argellati sul rischio di confusione, in ogni caso, furono gli stessi cittadini piacentini: Paparo andò al ballottaggio con Dosi, Polledri arrivò quarto dopo il M5S, ma soprattutto Forza Piacenza insieme ottenne lo 0,66%, terribilmente meno anche delle liste a sostegno dei candidati sindaci "solitari" (andò peggio solo la terza lista legata a Polledri, che univa Pensionati emiliani e Movimento cristiano, con lo 0,24%). Chi voleva votare Forza Italia, probabilmente, aveva comunque scelto il Pdl o, al più, non aveva votato; difficile che i nostalgici del 1994 abbiano messo per sbaglio una croce su Forza Piacenza, rimasta ovviamente fuori dal nuovo consiglio.

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