E se, a ben pensare, in questa campagna elettorale che arriva fin quasi all'estate (soprattutto con le date dei ballottaggi), la mossa vincente fosse affrontarla con la levità e la calma con cui si cammina in ciabatte? Magari un bel paio di infradito, di quelle leggere e variopinte che affollano spiagge e lungomare, compreso ovviamente quello di Napoli, città che si prepara al voto di giugno.
Non ci sarebbe nemmeno troppo da stupirsi, allora, se ci si imbattesse in una grafica che porta in bella vista proprio quel tipo di ciabatta - suola color blu pervinca, stringa nera - giusto sopra al nome Napoli in infradito: un logo che ha tutta l'aria di un simbolo elettorale.
A una lista partenopea in ciabatte si potrebbe credere davvero, vista l'infornata incredibile di emblemi che finirà sulla scheda, non per forza migliori o più convincenti graficamente di questo. "Queste amministrative - racconta il creatore, Antonino Russo - hanno visto una esplosione di candidati, anche tra persone generalmente non politicanti, persone comuni; ciò si mischia ad un registro linguistico, usato durante questa campagna, davvero basso. Per me è lampante il caso di un manifesto 3x6, alle spalle di un centro direzionale, in cui un candidato utilizzava come motto politico il famoso canto degli ultras del Napoli 'Un giorno all'improvviso'... Questa sensazione alla 'tutto fa brodo' mi ha spinto a volermi unire ironicamente al coro: ho pensato di farlo usando un amico come finto candidato in una lista il più 'terra terra' possibile."
La lista, dunque, è l'unico crisma che manca a Napoli in infradito per essere realmente parte della competizione elettorale. Non per questo, tuttavia, la scelta del marchio è stata poco meditata, vista l'ampiezza di soluzioni che l'opzione "lista terra terra" poteva offrire: "Tra i vari nomi e simboli possibili, come 'Napoli in canottiera' o 'Napoli in zoccoli' - chiarisce l'ideatore del logo - 'Napoli in infradito' è risultato quello più facile da riproporre in veste grafica, anche in vista dell'avvicinarsi dell'estate". Qualche controindicazione, in effetti, c'era: i medici da anni sconsigliano quel tipo di ciabatte perché possono rovinare i piedi, senza contare che con le infradito, la corsa verso Palazzo San Giacomo - sede del comune - sarebbe diventata più difficile, dovendo per forza rallentare per non perdere le calzature per strada o non rischiare di cadere, ma i piedi di certo non avrebbero sofferto il caldo (e qualche feticista dei piedi sarebbe stato soddisfatto).
Non ci sarebbe nemmeno troppo da stupirsi, allora, se ci si imbattesse in una grafica che porta in bella vista proprio quel tipo di ciabatta - suola color blu pervinca, stringa nera - giusto sopra al nome Napoli in infradito: un logo che ha tutta l'aria di un simbolo elettorale.
A una lista partenopea in ciabatte si potrebbe credere davvero, vista l'infornata incredibile di emblemi che finirà sulla scheda, non per forza migliori o più convincenti graficamente di questo. "Queste amministrative - racconta il creatore, Antonino Russo - hanno visto una esplosione di candidati, anche tra persone generalmente non politicanti, persone comuni; ciò si mischia ad un registro linguistico, usato durante questa campagna, davvero basso. Per me è lampante il caso di un manifesto 3x6, alle spalle di un centro direzionale, in cui un candidato utilizzava come motto politico il famoso canto degli ultras del Napoli 'Un giorno all'improvviso'... Questa sensazione alla 'tutto fa brodo' mi ha spinto a volermi unire ironicamente al coro: ho pensato di farlo usando un amico come finto candidato in una lista il più 'terra terra' possibile."
La lista, dunque, è l'unico crisma che manca a Napoli in infradito per essere realmente parte della competizione elettorale. Non per questo, tuttavia, la scelta del marchio è stata poco meditata, vista l'ampiezza di soluzioni che l'opzione "lista terra terra" poteva offrire: "Tra i vari nomi e simboli possibili, come 'Napoli in canottiera' o 'Napoli in zoccoli' - chiarisce l'ideatore del logo - 'Napoli in infradito' è risultato quello più facile da riproporre in veste grafica, anche in vista dell'avvicinarsi dell'estate". Qualche controindicazione, in effetti, c'era: i medici da anni sconsigliano quel tipo di ciabatte perché possono rovinare i piedi, senza contare che con le infradito, la corsa verso Palazzo San Giacomo - sede del comune - sarebbe diventata più difficile, dovendo per forza rallentare per non perdere le calzature per strada o non rischiare di cadere, ma i piedi di certo non avrebbero sofferto il caldo (e qualche feticista dei piedi sarebbe stato soddisfatto).
L'autore del "simbolo fantastico", tra l'altro, non si è limitato all'elaborazione del contrassegno: si era immaginato anche una personale rilettura di uno degli appuntamenti più classici del percorso di avvicinamento al voto, ossia l'abbinamento tra cibo e propaganda, che in questo caso si traduce in un'inedita "zeppolata" elettorale. "La scelta - conclude Russo - era motivata sempre dalla volontà di mantenere uno stile 'terra terra': una cena elettorale poteva risultare un concetto troppo standard, allora era necessario svilirlo con un alimento non tipicamente utilizzato in una manifestazione elettorale per un candidato sindaco". Peccato non avere partecipato alla festa, naturalmente collocata naturalmente a debita distanza dalle elezioni: dopo le zeppole, dovutamente unte, è sconsigliabile maneggiare una scheda elettorale.
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