Non sarà così, #sischerza... |
Per avere un nuovo simbolo bisognerà aspettare l'autunno, archiviato il referendum costituzionale; ieri, però, per quella stagione nell'area della destra è stato piantato un paletto con la scritta "congresso". L'ennesimo tentativo di dare all'elettorato di destra una casa unitaria e nuova rispetto a quelle esistenti, parte dal convegno Di nuovo una grande Destra organizzato da Azione nazionale e La Destra, svoltosi a Orvieto tra ieri e oggi.
Il documento politico presentato ieri a Orvieto, che dell'assemblea riprende il titolo (Di nuovo una grande Destra. Verso una Costituente per la Destra), si apre con la consapevolezza che "C'è bisogno di una nuova grande destra per l'Italia", fatta di idee, di "valori assoluti e non negoziabili" e di coerenza prima che di potere. Il tutto - a partire dalla "giustizia per gli italiani" e dal "futuro per i giovani, chiamandoli alla rivolta morale contro l'eutanasia della Patria" - si dovrebbe riassumere nel concetto di identità, costruito dalle battaglie passate.
Di fronte alla "crisi politica e organizzativa del centrodestra" - mostrata pure con l'incapacità di trovare candidati unitari per le imminenti elezioni amministrative - una via d'uscita è proposta dai due soggetti rispettivamente creati "all'inizio e alla fine di questa diaspora della destra italiana". Francesco Storace aveva costituito La Destra come partito già nel 2007, lasciando Alleanza nazionale mesi prima che Berlusconi lanciasse il Popolo della Libertà come federazione tra Forza Italia e An; Azione nazionale è sorta come associazione nel 2015 grazie a un gruppo di "quarantenni" di destra sostenuti da Gianni Alemanno, dopo che l’assemblea degli aderenti alla Fondazione Alleanza nazionale in ottobre aveva respinto la loro idea di far nascere un nuovo partito di destra col sostegno della fondazione stessa. Nel mezzo si collocano la fine politica di An - evoluzione del più rappresentativo partito di destra - e la parabola del Pdl, vincitore delle elezioni nel 2008 e archiviato cinque anni dopo (dopo gli strappi dei finiani nel 2010 e degli alfaniani nel 2013).
In una situazione in cui vari gruppi si sono formati "fuori da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord, ma nonostante siano rimasti fedeli allo schieramento di opposizione al Governo di centrosinistra, non hanno trovato nessuna forma di riconoscimento da parte dei vertici di questi tre partiti", la strada senza scorciatoie proposta da La Destra e Azione nazionale passa per la ridefinizione di tutte le identità del centrodestra (senza ammucchiate politico-elettorali) e che, per la destra, prevede "una ampia riflessione sulle radici e sulla proiezione futura della Patria italiana", basata sul "collegamento diretto tra i valori non negoziabili della persona umana e quelli della Nazione e dello Stato", con l’interesse nazionale a guidare ogni scelta (cosa che negli ultimi anni sarebbe rovinosamente mancata).
Su questa base, le due formazioni hanno chiamato a raccolta il popolo di destra "per ritrovarsi in un grande Congresso di Fondazione" da organizzare in autunno "attraverso una Costituente per una destra plurale, aperta a tutte le forze politiche, i movimenti, le associazioni e le aggregazioni civiche espressione del territorio", un partito che si riconosca in un programma opposto alla linea di Renzi. Il nuovo soggetto politico dovrebbe "contribuire alla nascita di un centrodestra aperto, rinnovato e inclusivo che raccolga e dia valore a tutti i partiti politici e i movimenti alternativi al Governo Renzi e all'antipolitica del Movimento 5 Stelle"; un centrodestra non di vertice, ma diffuso nella società civile.
