Al di là delle competizioni relative ai capoluoghi, a volte l'attenzione del curioso o del #drogatodipolitica viene attirata anche da ciò che succede in realtà assai più piccole, ma non per forza meno stimolanti. Si può fare, per esempio, un giretto a Ternate, comune della provincia di Varese di poco più di 2500 abitanti: sulla scheda elettorale, il prossimo 26 maggio, i ternatesi troveranno ben quattro liste. Non dovrebbe essere nulla di sconvolgente, per chi nel corso degli anni ha seguito su questo sito le elezioni nei comuni "sotto i mille"; è la prima volta, tuttavia, che questo numero si raggiunge a Ternate, da quando (nel 1995) si è iniziato a votare direttamente per il ruolo di sindaco non si è mai andati oltre le tre candidature.
Oltre a questo record per la storia locale, però, la competizione si è fatta notare - ed è stata considerata anche da testate nazionali - per un caso curioso. Il 26 aprile, quando si è aperto il deposito delle candidature, alla segreteria del comune sono state consegnate due liste con lo stesso nome, Ternate ci lega. Correttezza impone di scriverlo minuscolo, ma la tentazione di mettere in maiuscolo l'ultima parola è forte: siamo pur sempre in provincia di Varese e proprio nel capoluogo, a una ventina di minuti di automobile da Ternate, il 12 aprile di 35 anni fa Umberto Bossi, Giuseppe Leoni e altri hanno costituito la Lega autonomista lombarda.
Si diceva di due liste: la prima a essere depositata proponeva come aspirante prima cittadina Paola Cristina Miola, militante leghista da oltre vent'anni e impegnata presso la regione Lombardia; la seconda lista, invece, candidava come sindaca un'altra donna, la giovane Rossella Valenzisi. Ma come può essere accaduto che due liste abbiano presentato emblemi diversi ma con lo stesso nome? VareseNews, testata online da sempre attenta alle vicende politiche della provincia, scrive che "le due candidate sindaco fino a poco tempo fa stavano lavorando insieme ad unico progetto di lista elettorale salvo, per vicissitudini interne, prendere ad un certo punto due strade diverse", ma nella separazione del progetto politico non ci sarebbe "stato accordo sulla proprietà del nome che entrambe hanno scelto di portare avanti".
La vicenda merita di essere almeno in parte approfondita, anche solo per capire la dinamica. Qualche spiegazione in più la dà il promotore della lista che sostiene Valenzisi, Giovanni Barranco, anche lui militante leghista, in passato piuttosto attivo in politica nella provincia di Monza e Brianza (ora però non è candidato perché "la politica in prima persona l'ho già fatta, non mi interessa più"). Lui spiega di essere stato contattato mesi fa per curare la formazione di una lista a Ternate e, oltre a individuare le persone che avrebbero potuto essere candidate, aveva immaginato il simbolo e anche il nome, "Ternate ci lega": il nome, in effetti, guardava almeno un po' a quell'elettorato (e sarebbe un po' difficile non farlo da queste parti) e la scelta era stata frutto di un ragionamento.
"Alle scorse elezioni politiche la Lega a Ternate ha sbancato - spiega Barranco - e probabilmente quest'anno le cose andranno nello stesso modo alle europee: nel simbolo era molto più grande il riferimento al nome del paese, non ci interessava dirci leghisti o richiamare esplicitamente la Lega, tanto più che vari candidati si riconoscono in un'area di centrodestra ma non sono certo tutti leghisti; richiamare però quell'area politica, così legata a questo territorio, poteva cogliere l'attenzione di persone interessate a quelle idee senza che fossero per forza militanti o simpatizzanti". Anche la grafica e i colori occhieggiavano alla Lega, pur se in modo non smaccato: una delle due mani che si stringono è verde, colore associato alla Lega (Nord) dagli anni '90; l'altra è blu e ricorda di più il nuovo corso leghista salviniano (anche se quel colore, da quando i simboli hanno abbandonato il bianco e nero, ha sempre tinto il nome del partito e la statua di Alberto da Giussano).
