martedì 16 agosto 2022

#RomanzoViminale, i simboli non ammessi alle elezioni politiche 2022

Conclusa la #MaratonaViminale per chiunque abbia partecipato al deposito dei simboli in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, ora è tempo di #RomanzoViminale, dunque della narrazione che segue al deposito, a partire dall'esito dell'esame dei contrassegni stessi. Dei 101 contrassegni depositati, in particolare, 14 risultano al momento non ammessi (uno dei quali ritirato), mentre 17 non consentiranno la presentazione di liste (un tempo si sarebbe parlato di emblemi "senza effetti"). In pratica, dunque, dopo il primo esame del Viminale resterebbe fuori dal cimento elettorale quasi un terzo dei simboli depositati dal 12 al 14 agosto.
Si era ricordato, in sede di commento della #MaratonaViminale, che c'erano tre simboli doppi, in tutto o in parte, più un caso singolare che meritava un maggior approfondimento e che in tutti quei casi il Ministero sarebbe intervenuto. In particolare, coloro che hanno esaminato i contrassegni hanno escluso dalla competizione il primo simbolo depositato, quello del Partito liberale italiano, ritenendo probabilmente che solo quello depositato con il numero 41 fosse stato presentato da un soggetto munito di regolare mandato da parte di chi aveva il potere di far depositare l'emblema del Pli; la questione, dunque, sembra doversi ricondurre al dissenso - pronto, a quanto pare, a trasformarsi in contenzioso - sorto all'interno del partito su chi correttamente rappresenti il vertice dello stesso, cosa che ha portato a celebrare il 30 luglio un consiglio nazionale (i cui atti, probabilmente, sono stati depositati presso il Viminale) che ha cambiato le figure di guida del Pli.
Alla fine del terzo giorno è risultato doppio anche il deposito del Movimento politico Libertas. Pure in questo caso il Viminale ha invitato a sostituire il primo contrassegno depositato, ad opera di Paolo Oronzo Magli, che di quel partito era stato candidato sindaco alle ultime elezioni comunali a Roma: evidentemente è stata accolta la tesi di Antonio Fierro, presidente del Mpl, che ha sostenuto di non avere mai dato la delega a Magli affinché presentasse il simbolo. Va sottolineato, peraltro, che anche il simbolo di Fierro non si ritrova nella bacheca dei simboli ammessi, ma in quella degli emblemi che non consentono la presentazione di liste: evidentemente qualcosa nella documentazione consegnata non era completo.
Altra questione individuata fin dall'inizio riguardava il doppio uso dell'espressione "Sud chiama Nord" nei due contrassegni - con quello stesso nome - depositati rispettivamente in nome e per conto di Cateno De Luca (dunque l'emblema con l'espressione De Luca Sindaco d'Italia) e da Dino Giarrusso. Quest'ultimo simbolo, in particolare, depositato per secondo, figura tra i non ammessi, come se non fosse stato riconosciuto al suo depositante un titolo sufficiente a vincere il deposito in un secondo momento. La bacheca, peraltro, indica che proprio il simbolo presentato da Giarrusso risulta ritirato, quindi non ci si deve attendere nemmeno un'eventuale sostituzione o un'opposizione al provvedimento del Viminale.
Più delicata appare la questione legata al simbolo di UP con De Magistris, dunque l'emblema "alternativo" di Unione popolare che mostrava anche le miniature di DemA, ManifestA, Prc e Potere al Popolo! A quanto si apprende, l'inevitabile -  e voluta - somiglianza di tale emblema rispetto a quello "ufficiale" di Unione popolare sarebbe alla base dell'invito a sostituire il contrassegno, sia per la presenza in entrambi del riferimento a Luigi De Magistris (che, a quanto si sa, avrebbe concesso per entrami gli emblemi l'uso del proprio nome), sia per i colori utilizzati; a quanto pare, però, in parte i mandanti al deposito dei due contrassegni coinciderebbero e questo sarebbe un problema più grave, perché non consentirebbe alcuna soluzione, nemmeno con un intervento successivo. Restano comunque in piedi i ricorsi in sede civile presentati per far valere l'illegittimità dell'esclusione dall'esonero dalla raccolta firme di Pap, che aveva superato l'1% ma non ha potuto godere del beneficio, riservato dall'art. 6-bis del "decreto elezioni 2022" alle liste coalizzate.
Altre bocciature hanno riguardato il simbolo del Partito pensionati al centro (certamente simile a quello del Partito pensionati di Carlo Fatuzzo, ma il depositante aveva dichiarato di agire in suo nome e proprio per quel partito. A quanto si apprende, si deve dedurre che il Viminale non abbia riscontrato un mandato pienamente valido: toccherà al presentatore decidere come agire) e il contrassegno di Pensiero e Azione - Ppa: in questo caso il problema non sembrerebbe riguardare il partito in sé - più volte visto alle elezioni - bensì più probabilmente la "pulce" del gruppo La Politica dei Giovani, per la quale potrebbe mancare la delega alla presentazione. 
