Chi attendeva il 25 settembre per vedere riapparire sulle schede elettorali il campanile legato a Clemente Mastella dovrà attendere. Questa mattina, infatti, è stata diffusa una nota da noi Di Centro, il partito del sindaco di Benevento, cui era allegata la nuova versione del contrassegno da schierare alle prossime elezioni politiche. Il campanile, come si diceva, non c'è più, ma non è la sola modifica visibile rispetto al simbolo presentato pochi giorni fa e nemmeno quella più rilevante. Il cognome di Mastella è ancora ben visibile, ma è leggermente ridotto; il nome del partito è scritto nello stesso carattere Helvetica un po' compresso (niente più corsivo manoscritto), ma le iniziali D e C in giallo si leggono ancora benino, sul fondo che si è fatto più scuro.
La scelta del colore non è casuale: il nuovo fondo blu è lo stesso che caratterizza il simbolo degli Europeisti, formazione che nel 2021 si era costituita in gruppo al Senato e alla Camera (al tempo del sostegno al mai nato governo Conte-ter) ed è tuttora presente al Senato all'interno della componente Italia al Centro (IDeA-Cambiamo!, Europeisti, noi Di Centro (Noi Campani)), la stessa cui appartiene anche - proprio in rappresentanza di noi Di Centro (Noi Campani) Sandra Lonardo, moglie di Mastella. Proprio il simbolo degli Europeisti (bordato di giallo, con le sue stelle dell'Unione europea e il tricolore a puntini) ora occupa una parte significativa del contrassegno di lista di noi Di Centro - per cui, onde evitare situazioni graficamente problematiche, è stato necessario rinunciare al campanile - grazie all'accordo politico "concluso con gli amici del partito degli Europeisti guidato dal senatore Raffaele Fantetti", come recita la nota.
Anche prima di leggere il comunicato diffuso dal partito, chi in questi giorni ha praticato almeno un po' le vicende propedeutiche a queste elezioni di settembre con i preparativi in agosto ha subito capito il motivo dell'accordo e della modifica al contrassegno: cercare di evitare a noi Di Centro la raccolta delle firme per le liste. La stessa nota, firmata dallo stesso Mastella, conferma il primo pensiero: l'accordo e la conseguente modifica del simbolo "ci consente di essere presenti in tutta Italia senza applicarsi in questo periodo di caldo infernale alla raccolta delle firme. Riteniamo ingiusto e spregevole per gli aspetti democratici che non si tenga conto del lavoro che si fa per la prima volta ad agosto e del Covid che comunque permane e che ha visto slittare nei mesi scorsi altre elezioni. Sarebbe corretto per tutte le liste che comunque sono espressione di libertà e democrazia poter partecipare alla competizione evitando assurdi blocchi burocratici. Tocca al Governo intervenire al riguardo. Per quanto ci riguarda saremo presenti in tutta Italia e all’estero, nei maggioritari e nei plurinominali, portando avanti le ragioni della territorialità, soprattutto del Mezzogiorno, e della visione europea. Io credo otterremo alcuni risultati conseguendo dei seggi elettorali nelle aree dove siamo stati e siamo protagonisti. Siamo per storia e per recenti esperienze elettorali una autentica formazione di Centro, orgogliosa dei valori democristiani".
Che Mastella faccia sul serio non è mai stato in dubbio: pochi giorni fa ricordava che "in Campania basta il 7% per eleggere un senatore", una quota che per altre forze politiche è un miraggio, ma evidentemente non per lui e non in Campania. Stavolta però il punto centrale è un altro e, per le sue implicazioni, parecchio interessante. Come si è detto Europeisti è una componente del Senato, il che non fonda un diritto all'esenzione; il gruppo di cui si diceva si era sciolto prima del 31 dicembre 2021, data indicata dal più volte citato emendamento Magi-Costa (già prima della riformulazione) al "decreto elezioni 2022"; in più, gli Europeisti non hanno partecipato alle ultime elezioni politiche, dunque non rientrano nelle ipotesi esplicite di esonero. La sola spiegazione possibile è che Clemente Mastella creda di avere l'esenzione perché il partito degli Europeisti è iscritto dall'8 febbraio 2022 al Registro dei partiti politici, grazie alla sua esistenza come componente e dopo la verifica della "democraticità" dello statuto da parte della commissione di garanzia incaricata di ciò. Com'è noto, questa lettura - pur non nella mente del legislatore che aveva scritto il testo attuale dell'art. 18-bis del testo unico per l'elezione della Camera - si fonderebbe sul fatto che la disposizione esonera dalla raccolta delle firme "i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in entrambe le Camere all'inizio della legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi", per cui si può leggere il testo nel senso di esonerare sia i "partiti", da intendere come formazioni iscritte al Registro dei partiti politici (senza bisogno di gruppi parlamentari), sia i "gruppi politici" che, pur non iscritti al Registro, dispongono del doppio gruppo parlamentare. La lettura non è pacifica, ma non è infondata e consentirebbe a testo invariato un'interpretazione nel senso del favor partecipationis, sulla base di sufficienti indici di consistenza e serietà della forza politica (per i controlli cui i partiti sono sottoposti prima e dopo l'iscrizione).
Seguire questa lettura è almeno in parte un azzardo (anche se c'è il precedente del Movimento Politico Pensiero e Azione - Ppa alle elezioni europee del 2019, nella circoscrizione Nord-Est), ma chi conosce Clemente Mastella sa che difficilmente si imbarca in qualcosa che rischia di saltare in aria. Se dunque si tratti di una scommessa o di qualcosa di più solido, lo chiediamo direttamente a lui: è ragionevolmente sicuro di poter presentare le liste senza firme: "Siamo ragionevolmente sicuri - risponde in una rapida telefonata - gli Europeisti sono nell'elenco dei partiti e dunque l'esenzione a loro spetta in quanto 'partiti'; ho interloquito anche con qualche corte d'appello e mi sono sentito dire che l'interpretazione che seguo ha fondamento. Sarebbe una cattiveria non farci partecipare alle elezioni". Anche Mastella, dunque, sta provando a seguire la lettura che questo sito ha proposto e che una figura del suo peso politico stia seguendo questa via rende sicuramente più difficile per gli uffici elettorali non ammetterla, oltre che per il fatto che la partecipazione elettorale passiva si ridurrebbe più dell'opportuno (specialmente se anche altre forze politiche iscritte al Registro dei partiti facessero la stessa scelta). E se per caso le liste dovessero essere escluse, Mastella assicura di essere pronto a esperire tutti i ricorsi possibili, a partire ovviamente dall'Ufficio elettorale centrale nazionale, "ma se servirà andrò anche alla Corte costituzionale". Ora che il simbolo c'è, in ogni caso, c'è più tempo per fare le liste, preparandosi a difenderle "sanniticamente".
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