giovedì 11 agosto 2022

Verso la #MaratonaViminale: tutto pronto, anche per difendersi dal sole

Foto originale tratta dal sito www.interno.gov.it
Tempo poche manciate di ore e, alle 8 di venerdì 12 agosto, i cancelli che marcano l'ingresso del Palazzo del Viminale si apriranno, consentendo alle prime persone in fila sulla piazza di accedere al Ministero dell'interno per il deposito dei contrassegni per le elezioni politiche del 25 settembre. Non è certo l'atto o il momento che dà avvio alla "macchina elettorale" che porterà al primo rinnovo autunnale delle Camere nella storia repubblicana italiana (e, probabilmente, ai comizi elettorali convocati più in fretta nello stesso periodo). Si tratta però sicuramente del primo rito - individuale e collettivo insieme, ma soprattutto visibile e d'impatto - di un cammino che, da qui fino al momento del voto nelle sezioni elettorali presenti in tutti i comuni d'Italia (e, in realtà, fino alla conclusione dello spoglio e alla comunicazione dei risultati), dovrebbe coinvolgere l'intero Paese; purtroppo è probabile che molte persone riterranno di non sentirsi coinvolte e decideranno di non partecipare - e sarà una sconfitta per chiunque - ma il rito si compirà anche per loro (anche se, senza di loro, sarà inevitabilmente più povero).
La presentazione dei simboli - come nel linguaggio colloquiale vengono indicati tanto i singoli contrassegni quanto gli elementi principali contenuti al loro interno, dunque i simboli "propriamente detti" - si configura forse come il primo "picco" di interesse, successivo all'indizione delle elezioni, per chi appartiene alla categoria dei #drogatidipolitica. Dopo un numero imprecisato di anticipazioni, voci, presentazioni, ritocchi, operazioni di repackaging e fusione dei progetti politici e delle loro immagini ufficiali nelle settimane precedenti, infatti, in 32 ore non consecutive (20 per le elezioni europee, ma è ancora presto...) si concentrano e si succedono negli occhi e nella mente tutti i colori, i testi, le forme e i messaggi che nelle settimane seguenti accompagneranno praticamente ogni momento e materiale della campagna elettorale, fino al tempo passato in cabina elettorale e poi a esaminare e contare le schede. Uno dopo l'altro scorrono emblemi consueti e fregi nuovi o seminuovi, persone ben note e altre perfettamente sconosciute, dettagli che spuntano inattesi o curiosità da indagare meglio, magari condividendo i propri pensieri con altri membri della comunità (fisicamente vicini o connessi grazie alla tecnologia).
I due giorni e mezzo abbondanti dedicati al deposito dei contrassegni, però, è fondamentale anche sotto vari altri aspetti. Quello più ovvio - e forse il solo che possa riguardare chiunque, a partire da chi studia e analizza le elezioni - è che quella fase mette più di un punto fermo: dopo le ore 16 di domenica non sarà più possibile cambiare i contrassegni (tranne che nei casi in cui è stato il Ministero a invitare alla sostituzione) e saranno definitivi anche gli eventuali collegamenti di coalizione tra le rispettive forze politiche, come pure il giudizio sui soggetti che - per mancanza di alcuni documenti o per altri punti critici - non potranno finire sulla scheda; per avere un quadro ancora più definito, naturalmente, si dovrà attendere la presentazione e l'ammissione delle candidature, una settimana più in là. Intanto, però, chi avrà assistito direttamente al rito del deposito o avrà visto quelle immagini attraverso i media avrà già potuto - una volta di più - prendere coscienza della varietà del mondo che si mette in fila per depositare, aspettando di presentare le liste o non pensandoci affatto, ma comunque con la precisa idea di partecipare a quel momento per renderlo più pieno e farlo proprio, fosse anche solo per lasciare una traccia del proprio pensiero negli archivi o negli scatoloni del Viminale (nella speranza che qualche losco e imprecisato figuro prima o poi si metta in testa di consultarli e trovi chi possa mostrarglieli) o per approfittare della concentrazione di taccuini, registratori, telecamere e smartphone, dando ragione della propria esistenza e rassicurando chi per mesi o anni aveva perso le tracce di un volto o di un simbolo (per quanto ad alcune persone la politica allunghi la vita, il tempo passa, segna e scava, a volte in modo impietoso e inatteso).
