domenica 3 aprile 2016

Risorgimento socialista, il filo rosso negli arnesi

Lo preciso subito, prima di rischiare qualunque tipo di confusione o fraintendimento: il simbolo di cui sto per parlare ben difficilmente finirà su qualche scheda elettorale (e, a ben guardare, non potrebbe proprio finirci "così com'è") e, ancora prima, non riguarda espressamente un partito, ma solo un movimento. Vale la pena occuparsene qui, tuttavia, per almeno due motivi: innanzitutto perché il logo di Risorgimento socialista cita espressamente un simbolo storico (quello del Psi degli anni '70). In secondo luogo, perché - a modo suo - anche questo movimento scende in campo nella campagna elettorale per il comune di Roma, dunque merita di non essere automaticamente trascurato.
In questi giorni, infatti, è comparsa in Rete una grafica che affianca l'emblema di Risorgimento socialista al sostegno a Stefano Fassina nella sua corsa a sindaco della Capitale (con gli slogan "Socialisti a sinistra" e "Solo Roma può aiutare Roma!"). Nel sito del movimento si legge un comunicato - a firma Alberto Benzoni, che è parte del coordinamento di Rs - che dall'inizio il gruppo ha deciso di sostenere un "candidato che si muovesse in un orizzonte di reale discontinuità" rispetto a chi aveva governato Roma negli ultimi dieci anni. Alla fine la scelta è caduta sull'ex parlamentare Pd, facendolo diventare "candidato della nuova sinistra di opposizione a Roma e nel Paese; ed è nostro dovere politico accompagnarlo, da socialisti di sinistra, lungo questo nuovo percorso".
Ma cos'è, quindi, Il Movimento per il Risorgimento socialista? Si tratta di un soggetto politico a tutti gli effetti, "fondato sulla cultura politica, i valori ideali e la esperienza storica del Socialismo Italiano", che intende "perseguire una trasformazione strutturale degli assetti economici e sociali che possa consentire di individuare un modello di sviluppo nel quale il parametro di riferimento della qualità della vita e quello dell’equilibrio sociale prevalgano su indicatori quantitativi come il PIL". Il tutto contro "il disegno di stabilizzazione conservatrice del Paese di cui questo governo Renzi rappresenta un vero e proprio soggetto costituente" e con l'idea, parlando "ai tanti apolidi della sinistra desiderosi di ricostruire un’identità comune sulla riscoperta [...] dell’attualità dei temi dell’uguaglianza, della giustizia, del recupero del ruolo dello stato e delle istituzioni, dell’internazionalismo e della pace, di una democrazia civica", di essere "un movimento per la ricostruzione del Socialismo Italiano, interessato a partecipare, a pieno titolo, alla nascita di una nuova Sinistra degna di questo nome", anche contribuendo alla nascita di un nuovo partito.
Nel coordinamento tra gli altri ci sono Franco Bartolomei (coordinatore politico), Giovanni Rebechi (coordinatore organizzativo), lo stesso Benzoni e, nel ruolo di coordinatore politiche democratiche e legalità e rapporti internazionali, il nome forse più noto: quello di Felice Besostri. Vista la presenza di uno dei più noti avvocati anti-Porcellum (e non solo), non stupisce che, nel direttivo nazionale di fine gennaio, si sia deciso di promuovere la raccolta di firme contro l’Italicum e l'approvanda riforma (o, come la chiama il comitato, "Deforma") costituzionale, nonché di combattere a favore del proporzionale nelle elezioni (partecipando attivamente ai ricorsi contro le leggi elettorali regionali). Sul piano politico la scelta è ancora più netta: la formazione parteciperà "alla discussione, che si è aperta nella Sinistra, per la costruzione di un nuovo soggetto politico che si opponga alle politiche neo-liberiste dell’attuale Governo, alla distruzione della Costituzione e del lavoro" (ma che combatta anche la "buona scuola" e si impegni per il ripristino "di tutti i diritti sociali, economici, politici e di partecipazione della gente alle scelte che riguardano tutto il popolo"); anche per questo, ha deciso di non partecipare ad alcuna delle primarie promosse dal Pd. 
Per sabato 28 maggio è prevista una nuova grande assemblea nazionale di Risorgimento Socialista a Roma. Nel frattempo, però, è stato dato mandato ai responsabili centrali di registrare lo statuto e di depositare il simbolo del movimento (come marchio, probabilmente). In primo piano, nel logo, c'è la sigla RS, ma la R è congegnata in modo tale da trasformare la gamba obliqua in un martello e la pancia in una lama di falce; sullo sfondo, si intravede nettamente in filigrana il simbolo black and white del Psi disegnato nel 1971 da Sergio Ruffolo (dopo il fallimento dell'unificazione con il Psdi), con il sole a raggi lunghi e il libro, senza però ripetere la falce e il martello (anche se il libro non è stato "restaurato" bene, nei punti in cui sono stati tolti gli "arnesi"). Nel segmento in basso in cui stava la sigla Psi, però, ora c'è l'anno di fondazione del Partito socialista in Italia (e su fondo rosso); il nome "Risorgimento socialista", in font Helvetica, sta fuori dal cerchio in nero e rosso.
Da quanto si capisce, la scelta dell'emblema non è stata una passeggiata: Antonello Longo, che ne gruppo si occupa di politiche per il Mezzogiorno, spiega così la genesi: "la commissione organizzazione e comunicazione non si è limitata ad elaborare, come da mandato, una proposta [sul logo, ndb] al proprio interno per portarla all’approvazione (o meno) del direttivo del 30 gennaio. Ha, invece, sottoposto il simbolo, come risultato da una serie di 'stati d’avanzamento' cui ha proceduto il compagno Vincenzo Lorè (vero campione, anche per la pazienza) con la partecipazione corale di moltissimi compagne/i, ad una consultazione aperta a tutti su fb. Ognuno di noi ha detto (o ha avuto la possibilità di dire) la propria opinione prima, durante e dopo la consultazione il cui esito è stato di approvazione, ad amplissima maggioranza, del 'nostro' simbolo".
Longo è consapevole di come "scegliere le parole 'Socialista' e 'Risorgimento' e adottare un simbolo che, in ogni sua componente [...] richiama (seppure con una linea grafica che può sottendere nuovi significati) tempi andati, vuol dire proiettare interamente nel passato la propria identità" e sa che questo "sul piano politico [...] è un grosso errore", mentre "sul piano storico, culturale, umano, forse anche morale, assieme all'orgoglio delle radici ed alla nobiltà di una tradizione, denota trasparenza ed onestà intellettuale, quindi è una scelta di grande coraggio", pur essendo ridotto il target di persone cui può giungere questo messaggio. Per lo stesso Longo, la presenza della falce e martello non esclude chi viene dalla socialdemocrazia, ma contribuisce a connotare un luogo in cui "anche con i comunisti (intellettualmente onesti) si può trovare una sintesi"; anzi, il comune richiamo alla falce e al martello possono essere il fil rouge, guardando anche al simbolo del Psli che in origine la falce e il martello li aveva (prima che nel Psdi sparissero). Forse il Movimento per il Risorgimento socialista non diventerà un vero partito, ma di passi "simbolici" ne ha già fatti diversi.

Nessun commento:

Posta un commento