La tentazione di domandarsi "come la prenderà Vittorio Sgarbi?" è davvero fortissima, visto che solo pochi giorni fa il deputato e critico d'arte non si capacitava del fatto che Maurizio Lupi non volesse inserire anche il suo nome all'interno del simbolo di Noi con l'Italia, magari anche con un riferimento grafico - quello michelangiolesco - a Rinascimento senza bisogno di citare il nome. Non solo il nome di Sgarbi continua a non vedersi, ma è l'intero simbolo di Noi con l'Italia a stringersi per fare posto anche a Italia al Centro. Un po' come nel 2018 la lista Noi con l'Italia - Udc divenne la "quarta gamba" del centrodestra (con l'idea che ospitasse tutti i moderati che però si sarebbero dovuti impegnare per raggiungere il 3%, altrimenti si sarebbero dovuti accontentare dei pochi collegi uninominali loro assegnati e vinti), anche stavolta la lista con Maurizio Lupi tra le sue figure principali si appresta a completare il quadro della coalizione in cui Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia sono le forze principali.
La novità, in effetti, non coglie di sorpresa, se non altro perché all'ultima riunione in cui si è discusso della distribuzione dei collegi uninominali - secondo quanto riferito dagli organi di stampa - era rappresentato anche il partito di Giovanni Toti, abbandonando dunque altre ipotesi di corsa elettorale. Il contrassegno composito "pesa" anche visivamente le due componenti della lista, con il fondo del cerchio diviso in due: la parte più estesa, in alto e a fondo blu, contiene il simbolo di Noi con l'Italia (ma paradossalmente il blu usato è quello di Italia al Centro); il segmento inferiore, che occupa poco meno di metà del tondo, circoscrive invece l'emblema di Italia al centro ed è tinto di arancione. In qualche modo la lista comune riporta ai tempi in cui - tra la fine del 2019 e l'inizio del 2021 - Noi con l'Italia e Cambiamo! costituivano, insieme all'Usei e ad Alleanza di Centro (rappresentata da Vittorio Sgarbi) una componente del gruppo misto alla Camera. Questa lista, tra l'altro, virtualmente ricongiunge anche Lupi a Gaetano Quagliariello, che con IDeA era stato cofondatore di Noi con l'Italia come cartello elettorale nel 2018 e ora è tra i nomi più rilevanti di Italia al Centro.
Le prime dichiarazioni non stupiscono: Toti ha rivendicato "con orgoglio" la qualifica di "moderati e centristi", mentre Lupi ha ribadito la "storia di coerenza che in tutti questi anni ha voluto essere con orgoglio nel centrodestra". Ci si permette di dubitare che entrambi possano guardare con lo stesso orgoglio il nuovo simbolo, piuttosto mal assortito (tra l'altro i due emblemi hanno persino una struttura analoga, con il tricolore in mezzo), nella sua natura di "bicicletta asimmetrica", per di più in verticale. Il nome di Lupi spicca sicuramente più di quello di Toti, un po' annacquato tra l'arancione del cerchio grande e quello del suo simbolo con l'Italia sul fondo.
Difficile, a questo punto, che il contrassegno di lista cambi ancora (e forse c'è da sperarlo); resta invece da capire cosa farà l'Udc, che nel 2018 si era federata con Noi con l'Italia. I suoi esponenti potrebbero essere candidati da Forza Italia e non è da escludere che alla bandierina forzista sia accostato anche lo scudo crociato su fondo azzurro usato dall'Udc; c'è chi parla di una possibile quinta lista tutta riferibile al partito di Lorenzo Cesa, che non dovrebbe nemmeno raccogliere le firme (il gruppo con Forza Italia al Senato è indiscutibile) ma potrebbe faticare molto a superare il 3%, del resto non ci era riuscita nemmeno la lista della "quarta gamba" nel 2018. Se mancherà questa lista e l'Udc non inserirà una sua miniatura nel contrassegno di Forza Italia (e sarebbe la prima elezione politica in Italia senza scudo crociato sulle schede!), certamente il partito di Cesa depositerà però - magari attraverso Antonio De Poli - il suo simbolo al Viminale: ci sarà almeno una Democrazia cristiana pronta a presentare il suo scudo crociato, meglio non correre rischi...
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