martedì 2 agosto 2022

Sgarbi e il valore del/nel simbolo: leggendo Labate sul Corriere di oggi

Ma chi l'ha detto che tutte le cose importanti, all'interno di un quotidiano, stanno in prima pagina? I #drogatidipolitica, a dire il vero, sanno bene che i particolari più succosi, quelli che riescono ad accendere il loro interesse, di solito stanno un po' più avanti, ovviamente tra le pagine di politica che di solito stanno tra le prime insieme agli esteri, ma magari anche più in là, in mezzo a qualche commento o tra i fatti locali. Magari in "vetrina" c'è solo un accenno e il particolare che si aspettava va cercato all'interno, annegato tra altri dettagli di certo rilevanti ma meno pregiati; altre volte in prima pagina non c'è proprio niente, ma se ci si concede il tempo e la pazienza di scorrere le pagine, si può avere la fortuna di imbattersi in qualcosa - poche righe, un'immagine nuova o vecchia, una battuta strappata al segreto e all'oblio - che valeva la pena di trovare.  
Per dire, il Corriere della Sera di oggi andava sfogliato con molta, molta attenzione da una persona appassionata di simboli dei partiti. A parziale - e piacevole - smentita di quanto detto poc'anzi, già sulla prima pagina si poteva trovare una discreta chicca "simbolica", data dalla vignetta di Emilio Giannelli (chi scrive non finirà mai di apprezzare il suo modo di leggere, ridisegnare e restituirci la realtà) sul cammino politico-elettorale che avvicina Luigi Di Maio a Bruno Tabacci, con tanto di scudo crociato democristiano sullo sfondo. Certo, chi avesse voluto sapere di più sul varo di Impegno civico, conoscendo anche il suo simbolo (con tanto di "pulce" di Centro democratico), non trovando nessun accenno - nei titoli o nei testi - in prima pagina, avrebbe dovuto iniziare a sfogliare, arrivando a pagina 5, trovando la notizia del lancio di Impegno civico (e della presentazione di Ambiente 2050) in taglio basso, subito sotto l'articolo in cui si legge - tra l'altro - che il nome di Giuseppe Conte non sarà inserito nel contrassegno del MoVimento 5 Stelle. 
Eppure la lettrice o il lettore con la curiosità dei simboli, fermandosi lì, avrebbe perso la parte migliore: per svelarla - anzi, sfogliarla - e trovarsela davanti bastava girare pagina, leggere quella seguente (la numero 6) e lasciar cadere l'occhio sulla rubrica "Tipi da campagna" (elettorale, evidentemente, l'unica del resto che interessi davvero i #drogatidipolitica) curata da Tommaso Labate. Un nome che in questo sito si è incontrato almeno una volta, per aver fatto riemergere - in pieno toto-Quirinale - un gustoso particolare sulla genesi del simbolo del Ccd di Pier Ferdinando Casini
Anche ora Labate non si smentisce, in più non ha neanche bisogno di pescare un particolare quasi inedito per soddisfare l'appetito esigente dei lettori affamati di storie "simboliche": tutto viene dall'attualità. Lo si capisce fin dal titolo del pezzo
Sgarbi lotta per il simbolo: "Da solo valgo l'1-1,5%. Se hai uno come Vasco non lo metti nella scheda?" Impossibile, di fronte a queste parole, restare impassibili: occorre leggere, scavare, immaginare, anche solo la voce dell'intervistato che ripete le frasi scritte con un'inflessione e un ritmo ben noti. O forse no: lo stesso Labate invita a dimenticare "la versione arrabbiata, fumantina ed esplosiva di Vittorio Sgarbi", sostituita dalle sembianze e dall'espressione di "un uomo che non si dà pace", che non si capacita, ma non si arrende all'idea di non vedere il simbolo del suo partito - Rinascimento - con il suo nome sulle schede elettorali
La faccenda, per chi ha potuto comprendere il valore dei simboli, è serissima, anche perché attiva subito ricordi di episodi e immagini di altri emblemi elettorali. "Metti caso che hai Vasco Rossi che sta in coalizione con te. Che cosa fai, gli dai un collegio blindato e tanti saluti? Oppure fai in modo che quel nome porti consensi a tutta l'alleanza? Lo tieni nascosto o lo metti bello visibile sulla scheda elettorale in modo da sfruttarne la popolarità? Davvero, io non capisco. Però dai, vediamo in un modo o nell’altro di risolverla...". Così raccontava ieri pomeriggio Sgarbi a Labate, mentre era "spalmato [...] sul sedile di dietro di una berlina che gira per le vie di Viterbo", spiegando come a lasciarlo perplesso non fossero dubbi sulla rielezione (sarebbe pronta una candidatura "col centrodestra in un collegio granitico", sostenuta soprattutto da Giorgia Meloni e appoggiata dai vertici degli altri partiti), ma il serio rischio di invisibilità per il suo partito e per il nome del suo fondatore
