Prima della lista - progetto politico di Luigi Di Maio e Bruno Tabacci, questa mattina alla Camera è stata presentata una nuova associazione, già anticipata un paio di giorni fa e legata a parlamentari che hanno lasciato di recente il MoVimento 5 Stelle: l'associazione politica si chiama Ambiente 2050 (letto come "venti cinquanta") ed è dotata di un proprio simbolo tondo, pur non destinato a finire sulle schede: il nome è scritto in bianco su fondo azzurro-blu sfumato con le dodici stelle dell'Unione Europea, al centro di una fascia tricolore, con l'anno della neutralità climatica in evidenza (e il 5 curiosamente un po' "smangiato" nel segmento orizzontale). A presentare il nuovo soggetto sono stati i promotori, cinque deputati che ora fanno parte del gruppo misto: l'ex capogruppo M5S a Montecitorio Davide Crippa, il ministro uscente per i rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, Alessandra Carbonaro, Maurizio Cattoi e Niccolò Invidia.
"Ambiente 2050 - ha spiegato Carbonaro - è la concretizzazione di un'idea portata avanti con alcuni colleghi che, una volta terminato il percorso nel MoVimento 5 Stelle, vogliono mettere a fattore comune la loro esperienza all'interno di un laboratorio di idee. L'abbiamo chiamata Ambiente 2050 perché la sfida riguarda tutti: attraverso l'innovazione, la rigenerazione, la ricerca, la formazione, le sfide ambientali si possono affrontare. Mettiamo quindi al servizio della comunità un luogo di discussione dove al centro di tutto c'è l'ambiente in tutte le sue declinazioni: l'ambiente è l'ecosistema in cui siamo costantemente immersi, quindi i modi di approccio devono essere multipli". Accanto alla transizione ecologica, all'efficientamento energetico e all'innovazione, infatti, per i promotori occorre dare attenzione alla formazione: "La scuola negli ultimi anni ha visto allargarsi la propria responsabilità educativa a nuovi ambiti trasversali, inclusa l'educazione ambientale - ha aggiunto Carbonaro - ma crediamo si debba partire dall'esperienza dei giovani, che hanno sicuramente occhi per guardare al futuro migliori dei nostri. Non si può poi prescindere dalle politiche culturali: occorre proteggere il nostro immenso patrimonio culturale dai cambiamenti climatici, ma occorre investire anche in cultura della rigenerazione dei luoghi attraverso l'arte. Occorrono dunque approcci trasversali e contaminazione dei saperi".
A delineare il percorso che ha portato ad Ambiente 2050 è stato Davide Crippa: "Per troppo tempo credo che l'opinione pubblica, soprattutto la politica, abbia un po' derubricato i movimenti di giovani ambientalisti, considerati per la forza del loro impatto, per il grido, ma giudicati più come manifestazioni studentesche che come reale richiesta e capacità di ascolto. Noi vorremmo oggi capire bene: se oggi un giovane su due, secondo una ricerca Ipsos, si dice molto preoccupato per i cambiamenti climatici e otto su dieci sarebbero disposti a seguire una forza politica che abbia questo impegno come principio cardine, significa che fino a oggi la politica non è riuscita a trasformare quelle idee in un messaggio positivo. Con quest'associazione cerchiamo di lavorare proponendo un contenitore di ascolto, in prima istanza, di contributo derivante dall'esperienza che tutti noi abbiamo avuto, chi nei ministeri, chi in Parlamento, ma vogliamo soprattutto essere pronti a capire e ascoltare le richieste che arrivano. In questo senso puntiamo innanzitutto a costruire un laboratorio, per trasformare quelle richieste, esigenze e visioni dei giovani in un messaggio politico". Gli impegni principali sono e saranno legati alla "nuova" transizione energetica (con attenzione alle energie rinnovabili anche per tutelare i consumatori) e alla revisione dei mercati energetici a livello nazionale ed europeo (per combattere le speculazioni).
Anche per Federico D'Incà Ambiente 2050 è "un'idea su cui stavamo lavorando da qualche tempo per dare continuità al lavoro svolto sin qui. Abbiamo cercato di comprendere le esigenze indicate dalla società civile, da chi è esterno ai Palazzi e abbiamo convenuto che la sfida sta in quell'anno, il 2050: una data limite entro la quale dobbiamo prendere alcune decisioni fondamentali per la sopravvivenza delle nostre comunità locali, delle persone, in un ambiente che è in grave trasformazione. La nostra associazione-laboratorio guarda alle persone, vuole confrontarsi con le cittadine e i cittadini che ogni giorno maturano sul campo la volontà di dare l'esempio nei confronti delle altre persone, con le associazioni che sono nate via via per migliorare i luoghi in cui vivono, con il mondo imprenditoriale e dell'artigianato che si impegna a migliorare le loro attività perché siano sostenibili, con chi intende innovare il settore dell'energia e con gli amministratori locali per portare i loro esempi a livello nazionale".
Le risposte ai temi della collocazioni politica ed elettorale sono arrivate solo alla fine della conferenza stampa di presentazione, grazie alle domande dei guornalisti. Per D'Incà "il nostro interesse in questo momento è poter dare una voce in più alle persone che ora guardano al tema ambientale: è chiaro che lo faremo all'interno della parte progressista, nella quale noi siamo sempre stati, avendo cercando di dare il nostro contributo a livello comunale anche alle ultime amministrative".
Qualche indicazione più netta è arrivata da Crippa: "Quest'associazione è un contenitore, che cerca di raccogliere e dare stimoli nei contesti in cui abbiamo sempre lavorato. Noi non ci siamo sottratti al fronte progressista, ci sentiamo di continuare sulla scia della linea che abbiamo portato avanti fin qui: sicuramente non presenteremo liste per andare a raccogliere le firme, ci presentiamo come opportunità per creare un collegamento tra un'esigenza e la politica, quello che verrà da qui in avanti è prematuro dirlo, vedremo se qualcuno raccoglierà i temi che porremo". "Mi sembrerebbe strano non poter dialogare su questo tema con il Pd: lo facevo prima da capogruppo, lo continuiamo a fare ora perché crediamo che quel fronte progressista abbia necessità di cambiamento". Sulle schede, dunque, il simbolo di Ambiente 2050 non ci sarà (mentre potrebbero esserci suoi esponenti): chissà se almeno nelle bacheche del Viminale farà capolino...
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