C'è ancora qualche giorno da attendere perché il quadro simbolico delle elezioni a Roma si completi: il Consiglio di Stato, infatti, dovrà pronunciarsi su alcuni ricorsi presentati per chiedere l'ammissione di liste escluse dalla Commissione elettorale circondariale. Si è già rivolta ai giudici di Palazzo Spada Rete liberale, sta per farlo Stefano Fassina per le sue due liste, potrebbe farlo anche il Movimento politico Libertas (il cui ricorso al Tar non è stato deciso nella giornata di ieri).
Al momento, dunque, gli unici emblemi - tra quelli presentati nei giorni scorsi - che sono certi di non partecipare alla competizione elettorale sono due. Il primo è quello della Lista civica Carlo Priolo sindaco, probabilmente quello dalla grafica più essenziale, anche se per i veri "drogati di politica" dovrebbe scattare una reminiscenza: il contrassegno, infatti, ricorda un po' quello coniato nel 2013 per Dimezziamo lo stipendio ai politici (emblema che, tra l'altro, già sostenne Dario Di Francesco nella sua candidatura alla guida del X municipio nel 2013). Si tratta, naturalmente di un diverso progetto politico, legato all'avvocato e commercialista Carlo Priolo: già nei mesi scorsi aveva manifestato l'idea di poter partecipare alle elezioni amministrative, sostenendo in uno scritto al curaro pubblicato sul suo sito che "Roma muore", per cui si doveva fare qualcosa. La commissione, tuttavia, ha escluso lista e candidatura, probabilmente per qualche vizio legato alla documentazione presentata, e Priolo ha scelto di non fare ricorso: per questo, il suo simbolo certamente sulla scheda non ci finirà.
Non ci sarà neanche il simbolo di Democrazia atea, la cui apparizione nell'ufficio elettorale di via Petroselli aveva solo il valore di testimonianza e di protesta. Le ragioni si leggono in un testo pubblicato sul profilo Facebook del partito: "Negli uffici di via Petroselli si è presentata anche una rappresentanza di 'Democrazia Atea', con la candidata sindaco Carla Corsetti. L'avvocato aspirante sindaco ha spiegato però che la sua lista ha volutamente presentato una documentazione incompleta, senza le sottoscrizioni, in segno di protesta 'per un sistema di presentazione delle candidature obsoleto, una follia autenticatoria: bisognerebbe usare le smart card, come in India o in Canada'. La lista dunque attende di ricevere la ricusazione della candidatura, che perciò, per stessa ammissione della 'aspirante sindaco', si configura come una iniziativa simbolica". La ricusazione è puntualmente arrivata e Corsetti naturalmente non ha fatto ricorso, ben sapendo da avvocata che non avrebbe avuto alcuna possibilità di essere accolto. Gli altri esclusi, invece, aspettano un altro verdetto: si prospetta, dunque, qualche altro giorno di attesa.
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