Scartata l'idea di presentare una lista su cui raccogliere le firme, la soluzione poteva (e potrebbe) avere le sembianze di Noi con l'Italia, partito esonerato che potrebbe condividere il suo contrassegno con Rinascimento e contenere anche il cognome di Sgarbi. Qualcosa, però, non sarebbe andato secondo i piani iniziali del critico d'arte, come si evince dal flusso di pensieri che segue: 
Non voglio polemizzare con Lupi. Lui è un ragazzo buono, semplice, sincero. Ma, dico io, mi volete usare nel simbolo? Io da solo prendo dall'1 all'1,5%, a prescindere dalla coalizione. In un Comune di duemila elettori, venti voti non me li toglie nessuno. Pensa poi nelle grandi città! Questi consensi li posso portare dentro, possono essere decisivi [...]. Ma quanto fanno schifo i nomi dei partiti di oggi, ancorati esclusivamente al racconto dell'immediato, del presente? Italia viva fa schifo, Azione fa schifo, un po' anche Noi con l'Italia fa schifo. Senti quant'e bello Ri-na-sci-men-to... [...] La storia, il racconto, il cammino, l'idea: com'era per i nomi bellissimi della Prima repubblica, Partito repubblicano, Partito comunista... [...] Lupi mi ha telefonato per dirmi "sai, Vittorio, se mettiamo più simboli nel tondino poi l'elettore si confonde". Qua ne ho uno che riprende la Creazione di Adamo di Michelangelo. Ma secondo voi Michelangelo può mai confondere l'elettore? Ma scherziamo? Le mani di Dio e di Adamo protese l'una verso l’altra come la mia e quella di Lupi... Ma sapete quanti voti di centro toglieremmo a Calenda, Carfagna e Gelmini?
Anche chi si ritenesse poco compatibile con la figura di Vittorio Sgarbi finirebbe, leggendo questo fluire e immaginandolo detto da lui, per riconoscere che in quelle parole sta almeno una parte di ragione. Indubbiamente un riferimento esplicito a Sgarbi, specie in una competizione nazionale, è in grado di spostare una porzione di consensi (quelli di chi lo apprezza in entrata, quelli di chi non lo stima in uscita); sul vuoto comunicato da molti nomi e molti simboli della politica recente è difficile non essere d'accordo. Tra una frase di Sgarbi e l'altra, poi, l'occhio cade sul passaggio in cui si legge che il critico d'arte "in una cartelletta, ma anche memorizzati tra file di WhatsApp, ha delle bozze di simbolo" e si ammette che, oggettivamente, sarebbe valsa la pena stare su quell'auto per dare uno sguardo alla cartelletta e allo schermo dello smartphone
Se poi, dopo aver messo per iscritto quel desiderio, almeno uno di quei simboli - appunto quello che sovrappone le mani della michelangiolesca Creazione di Adamo alla pennellata tricolore di Noi con l'Italia, accostata ai nomi di Lupi e dello stesso Sgarbi - fa capolino sullo schermo come un cadeaux insperato, non si può che essere grati all'autore dell'articolo che ha voluto condividere quell'immagine per rendere più concreto il racconto di un sogno - di una lista "con simbolo griffato da Michelangelo Buonarroti" - che il suo propugnatore "non vuole lasciare in un cassetto". Anche perché stavolta non finirebbe come nel 1996, quando Sgarbi aggiunse il suo nome al simbolo a taijitu della Lista Pannella, ma poi venne candidato da Forza Italia in Calabria (ma il simbolo pannellian-sgarbiano ormai era stato ammesso così) e nemmeno come nel 2018, quando il critico d'arte era invece riuscito a far togliere il proprio nome dal contrassegno della lista autonoma Rinascimento-Mir, visto che lui nel frattempo aveva stretto un accordo con Forza Italia (con cui fu candidato ed eletto nel collegio Emilia-Romagna - 02). Stavolta, come candidato in un collegio uninominale, Sgarbi sarebbe proposto nella stessa coalizione cui apparterrebbe il simbolo con il suo nome, quindi potrebbe esercitare davvero un ruolo di traino, di voti e di persone (lui stesso nella conversazione ha citato Tommaso Cerno, Luca Palamara, Mario Mori, Alberto Veronesi e "Marco Castoldi detto Morgan", già citato da Sgarbi come possibile nome di punta della lista Pri - Liberal Sgarbi - "Partito della bellezza" alle elezioni europee del 2004, anche se poi la candidatura non si concretizzò). Per realizzare il sogno di Sgarbi ci sarebbero due settimane scarse: pochino, ma in fondo altri sogni sono assai meno a portata di mano...

Grazie di cuore a Tommaso Labate per avere concesso la pubblicazione del simbolo-sogno, citato ma finora non mostrato.

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