Per Alemanno "solo un partito di destra potrà rilanciare quello spirito di partecipazione e coinvolgimento in grado di affermare con forza una vera alternativa al governo Renzi": occorre dunque prepararsi a "un grande, aperto e inclusivo congresso". Per i vertici di Azione nazionale, è importante "porre fine a divisioni e diaspore e di rilanciare un nuovo e forte centrodestra in Italia costruendo una grande destra di governo": ne sono convinte le nuove leve come Fausto Orsomarso e Marco Cerreto, ma anche esponenti storici come Roberto Menia (già finiano di ferro), risoluti a unire "l'esperienza di chi ha sulle spalle anni di battaglie a destra e l'entusiasmo di quei giovani che danno cuore e ali a questo progetto" (qualcosa di simile l'ha detto Storace, rivendicando "la prima fila ai giovani, a noi la prima linea dove si combatte"). Con la consapevolezza, per dirla con Pasquale Viespoli, a capo del comitato promotore di Azione nazionale, che "quella già in campo" è una destra "nata già divisiva e che è stata funzionale al disegno di annientamento ed eliminazione della storia della destra italiana".
Non ci sono riferimenti espliciti nelle dichiarazioni ufficiali, ma è chiaro che l'oggetto delle critiche è innanzitutto Fratelli d'Italia, al momento unico partito di destra presente in Parlamento (per giunta potendo contare su quel simbolo di An che in passato tanto Storace e Menia, quanto altri avrebbero voluto utilizzare) e che con Alemanno e i "quarantenni" della fondazione An, dopo l'assemblea di ottobre, ha avuto rapporti almeno burrascosi. Le relazioni con Fdi saranno di sicuro uno dei punti più delicati da affrontare con la nascita del nuovo partito; tra questioni da affrontare, tra l'altro, ci sarà anche la scelta del nome e del simbolo. Solo il gusto della boutade potrebbe far pensare a una crasi tra i due nomi dei gruppi che si sono incontrati in questi giorni: Azione di destra potrebbe non essere male, ma per qualcuno potrebbe essere esagerato; Destra nazionale potrebbe incontrare molto più favore, ma troverebbe l'immediata opposizione di Gaetano Saya, Maria Cannizzaro e degli altri dirigenti del "rifondato" Movimento sociale italiano, che nel simbolo schiera in bella vista la stessa dicitura presente dal 1972 nell'emblema del vecchio Msi. Altre soluzioni - anche grafiche, visto che la fiammella missina è in altre mani - saranno tutte da vagliare e discutere, in mezzo alla marea di cose da sbrigare in vista del congresso che vuole costruire un'altra casa per la destra italiana.
Il documento politico presentato ieri a Orvieto, che dell'assemblea riprende il titolo (Di nuovo una grande Destra. Verso una Costituente per la Destra), si apre con la consapevolezza che "C'è bisogno di una nuova grande destra per l'Italia", fatta di idee, di "valori assoluti e non negoziabili" e di coerenza prima che di potere. Il tutto - a partire dalla "giustizia per gli italiani" e dal "futuro per i giovani, chiamandoli alla rivolta morale contro l'eutanasia della Patria" - si dovrebbe riassumere nel concetto di identità, costruito dalle battaglie passate.
Di fronte alla "crisi politica e organizzativa del centrodestra" - mostrata pure con l'incapacità di trovare candidati unitari per le imminenti elezioni amministrative - una via d'uscita è proposta dai due soggetti rispettivamente creati "all'inizio e alla fine di questa diaspora della destra italiana". Francesco Storace aveva costituito La Destra come partito già nel 2007, lasciando Alleanza nazionale mesi prima che Berlusconi lanciasse il Popolo della Libertà come federazione tra Forza Italia e An; Azione nazionale è sorta come associazione nel 2015 grazie a un gruppo di "quarantenni" di destra sostenuti da Gianni Alemanno, dopo che l’assemblea degli aderenti alla Fondazione Alleanza nazionale in ottobre aveva respinto la loro idea di far nascere un nuovo partito di destra col sostegno della fondazione stessa. Nel mezzo si collocano la fine politica di An - evoluzione del più rappresentativo partito di destra - e la parabola del Pdl, vincitore delle elezioni nel 2008 e archiviato cinque anni dopo (dopo gli strappi dei finiani nel 2010 e degli alfaniani nel 2013).
