Quando era stata presentata, Andrea Ballarè, sindaco uscente di Novara - eletto cinque anni fa per il centrosinistra e in cerca di riconferma - l'aveva definita "l'unica vera lista civica annunciata fino ad ora", ringraziando per il sostegno che avrebbe ricevuto al prossimo turno elettorale. Ora però intorno a Vivi Novara pare scoppiata una piccola grana, magari risolvibile ma pur sempre spinosa: il problema non è il simbolo in sé, piuttosto anonimo (emblema blu e bianco, con la dicitura "Vivi Novara" in blu su semicerchio superiore bianco e "Ballarè sindaco" a posizione e colori invertiti), ma lo stesso nome della lista. Come si legge sulla Stampa nell'articolo di Claudio Bressani, quell'etichetta "ha il difetto di non essere originale", poiché "esiste già in città un’associazione di volontariato d’ispirazione ambientalista che si chiama così, costituita nel 2012, che non ha nulla a che vedere con l’iniziativa politica a sostegno del sindaco e che non ha affatto gradito".
L'unica differenza starebbe in uno spazio, tra "Vivi" e "Novara": spazio che c'è nel nome della lista civica, mentre manca in quello dell'associazione. Evidentemente, però, per quest'ultimo soggetto c'è il rischio di confondibilità o, più precisamente, di attribuire all'associazione posizioni e idee che non le appartengono (il problema, dunque, sarebbe piuttosto di identità, escludendo che l'associazione abbia mai pensato di partecipare alle elezioni in forma collettiva).
Per questo il presidente di ViviNovara Roberto De Rosa ha emesso un comunicato per rivendicare "la totale estraneità a qualsiasi attività politica svolta dai promotori della lista", segnalando che "le finalità dell’associazione di volontariato sono assolutamente apolitiche e, pur riconoscendo a tutti i cittadini il diritto di associarsi liberamente ricorda agli stessi promotori che è vietato assumere simboli o contrassegni confondibili con simboli altrui". Nessuno all'interno dell'associazione pensa alla malafede di coloro che hanno formato la lista: il direttivo di ViviNovara si dice "certo della casualità della scelta", ma proprio per questo li "invita a fare le dovute modifiche in relazione al nome e al simbolo della loro lista, al fine di evitare confusioni e sgradevoli inconvenienti reciproci". Il che, per parlare chiaro, significa che "seguirà una diffida e poi un’azione legale per inibire l’uso del nostro nome. L’avvocato è già pronto".
Che un gruppo di persone provi a usare in ambito politico-elettorale una denominazione già utilizzata da altri non è certo infrequente e non deve nemmeno essere associata in automatico a intenti confusori: il fatto è che certi nomi sono piuttosto generici e potrebbero adattarsi a ogni realtà locale (esempi, oltre a ViviNovara? NovaraBella, NovaraPulita, LaMiaNovara, NovaraConTe, NovaraPerNoi, e via combinando). E' lo stesso presidente De Rosa a precisare: "Avrei chiesto un incontro ai promotori della lista, se solo ne conoscessi qualcuno". Un particolare, in ogni caso, colpisce: sempre leggendo il pezzo della Stampa, si viene a sapere che "ViviNovara negli ultimi anni è stata in prima fila nel criticare diverse iniziative dell’amministrazione Ballarè, senza risparmiare esposti alla Procura e Corte dei conti". Se l'associazione e la giunta uscente avessero avuto le stesse idee, il problema sarebbe forse sorto ugualmente (confondere i nomi non è mai l'ideale), ma magari con un profilo ancora più basso; vista la non coincidenza di determinate posizioni, invece, attendersi una reazione - pure composta - era quasi inevitabile.
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