Il logo, la cui realizzazione è stata affidata a un grafico (con tanto di fattura pagata all'inizio di aprile), secondo Barranco sarebbe stato mostrato con molto anticipo rispetto alla data di deposito delle liste, mentre il lavoro della compagine civica andava avanti. A questo si sarebbe avvicinata anche la citata Paola Cristina Miola, che negli ultimi mesi del 2018 era stata indicata dalle testate locali come aspirante sindaca a Biandronno, candidatura poi tramontata; nel corso delle settimane nel gruppo pare essere emersa la figura di Rossella Valenzisi (figlia di un amministratore locale di lunga data, Franco, molto apprezzato dai concittadini), poi effettivamente candidata a sindaco, mentre Miola avrebbe continuato in autonomia.
Prima versione del simbolo |
"Alle scorse elezioni politiche la Lega a Ternate ha sbancato - spiega Barranco - e probabilmente quest'anno le cose andranno nello stesso modo alle europee: nel simbolo era molto più grande il riferimento al nome del paese, non ci interessava dirci leghisti o richiamare esplicitamente la Lega, tanto più che vari candidati si riconoscono in un'area di centrodestra ma non sono certo tutti leghisti; richiamare però quell'area politica, così legata a questo territorio, poteva cogliere l'attenzione di persone interessate a quelle idee senza che fossero per forza militanti o simpatizzanti". Anche la grafica e i colori occhieggiavano alla Lega, pur se in modo non smaccato: una delle due mani che si stringono è verde, colore associato alla Lega (Nord) dagli anni '90; l'altra è blu e ricorda di più il nuovo corso leghista salviniano (anche se quel colore, da quando i simboli hanno abbandonato il bianco e nero, ha sempre tinto il nome del partito e la statua di Alberto da Giussano).
Il logo, la cui realizzazione è stata affidata a un grafico (con tanto di fattura pagata all'inizio di aprile), secondo Barranco sarebbe stato mostrato con molto anticipo rispetto alla data di deposito delle liste, mentre il lavoro della compagine civica andava avanti. A questo si sarebbe avvicinata anche la citata Paola Cristina Miola, che negli ultimi mesi del 2018 era stata indicata dalle testate locali come aspirante sindaca a Biandronno, candidatura poi tramontata; nel corso delle settimane nel gruppo pare essere emersa la figura di Rossella Valenzisi (figlia di un amministratore locale di lunga data, Franco, molto apprezzato dai concittadini), poi effettivamente candidata a sindaco, mentre Miola avrebbe continuato in autonomia.
Il giorno del deposito delle candidature, la prima a presentarsi davanti al comune, di primissima mattina, è stata Miola, con tanto di lista, firme, documenti e soprattutto il simbolo, che conteneva la dicitura "Ternate ci lega", anche se qui la tentazione di mettere "Lega" è più forte, visto il maggior rilievo dato alla parola nella grafica; Barranco è entrato per secondo, ma solo dopo si è scoperto che il nome delle due liste era uguale. Le norme valide per le elezioni comunali sono piuttosto chiare: le commissioni sono chiamate a ricusare i contrassegni "che siano identici o che si possano
facilmente confondere con quelli presentati in precedenza o con
quelli notoriamente usati da altri partiti o raggruppamenti politici, ovvero riproducenti simboli o elementi caratterizzanti simboli che, per essere usati tradizionalmente da partiti presenti in
Parlamento, possono trarre in errore l’elettore". Non dovendosi applicare la seconda parte del periodo (qui non ci sono emblemi rappresentati in Parlamento e in molte occasioni la parola "Lega" è stata considerata un nome generico, su cui nessuno può vantare l'esclusiva) ed essendo entrambi i simboli nuovi, vale semplicemente la regola del "chi prima arriva meglio alloggia".
