martedì 3 maggio 2016

Anomalia finita, anche Ala ora ha un simbolo

Fino a oggi rappresentava una vera eccezione nel panorama politico-simbolico italiano: Alleanza Liberalpopolare-Autonomie era l'unico caso di gruppo parlamentare che non avesse in sé o dietro di sé un proprio simbolo con cui presentarsi alle elezioni. Oggi l'anomalia finisce: proprio quando i giorni per il deposito di contrassegni e candidature per le elezioni amministrative sono alle porte - questione di qualche manciata di ore - l'Ansa ha battuto la notizia in base alla quale il simbolo c'è già.
Per avere conferma, è sufficiente andare sulla pagina Facebook del gruppo-partito nato intorno a Denis Verdini, aggiornata all'ora di pranzo con il nuovo emblema. Per sapere esattamente in quali comuni l'emblema finirà sulla scheda (quasi certamente a sostegno dei candidati dem) bisognerà attendere domani, anche se qualche certezza c'è già, a partire da Cosenza, città in cui il candidato sembra essere Carlo Guccione, sostenuto dal Pd e anche da Ala (che, stando a un pezzo di Alessandro De Angelis per l'HuffPost, è rappresentata lì da Giacomo Mancini Jr, un cognome importante sul piano simbolico: suo nonno, nonché suo omonimo, era con Pannella a trattare con Mitterand la cessione della rosa nel pugno, ma poi a utilizzarla fu solo il leader radicale). 
Tornando al nuovo emblema, la struttura si dipana su due-tre cerchi concentrici: nella corona rossa esterna c'è il nome intero del partito (dal quale, curiosamente, sparisce il trattino del gruppo), mentre il cerchio centrale è blu. La scelta cromatica la spiega all'Ansa Ignazio Abrignani, che in Forza Italia e nel Pdl aveva ricoperto per anni il delicatissimo incarico di responsabile elettorale: "Il blu - spiega Abrignani, interpellato al telefono - e' un po' il colore delle nostre origine e rimanda al valore dei moderati laddove il rosso indica la nostra passione per la politica, nella speranza che le riforme vengano approvate in questo Paese".
Lo stesso cerchio blu contiene la sigla bianca del partito, in una font bastoni e decisamente visibile; la stessa sigla è "visualizzata" - un po' come fece in un primo tempo l'Api rutelliana e, prima ancora, l'Ape di Domenico Comino - nel concetto dell'ala, resa ovviamente con il tricolore, che nasce dalla fascetta verde intermedia tra il blu e il rosso e quasi "sfonda" i limiti della corona rossa, toccando il contorno esterno. Piccolo particolare: quell'ala stilizzata a tre "piume" ricorda l'ala del bird of liberty dei LibDem europei e la scelta non sembra del tutto una coincidenza.
Come nella consolidata tradizione dei partiti nuovi, senza un antico riferimento sociale ma pigliatutto (all'inglese, catch-all) per vocazione, nel contrassegno appena sfornato sono presenti tutti i colori nazionali (tricolore più azzurro). Riconoscibile il nuovo nato sembra riconoscibile, almeno a colpo d'occhio: la penseranno così anche gli elettori?

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