Ed è bene ammettere - o, se non era mai capitato prima, rendersi conto - che ogni persona in fila, con il proprio contrassegno e le idee che stanno dietro, rappresenta la tessera di un mosaico complesso, il cui risultato siamo tutte e tutti noi. Ognuna di quelle tessere ci somiglia almeno un pochino, anche quando non lo sappiamo o non saremmo disposti a crederlo. Vale per la Signora che con imperiale imperturbabilità dà ordine al rito (essendone diventata un elemento fondamentale), per un soggetto che avanza deciso con passo spedito e stivaloni da eroe dei Due Mondi, per un altro che cammina distinto offrendo cadeaux (protettivi, di "buone maniere" o creativamente folli) a chiunque non si sottragga, per un signore che con calma apre la sua cartella di pelle ed estrae un salvadanaio su carta, per un politico-odontoiatra di lungo corso che ha odiato tanto la materia elettorale da diventarne esperto e da presentarsi all'alba per curare il deposito (e a tornare più volte a controllare le bacheche, perché non si sa mai), per l'albergatore calato a Roma per difendere il Grande Nord, per tre persone che arrivano insieme dopo aver macinato parecchi chilometri e riescono a far ammettere un simbolo in cui convivono storia e un motto popolar-triviale salvato dal vernacolo, per un ex professore o un imprenditore tenaci e disposti a ogni cosa per ridare corpo allo scudo crociato o per chiunque altro si trovi a solcare gli alti e austeri corridoi del piano terra del Viminale.
L'unica cosa certa è che in questo rito - personale perché ognuno ha un preciso ruolo, con o senza copione; collettivo perché quel mosaico ha bisogno di tutti per riuscire com'è - ne è coinvolta parecchia: chi viene per depositare o assistere chi deposita, certo, ma anche ogni singolo ingranaggio umano della #macchinaViminale che accoglie, dispone, riceve e registra i documenti, valuta e comunica, per non parlare di chi - come anche, nel suo piccolo, chi scrive - arriva lì per vedere e raccontare a chi non è entrato in quel palazzo. Lo si farà anche questa volta, pur senza aver archiviato del tutto la funesta "era Covid". un paio di anni fa sarebbe stato impossibile pensare di vivere due giorni e mezzo abbondanti così, con periodiche resse di fotografi al passaggio di alcune persone, con assembramenti e capannelli in certe stanze o lungo i corridoi. Ora ci si prova, sapendo che non è finita, che qualche precauzione resterà, ma i riti sono fatti anche per essere ripresi, non appena è possibile e comunque quando è necessario.
Di certo la macchina organizzativa del Ministero dell'interno si è mossa per affrontare almeno il "generale Estate", dentro e anche fuori dal palazzo. Chi scrive crede che il caldo notevole che da settimane - piogge recentissime a parte - impregna Roma consiglierà a più di una persona di non recarsi sulla piazza del Viminale con largo anticipo, come in passato, per evitare che il mettersi in fila presto per presidiare tenacemente le prime posizioni degeneri in defaillances inutilmente pericolose. In ogni caso, la parte della piazza più vicina alla scalinata che porta al palazzo, oltre che transennata come al solito per consentire una fila più ordinata, è stata attrezzata con alcuni gazebo della Protezione Civile, per riparare dal sole le persone che saranno in fila nello spazio qui ribattezzato scherzosamente #ViminaleBeach; la stessa Protezione civile dovrebbe poi presidiare l'area, distribuendo acqua alle persone presenti per rendere più tollerabile il tempo passato nell'attesa dell'apertura dei cancelli. E se nei corridoi le bacheche sono già state montate, pronte a ospitare i simboli, si ha la certezza che almeno uno dei bar presenti al piano terra (giusto accanto alle bacheche) funzionerà durante tutto il deposito, in modo che chiunque voglia ristorarsi in fretta in quei giorni possa farlo. In effetti era prevista la chiusura fino a Ferragosto, ma pochi tocchi di pennarello informano che le porte il 12 agosto riapriranno: caffè per stare svegli, acqua per combattere il caldo e generi di conforto per festeggiare l'avvenuta consegna o fare una pausa tra un simbolo e l'altro non mancheranno. Può sembrare poco, eppure è fondamentale: partecipare ai riti, inclusi quelli della democrazia, funziona meglio se si è in forze e se ci si prende il tempo per un sorriso e qualche parola più leggera, prima di tornare in postazione. Di questo e di ogni altra cura per chi deposita, lavora e racconta, la comunità dei #drogatidipolitica è sinceramente grata al Ministero dell'interno.

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