Era prevedibile la bocciatura di almeno due simboli con lo scudo crociato: il riferimento è alla prima Democrazia cristiana presentata (il coordinamento nazionale guidato da Francesco Mortellaro) e al partito Democrazia cattolica liberale, che di scudi ne mostrava tre: la presenza in Parlamento dell'Udc (e la sua partecipazione alla lista Noi moderati) ha fatto scattare la consueta tutela dell'affidamento dell'elettore, con la richiesta di sostituire l'emblema. Non è andata molto meglio alla Democrazia cristiana con simbolo quasi uguale, depositata da Nino Luciani: il simbolo, non ricusato, appare tra i fregi "che non consentono la presentazione di liste", benché fossero state indicate due circoscrizioni per la presentazione delle liste; lo stesso è accaduto per il nuovo tentativo di riattivazione della Dc ad opera di Sabatino Esposito, che pure aveva indicato tutte le circoscrizioni per le liste. Evidentemente, mancando altre informazioni, qualche carenza nei documenti ha fatto prevalere quelle ragioni su ogni valutazione circa il simbolo impiegato. Per completare il quadro sugli scudi crociati, anche il partito Cattolici popolari uniti non potrà presentare liste, mancando fin dall'inizio l'indicazione delle circoscrizioni: non sono state fatte osservazioni sul contenuto del simbolo (contenente lo scudo crociato seminascosto dalla colomba gialla e il cuore del Ppe). L'unica Democrazia cristiana a passare il vaglio del Viminale è stata quella presentata da Mauro Carmagnola per conto del segretario Renato Grassi: ovviamente - a dispetto di certe voci circolate nelle ultime ore - il ministero non ha valutato né riconosciuto la pretesa continuità con la Dc storica, ma semplicemente non ha ravvisato alcuna confondibilità del simbolo presentato (quello con la bandiera/vela crociata) e non ha avuto nulla da dire sul nome, mancando da tempo un partito chiamato "Democrazia cristiana" alle elezioni politiche e in Parlamento.
Com'era prevedibile, del simbolo Italiani con Draghi Rinascimento è stata chiesta la sostituzione, probabilmente sia per il riferimento a Draghi senza che il Draghi più noto del momento (tuttora Presidente del Consiglio, pur se dimissionario) abbia in alcun modo concesso l'uso del suo nome - anche se il presentatore dovesse sostenere, memore delle esperienze rabelliniane, che il riferimento era a un certo Carlo Draghi o simile - sia per l'uso della parola "Rinascimento", già parte del nome del partito di Vittorio Sgarbi; sarà interessante vedere se Cristiano Aresu, il depositante, si opporrà o proverà a sostituire l'emblema. Restando in tema di nomi, colpisce trovare tra i simboli non ammessi l'affollato contrassegno del Movimento per l'instaurazione del socialismo scientifico cristiano - No alla cassa forense, visto che il presentatore, Pierluca Dal Canto, non aveva indicato alcuna circoscrizione per il suo emblema; guardando bene all'interno, però, si nota un riferimento all'avvocato Alfonso Luigi Marra ed è probabile che, se inserito senza il suo assenso scritto, sia stata la ragione della (temporanea) ricusazione.
Gli altri contrassegni che al momento risultano non ammessi - L'Italia sé desta, Lega per l'Italia, che pure si è vista per anni, Partito federalista italiano, come pure Palamara Oltre il Sistema - non sembrano essere stati ricusati per difetti intrinseci dei rispettivi emblemi: si deve quindi ritenere che il Viminale abbia ravvisato mancanze tali nei documenti presentati (ad esempio la mancanza di determinate informazioni nella dichiarazione di trasparenza o la mancanza dell'autenticazione da parte di un notaio) da far ritenere non ammissibile il contrassegno. Non risulta invece tra i contrassegni non ammessi Rivoluzione sanitaria di Adriano Panzironi: questo significa che il Viminale non ha ritenuto che potesse istigare alla violenza o farne apologia.  
Resta da dire degli altri emblemi che, secondo la valutazione operata dal Ministero dell'interno, non consentono la presentazione di liste, generalmente per la mancata presentazione del programma o la mancata indicazione delle persone delegate a presentare le liste. Mancava fin dall'inizio ogni indicazione delle circoscrizioni in cui presentare le liste - oltre che per i Cattolici popolari uniti - per il Movimento poeti d'azione, per InnovAzione, per La Luce del Sud (Giusy Papale), per Gente d'Italia, per Socialdemocrazia Sd, per Italia II Civiltà Scienza Bellezza, per Insieme, per l'immaginifico Movimento del Vento e per Noi Andiamo avanti. Per gli altri simboli che invece presentavano l'indicazione ai almeno una circoscrizione (Naturalismo - Movimento internazionale, Movimento tecnico nazionale per la pace, Più Eco - Fronte Verde - Alleanza ecologista europea e Partito dei cattolici, oltre alla Dc-Luciani e al Movimento politico Libertas di Fierro, già citati prima), si deve supporre che le mancanze riguardino il programma o il contenuto stesso dell'indicazione delle circoscrizioni, tali in ogni caso da non consentire la presentazione successiva di liste.
Con riguardo ai contrassegni dei quali è stata chiesta la sostituzione o per i quali è necessario integrare la dichiarazione di trasparenza, i depositanti o i loro mandanti hanno 48 ore di tempo per decidere se sostituire il contrassegno (facendo attenzione a non riproporre, nell'emblema sostitutivo, elementi di irregolarità, pena l'esclusione definitiva) oppure opporsi alla richiesta del ministero, rivolgendosi all'Ufficio elettorale centrale nazionale presso la Corte di cassazione; possono affidarsi allo stesso ufficio coloro che ritengono uno o più emblemi ammessi confondibili con il proprio. A sua volta, il collegio di magistrati di cassazione dovrà decidere entro 48 ore dalla ricezione delle opposizioni, sentendo "i depositanti dei contrassegni che vi abbiano interesse". Nel giro di alcuni giorni, dunque, la situazione sarà certamente più chiara.

Grazie di cuore a Stefano Mentana per avere fornito le foto delle bacheche.

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