In questi giorni vari partiti e futuri raggruppamenti elettorali hanno già svelato i loro contrassegni elettorali. Questo vale specialmente per quelli che hanno più bisogno di farsi conoscere, perché sono appena nati (è il caso di Impegno civico, presentato ieri), perché l'alleanza è nuova (si vedano la lista che unisce Europa Verde e Sinistra italiana o la Lista Civica Nazionale - L'Italia C'è), perché hanno di norma meno visibilità rispetto ad altri soggetti (si può pensare a Noi con l'Italia) o comunque hanno necessità di raccogliere le firme: si prendano come esempi Alternativa per l'Italia (che peraltro ha da poco ritoccato l'emblema), noi Di Centro, Italia sovrana e popolare o Vita, per non parlare di Referendum e Democrazia, impegnata nella battaglia per far ammettere la raccolta delle sottoscrizioni in forma digitale; non è il caso invece, della lista comune tra Italexit e Alternativa da poco annunciata (il simbolo, per il quale è in corso la raccolta delle sottoscrizioni, sarà presentato domani in una conferenza stampa di cui si darà conto).
Nessuno dei cinque partiti dotati di doppio gruppo parlamentare fin dall'inizio della legislatura in conclusione, al contrario, ha ancora ufficialmente mostrato il proprio fregio elettorale. Da una parte in effetti la loro necessità è minore, visto che si tratta di soggetti politici già noti e che non hanno bisogno di andare a caccia di firme per finire sulla scheda; dall'altra parte, però, è altrettanto vero che quegli stessi soggetti potenzialmente avrebbero già simboli o contrassegni elettorali pronti a finire sulla scheda così come sono, al massimo con pochi ritocchi. Il MoVimento 5 Stelle, per esempio, potrebbe reimpiegare l'ultima versione del suo emblema, che indica in un segmento rosso - sotto le stelle - la data del 2050 (facendo così tramontare l'ipotesi che faccia capolino il cognome del presidente, Giuseppe Conte). I partiti del centrodestra potrebbero riutilizzare senza grossi problemi - e al massimo con qualche ritocco - i loro contrassegni elettorali coniati per le elezioni del 2018: quello della Lega (per Salvini premier) è stato usato anche alle elezioni europee e si presta per essere schierato anche nella competizione "a tre punte" di quest'anno; quello di Forza Italia, con "Berlusconi presidente" ben in vista, corrisponderebbe in pieno al disegno del fondatore di partecipare a pieno titolo a queste elezioni per dare a Fi l'opzione sul nome da indicare come Presidente del Consiglio; Fratelli d'Italia, infine, ha già a disposizione il proprio contrassegno "a cannocchiale" inaugurato nel 2018, con il nome integrale di Giorgia Meloni piuttosto evidente sopra al simbolo ufficiale.
Si è volutamente lasciato fuori dall'elenco il Partito democratico, visto che da giorni si parla dell'aggiunta di un piccolo elemento al simbolo ufficiale del Pd per caratterizzare il contrassegno della lista nella quale saranno candidati anche esponenti di Articolo Uno, del Partito socialista italiano e di Democrazia solidale (DemoS). Lo stesso segretario Enrico Letta aveva ragionato intorno alla possibilità di inserire nel contrassegno l'espressione "Democratici e progressisti", con più ritorni all'antico: Progressisti era l'alleanza di centrosinistra del 1994 (che in effetti non vinse, ma questa era un'altra storia...) che tornò sulle schede nel 1996 nei collegi uninominali in cui - grazie al patto di desistenza - Rifondazione comunista presentò i propri candidati; Democratici progressisti è stata la lista del Pd in Calabria, nel 2014 e, come "lista gemella", nel 2020 (oltre che nel 2021, in quel caso solo nel ruolo di "pulce" esentafirme); "Movimento democratico e progressista" era il "sottotitolo" di Articolo Uno, che con l'aggiunta al simbolo si sentirebbe ulteriormente "a casa".
Al di là delle anticipazioni, tuttavia, il simbolo effettivo non è ancora stato presentato. Ieri però qualcuno ha visto comparire il probabile contrassegno elettorale nei primi materiali della campagna pensata per queste elezioni ("Vincono le idee / Partecipa e vinciamo insieme"), in particolare in un'immagine diffusa su Twitter e ancora rintracciabile attraverso Google (cercando "Vincono le idee") o su qualche account. Lì il simbolo - seguendo l'impostazione grafica inaugurata a livello nazionale nel 2014 alle europee (e replicata più di recente, per esempio, alle suppletive romane del 2021 e del 2022 e alle ultime amministrative a Rieti) - risulta integrato con un segmento rosso nella parte inferiore, contenente la dicitura "Per un'Italia democratica e progressista", scritta con uno dei caratteri bastoni più impiegati dal Pd nelle sue campagne: il testo, certo non breve, è scritto in un corpo piuttosto piccolo per poter essere tutto contenuto nel segmento e per non sacrificare troppo il logo del Pd, dunque non sarebbe così facile da leggere sulla riproduzione di tre centimetri di diametro presente sulla scheda elettorale.
Se però si guarda sugli account ufficiali del Pd o sul sito www.partitodemocratico.it, quelle grafiche non si vedono più: il sito ospita i manifesti con gli stessi contenuti, ma con il simbolo ufficiale del partito. Sembra quasi che, dopo la prima limitata divulgazione dei nuovi materiali, si sia voluto attendere ancora un po' a presentare il contrassegno dei dem allargati per le elezioni politiche (anche solo perché, magari, l'esito grafico non ha convinto tutte le parti coinvolte), cercando dunque di cancellare le immagini che erano state già pubblicate. Non solo però Google e Twitter consentono ancora di trovare qualche esempio delle immagini della campagna col nuovo simbolo: una ricerca accurata in Rete attraverso il nome del file Pdf dei manifesti ha consentito di trovare - in modo dunque perfettamente regolare, senza avvalersi di fughe di notizie - la versione in buona risoluzione delle prime prove di affissioni col nuovo emblema elettorale. Quella che si mostra ora, dunque, è l'evoluzione del contrassegno elettorale della lista "allargata" del Pd, ma non è detto che sia la versione definitiva: qualcosa potrebbe ancora cambiare, sul piano grafico o testuale.
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