In una situazione in cui vari gruppi si sono formati "fuori da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord, ma nonostante siano rimasti fedeli allo schieramento di opposizione al Governo di centrosinistra, non hanno trovato nessuna forma di riconoscimento da parte dei vertici di questi tre partiti", la strada senza scorciatoie proposta da La Destra e Azione nazionale passa per la ridefinizione di tutte le identità del centrodestra (senza ammucchiate politico-elettorali) e che, per la destra, prevede "una ampia riflessione sulle radici e sulla proiezione futura della Patria italiana", basata sul "collegamento diretto tra i valori non negoziabili della persona umana e quelli della Nazione e dello Stato", con l’interesse nazionale a guidare ogni scelta (cosa che negli ultimi anni sarebbe rovinosamente mancata).
Su questa base, le due formazioni hanno chiamato a raccolta il popolo di destra "per ritrovarsi in un grande Congresso di Fondazione" da organizzare in autunno "attraverso una Costituente per una destra plurale, aperta a tutte le forze politiche, i movimenti, le associazioni e le aggregazioni civiche espressione del territorio", un partito che si riconosca in un programma opposto alla linea di Renzi. Il nuovo soggetto politico dovrebbe "contribuire alla nascita di un centrodestra aperto, rinnovato e inclusivo che raccolga e dia valore a tutti i partiti politici e i movimenti alternativi al Governo Renzi e all'antipolitica del Movimento 5 Stelle"; un centrodestra non di vertice, ma diffuso nella società civile.
Per Alemanno "solo un partito di destra potrà rilanciare quello spirito di partecipazione e coinvolgimento in grado di affermare con forza una vera alternativa al governo Renzi": occorre dunque prepararsi a "un grande, aperto e inclusivo congresso". Per i vertici di Azione nazionale, è importante "porre fine a divisioni e diaspore e di rilanciare un nuovo e forte centrodestra in Italia costruendo una grande destra di governo": ne sono convinte le nuove leve come Fausto Orsomarso e Marco Cerreto, ma anche esponenti storici come Roberto Menia (già finiano di ferro), risoluti a unire "l'esperienza di chi ha sulle spalle anni di battaglie a destra e l'entusiasmo di quei giovani che danno cuore e ali a questo progetto" (qualcosa di simile l'ha detto Storace, rivendicando "la prima fila ai giovani, a noi la prima linea dove si combatte"). Con la consapevolezza, per dirla con Pasquale Viespoli, a capo del comitato promotore di Azione nazionale, che "quella già in campo" è una destra "nata già divisiva e che è stata funzionale al disegno di annientamento ed eliminazione della storia della destra italiana".
Non ci sono riferimenti espliciti nelle dichiarazioni ufficiali, ma è chiaro che l'oggetto delle critiche è innanzitutto Fratelli d'Italia, al momento unico partito di destra presente in Parlamento (per giunta potendo contare su quel simbolo di An che in passato tanto Storace e Menia, quanto altri avrebbero voluto utilizzare) e che con Alemanno e i "quarantenni" della fondazione An, dopo l'assemblea di ottobre, ha avuto rapporti almeno burrascosi. Le relazioni con Fdi saranno di sicuro uno dei punti più delicati da affrontare con la nascita del nuovo partito; tra questioni da affrontare, tra l'altro, ci sarà anche la scelta del nome e del simbolo. Solo il gusto della boutade potrebbe far pensare a una crasi tra i due nomi dei gruppi che si sono incontrati in questi giorni: Azione di destra potrebbe non essere male, ma per qualcuno potrebbe essere esagerato; Destra nazionale potrebbe incontrare molto più favore, ma troverebbe l'immediata opposizione di Gaetano Saya, Maria Cannizzaro e degli altri dirigenti del "rifondato" Movimento sociale italiano, che nel simbolo schiera in bella vista la stessa dicitura presente dal 1972 nell'emblema del vecchio Msi. Altre soluzioni - anche grafiche, visto che la fiammella missina è in altre mani - saranno tutte da vagliare e discutere, in mezzo alla marea di cose da sbrigare in vista del congresso che vuole costruire un'altra casa per la destra italiana.
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