martedì 31 maggio 2016

Capracotta, quando il nome è pericoloso

Al censimento del 2011 il comune di Capracotta, in provincia di Isernia, è risultato avere 950 abitanti, una manciata di persone al di sotto della quota oltre la quale la legge impone a chi vuole presentare una lista di raccogliere le firme dei cittadini a suo sostegno. La fantasia di abitanti ed eventuali "forestieri" interessati poteva non conoscere freni e affollare la scheda elettorale, eppure si è contenuta, visto che il manifesto ufficiale delle candidature riporta soltanto tre formazioni per altrettanti aspiranti sindaci: va notato, peraltro, che alle elezioni precedenti erano soltanto due, dunque c'è già stato uno sforzo maggiore e almeno una lista provoca curiosi ricordi.
Il riferimento, ovviamente, non è al gruppo che sostiene la ricandidatura di Antonio Vincenzo Monaco, Uniti con Capracotta nel cuore: cinque anni fa, in realtà, la lista si chiamava Uniti per Capracotta, ma la parte grafica è rimasta sostanzialmente uguale. Così il bel fiore rosso - un lilium? - impiegato nel 2011 è tuttora in bella vista nel contrassegno nuovo e potrà certamente essere riconosciuto con facilità dai cittadini che vorranno confermare il ruolo e l'operato dell'amministrazione uscente; non è certo sufficiente non cambiare le insegne per ottenere il secondo mandato, ma in qualche modo aiuta a non disperdere le forze ed evita di aumentare la confusione.
Ben difficilmente, invece, gli abitanti di Capracotta avranno visto prima l'emblema del gruppo sorteggiato per primo su schede e manifesti, la Lista Beta. Un marchio del tutto anonimo, che però ai drogati cronici di politica dovrebbe ricordare qualcosa: la grafica, infatti, è praticamente identica - al di là dello sfondo, allora bianco e adesso verde - a quella vista giusto un anno fa a Roccavivara, un paese in provincia di Campobasso (sempre di Molise si parla). E allora il M5S accusò i depositanti di quella lista, al pari di quelle omologhe denominate Alpha e Gamma, di avere presentato formazioni "che dopano la competizione elettorale aumentando considerevolmente il numero dei candidati": il gruppo se la prese soprattutto con "alcuni appartenenti alle forze dell’ordine che, approfittando della norma, vanno alla ricerca di piccoli comuni, preferibilmente non nella propria regione, solo al fine di beneficiare dei permessi elettorali", Qui non si è verificato se le cose siano andate così, ma chi ha presentato la lista - a sostegno del candidato sindaco Davide Pucci - deve sperare in un esito migliore rispetto all'anno passato: allora le liste Alpha, Beta e Gamma in totale a Roccavivara ben 0 voti, quindi non dovrebbe essere una impresa impossibile.
Resta da vedere la terza lista, a sostegno di Candido Paglione. Sul piano simbolico non ci sono problemi - e come potrebbe esservi, se l'ingrediente fondamentale è una veduta del paese, mentre sul fondo si stagliano le montagne e il sole occhieggia da dietro - ma leggendo il nome si può restare perplessi. Perché Capracotta viva, certamente, ha alla base l'idea di una città che non ha mai smesso di muoversi e, nel caso, vuole dare una scossa al paese; quelle due parole vicine, però, danno una strana impressione. Se viste in fretta, infatti, queste possono essere lette in modo tragico e sanguinolento come "Capra cotta viva" (in tempi di persone arse vive, non è certo una bella immagine) o in maniera comunque ambigua come "Capracotta viva", come a dire che non si sa se la povera capra sia stata cotta o sia viva (evidentemente non cotta) e nessuno ha modo di svelare l'arcano. Almeno Vittorio Sgarbi, nella sua lista del Partito della Rivoluzione in corsa a Cosenza, aveva sì piazzato un capra nel simbolo, ma questa non aveva l'aria di essere cotta. 

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