giovedì 4 agosto 2022

Circoscrizione estero, per il centrodestra torna il simbolo unico del 2018

L'attenzione che si sta dando ai vari contrassegni elettorali che in questi giorni vengono svelati dalle forze politiche interessate a partecipare alle elezioni politiche del 25 settembre non deve fare dimenticare che il voto coinvolgerà anche le cittadine italiane e i cittadini italiani residenti all'estero (i dati provvisori parlano di 4.871.731 persone) per l'elezione di 8 deputati (3 in Europa, 2 in America meridionale, 2 in America centro-settentrionale e 1 in Asia-Africa-Oceania-Antartide) e 4 senatori (uno per ogni ripartizione). Se per quelle elettrici e quegli elettori è prevista una forma di voto diversa da quella "normale" (fin dal 2006 si è praticato il voto per corrispondenza), anche il procedimento elettorale preparatorio ha qualche peculiarità: a questo proposito, il Viminale ha pubblicato un volume di Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature redatto ad hoc per la circoscrizione Estero.
Anche le forze politiche intenzionate a presentare candidature nelle ripartizioni della circoscrizione Estero sono chiamate a depositare i loro contrassegni negli stessi giorni prescritti per gli emblemi destinati a comparire sulle schede elettorali da distribuire in Italia: anche quegli emblemi, dunque, dovranno essere portati al Ministero dell'interno tra le ore 8 del 12 agosto e le ore 16 del 14 agosto, insieme allo statuto o alla dichiarazione di trasparenza e alla designazione dei soggetti incaricati di depositare le candidature nei rispettivi uffici elettorali (non è invece prevista, per la circoscrizione Estero, la possibilità di collegare le liste in coalizione); quanto alle candidature, queste dovranno essere presentate sempre tra il 21 e il 22 agosto, ma tutte presso la cancelleria della Corte d’appello di Roma in cui ha sede l’Ufficio centrale per la circoscrizione Estero.
I singoli emblemi depositati per la presentazione di candidature in Italia, ovviamente, possono essere impiegati anche per la circoscrizione Estero, come spesso succede; è già accaduto però che i contrassegni per l'estero fossero differenziati (nel 2013 all'estero il Pdl sostituì la dicitura "Berlusconi presidente" con "Centrodestra italiano") o riunissero più partiti che in Italia presentano liste separate. Nel 2018 lo aveva fatto proprio il centrodestra, per il quale era stato concepito un contrassegno unitario, che conteneva le "pulci" dei tre partiti principali - Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia - e i nomi dei rispettivi leader, collocati sulle tre fasce di un tricolore orizzontale. Due giorni fa sui profili social di Berlusconi è apparso il contrassegno unitario del centrodestra, identico a quello schierato nel 2018.
 
 
La scelta, sul piano tecnico, non stupisce affatto. Già nelle precedenti elezioni il centrodestra unitario era considerato l'unica opzione possibile per poter essere competitivi in un sistema proporzionale, che però assegna un numero limitato di seggi (nel 2018 alla Camera si assegnavano 5 deputati in Europa, 4 in America meridionale, 2 in America centrosettentrionale e uno alla ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide: con riguardo al Senato, invece, ad Europa e America meridionale spettavano 2 seggi a testa, mentre tanto all'America centrosettentrionale quanto ad Africa-Asia-Oceania-Antartide era stato assegnato un seggio). Ora che il taglio dei parlamentari ha ridotto anche necessariamente il numero di seggi attribuiti alla circoscrizione Estero, la competizione si è fatta ancora più serrata: i seggi in palio in ogni singola ripartizione sono al massimo 3 (Camera - Europa) e in cinque casi su otto (Camera - Africa-Asia-Oceania-Antartide e tutte le quattro ripartizioni per il Senato) ce n'è uno soltanto, dunque correre uniti è l'unica soluzione possibile perché il centrodestra possa sperare di essere minimamente competitivo e di ottenere qualche seggio (sapendo che in America meridionale la concorrenza delle formazioni autoctone, cioè Maie e Usei, è di solito molto agguerrita).
Colpisce di più, casomai, il fatto che il contrassegno sia stato mantenuto uguale, senza alcuna modifica: stessa posizione e stesse dimensioni di quattro anni fa per i nomi dei leader e per le miniature dei simboli dei partiti. Ovviamente alcune soluzioni grafiche erano quasi obbligate, essendo i cognomi di Salvini e Meloni più brevi di quello di Berlusconi (che dunque doveva necessariamente essere posto al centro, sul diametro, con gli altri due uno sopra e uno sotto); il riferimento al fondatore di Forza Italia, peraltro, è tuttora leggermente più grande degli altri, un po' per occupare tutto lo spazio possibile nella fascia centrale, un po' perché tradizionalmente la parte grafica comune per le elezioni è gestita dall'area forzista. Le modifiche dei rapporti di forza alle elezioni 2018 e i sondaggi successivi, dunque, non hanno fatto mutare in alcun modo il contrassegno. Il fatto che le "pulci" dei tre partiti siano rimaste identiche rispetto a quelle schierate nel 2018 può pure far pensare - come si era già sostenuto, del resto - che anche i contrassegni di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia non cambieranno rispetto alle ultime elezioni: si tratta di uno scenario probabile, ma che potrebbe anche essere smentito nei prossimi giorni, magari con l'inserimento di piccole modifiche che si potrebbero apprezzare nei simboli di 3 centimetri di diametro, ma certo non in una "pulce" di 4 millimetri di diametro.

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