Non stupisce dunque che sia stato chiesto proprio a Barranco di modificare entro 48 ore l'emblema che lui stesso aveva concepito, cosa che puntualmente ha fatto, rinominando la lista a sostegno di Valenzisi in Ternate si rinnova, prendendosi anche la licenza di sostituire la "o" del nome con la @, facendo prevalere il vezzo grafico del rinnovamento sul rischio che qualcuno legga "si rinnava". Certo, colpisce che qualcuno abbia sentito il bisogno - legittimo, ovviamente - di mettersi in fila così presto per consegnare i documenti richiesti, per giunta in un comune così piccolo. Tra l'altro, se anche alle elezioni amministrative vigessero le regole previste per le elezioni politiche (estese pure alle europee), non sarebbe ammessa nemmeno "la presentazione di contrassegni effettuata con il solo scopo di precluderne surrettiziamente l'uso ad altri soggetti politici interessati a farvi ricorso" (art. 14, comma 5 del testo unico per l'elezione della Camera): in passato, proprio sulla base di questa disposizione, sono stati ricusati contrassegni che nel nome o nella grafica richiamavano troppo altri emblemi altrettanto nuovi (nel senso di mai presentati alle elezioni) e depositati dopo, ma già divulgati in pubblico; applicando la norma anche alle comunali, se davvero l'emblema originario di Ternate ci lega (poi depositato da Barranco a sostegno di Valenzisi) fosse stato divulgato in paese in precedenza, l'esito dell'esame della commissione elettorale avrebbe potuto essere diverso.
Ora, in ogni caso, il quadro di liste a Ternate è completo. Con la certezza che il simbolo della Lega di Salvini non c'è: già prima che le candidature fossero presentate, la segreteria provinciale aveva detto che il partito non avrebbe sostenuto ufficialmente nessuna lista, proprio perché militanti e simpatizzanti leghisti si erano legati inizialmente a due progetti civici, poi diventi tre dopo la formalizzazione delle candidature. "Che vinca il migliore, ma il partito ne starà fuori", aveva dichiarato con nettezza il segretario provinciale Matteo Bianchi, probabilmente per non creare situazioni difficili nella base elettorale. Saranno, come è giusto, i ternatesi che decideranno chi li rappresenterà, al di là delle posizioni politiche a livello nazionale e anche a prescindere dai nomi usati dalle liste. Nei quali, peraltro, a vincere è l'amore dichiarato per il paese: "Ternate" è il solo elemento ricorrente, mentre nei due emblemi non analizzati (SiAmo Ternate e Uniti per Ternate) c'è in evidenza un cuore: non troppa fantasia, in effetti, ma in cabina elettorale si valuta altro.
Il simbolo sostitutivo |
Ora, in ogni caso, il quadro di liste a Ternate è completo. Con la certezza che il simbolo della Lega di Salvini non c'è: già prima che le candidature fossero presentate, la segreteria provinciale aveva detto che il partito non avrebbe sostenuto ufficialmente nessuna lista, proprio perché militanti e simpatizzanti leghisti si erano legati inizialmente a due progetti civici, poi diventi tre dopo la formalizzazione delle candidature. "Che vinca il migliore, ma il partito ne starà fuori", aveva dichiarato con nettezza il segretario provinciale Matteo Bianchi, probabilmente per non creare situazioni difficili nella base elettorale. Saranno, come è giusto, i ternatesi che decideranno chi li rappresenterà, al di là delle posizioni politiche a livello nazionale e anche a prescindere dai nomi usati dalle liste. Nei quali, peraltro, a vincere è l'amore dichiarato per il paese: "Ternate" è il solo elemento ricorrente, mentre nei due emblemi non analizzati (SiAmo Ternate e Uniti per Ternate) c'è in evidenza un cuore: non troppa fantasia, in effetti, ma in cabina elettorale si valuta altro.
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