lunedì 3 agosto 2015

Fiamma tricolore, processo estinto: vale il congresso di Roma

La parola chiave, in questo caso, è "estinzione". Nessun riferimento a ere geologiche, specie animali o vegetali (magari rappresentate da un simbolo piuttosto che da un altro): qui l'estinzione che interessa è quella della causa civile intentata a novembre dello scorso anno da Stefano Salmè e Daniela Perisutti nei confronti del Movimento sociale Fiamma tricolore - rappresentato dall'allora segretario reggente Attilio Carelli - affinché fossero dichiarati nulli il regolamento generale del congresso che si è poi svolto a Roma il 13 e il 14 dicembre e, a monte, la delibera della Segreteria generale del congresso che ha approvato quello stesso regolamento. 
A provocare l'estinzione del giudizio, la mancata comparizione delle parti per due udienze di fila davanti al tribunale di Roma; l'evento - almeno per ora - sembra porre la parola "fine" su una vicenda politica che ha visto svolgersi due assise congressuali contemporaneamente - a Roma, con segretario eletto Carelli, e a Salò, con segretario eletto Salmè - e già due ordinanze del tribunale di Catania, inibitorie nei confronti di Salmè (che all'inizio di dicembre era stato espulso dalla Fiamma). Ora, poiché la citazione di Salmè puntava a demolire due presupposti necessari del congresso di Roma (i cui effetti sarebbero decaduti, se quei due atti precedenti fossero stati annullati o dichiarati nulli), il risultato concreto è la conferma della validità degli atti congressuali che hanno portato all'elezione di Attilio Carelli come segretario nazionale della Fiamma tricolore.
Salmè e la Perisutti, nella loro citazione avanti al tribunale di Roma, avevano contestato varie violazioni statutarie da parte della reggenza del partito e del regolamento congressuale, specie nelle disposizioni relative all'individuazione degli aventi diritto a partecipare al congresso. Per parte sua, la Fiamma rappresentata da Carelli - oltre a muovere alcuni rilievi formali e contestare la competenza del tribunale di Roma, essendo stata portata a Catania, presso lo studio dell'avvocato Francesco Condorelli Caff, la sede del Movimento sociale Fiamma tricolore - ha respinto le censure, sottolineando che il regolamento congressuale era stato legittimamente approvato e che in tutti i congressi del Msi prima e della Fiamma erano presenti i partecipanti di diritto (in particolare, i membri del Comitato centrale, della Segreteria nazionale e i responsabili giovanile e femminile; altre figure indicate nell'atto di citazione, dalle medaglie d'oro alle personalità iscritte al movimento, per Condorelli Caff sarebbero state incluse "con formula di stile, per dare una parvenza, ben essendo notorio che non esistevano queste cariche nel MSFT"). 
L'udienza di prima comparizione era stata fissata per il 23 maggio scorso, quando il tribunale di Catania si era già espresso nell'ambito dell'azione cautelare promossa dal Movimento e dalla Segreteria generale del congresso per ottenere l'oscuramento della notizia del congresso di Salò dalla pagina Fb della Fiamma allora gestita da Salmè e l'inibizione dell'uso del simbolo allo stesso Salmè. Come si diceva, i giudici per due volte hanno deciso che il simbolo adottato da Salmè (quello varato dalla Fiamma nel 1999) era troppo simile a quello attualmente usato dal partito (coniato nel 2002) e ciò poteva creare confusione tra gli iscritti e simpatizzanti, per cui avevano ordinato a Salmè di non usare più l'emblema, nemmeno su Facebook.
All'udienza di prima comparizione non si è presentato nessuno per coloro che avevano agito contro la Fiamma, così il partito ha scelto di fare altrettanto e il giudice ha rinviato la causa a una successiva udienza, il 6 luglio 2015. Anche in quel giorno, tuttavia, nessuna delle due parti è comparsa e il magistrato non ha potuto far altro che cancellare la causa dal ruolo, dichiarando l'estinzione del processo a norma dell'art. 181 del codice di procedura civile. Gli atti che hanno preceduto il congresso di Roma del 2014, dunque, non sono più oggetto di contestazioni e rimangono validi ed efficaci.
La Fiamma tricolore, in ogni caso, si è ulteriormente rivolta a Salmè, chiedendogli il pagamento delle spese processuali relative al giudizio cautelare svoltosi al tribunale di Catania e diffidando lo stesso affinché oscuri il simbolo della nuova formazione di Salmè, il Movimento sociale Fiamma nazionale, "perché il logo si confonde ed è simile a quello del Movimento sociale Fiamma tricolore", preannunciando azioni legali qualora non si provveda per tempo. Sarà pure un'impressione, ma il sospetto che la parola "fine" di cui dicevo prima sia piuttosto instabile e temporanea, nonostante l'estinzione del processo, in fondo appare piuttosto fondato: a dare torto o ragione, provvederà la cronaca. 

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